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Costume e Società

Monsignor Oliva: “Maria ci nutre con il suo amore di mamma”

Riportiamo l’omelia pronunciata dal vescovo della Diocesi di Locri-Gerace Francesco Oliva il 10 maggio presso il Santuario Nostra Signora dello Scoglio, nell’ambito delle celebrazioni per la ricorrenza dell’apparizione della madonna dello Scoglio a Fratel Cosimo.

Anche quest’anno, come da più di cinquant’anni, torniamo allo Scoglio per lodare il Signore e benedire il suo nome nel nome di Maria, la madre che continua ad accompagnare il nostro cammino. Continua anche oggi a mostrarci il suo volto. Un volto materno, benigno, sorridente, orante! Continua ad affidarci al suo Figlio e ad avvicinarci a Lui.
Ringrazio il Signore per tutti voi, pellegrini di Maria e amici del suo Figlio Gesù. So che avete affrontato un lungo viaggio per essere qui, fedeli a un pellegrinaggio che ormai si ripete da più di mezzo secolo. Un pellegrinaggio che è impreziosito dall’ascolto della Parola, dall’Eucaristia. Non manca il conforto di Fratel Cosimo che, sostenuto dalla Grazia di Dio e dal suo grande amore per la nostra Signora dello Scoglio a tutti dona sempre una parola di conforto. Un fratello che ha consegnato la sua vita nelle mani Maria, perché Maria mostrasse il suo volto di madre a tanti gli uomini e donne, appesantiti dal fardello dei propri errori e dalla stanchezza della vita. Rendiamo grazie al Signore che attraverso strumenti così umili e fragili ci manifesta il suo amore. Abbiamo bisogno oggi più che mai di uomini e donne che si danno al Signore, che consacrino la propria vita a servizio degli altri, che non ricerchino solo il proprio interesse, che vadano incontro a chi è nel bisogno. Abbiamo bisogno di uomini e donne che, come Fratel Cosimo, siano a tempo pieno in ascolto delle umane sofferenze, che sappiano dare parole di consolazione a chi soffre e mostrare con la vita la bellezza del Vangelo.
Tanti di voi vengono qui con il desiderio di Dio. Cercate il Signore, anche senza saperlo. Avete bisogno di chi ve lo indichi. Venite in questo luogo solitario per dire a Maria: Sei nostra Madre, mostraci il tuo volto e ritroveremo la pace. Accoglici fra le tue braccia. Aiutaci nelle nostre difficoltà. Portale insieme a noi. A Maria consegniamo il nostro vissuto quotidiano con le sue povertà e fragilità. A Maria chiediamo di rialzarci quando cadiamo, di riportarci sulla retta via quando ci siamo persi e allontanati da Dio, di avere uno sguardo di predilezione verso di noi nella sofferenza, di aiutarci ad essere uomini e donne di pace. Chiediamo la pace per il mondo intero perché il mondo smetta di costruire armamenti che non portano se non morte e distruzione. Che le risorse siano spese per quanti hanno fame e mancano del necessario. Non è possibile che l’uomo continui a spendere soldi in armamenti quando c’è gente che ancora muore di fame.
Una domanda vorrei consegnare a ciascuno: Cosa vuol dirci Maria questa sera?
Ciascuno di noi può scoprirlo nel silenzio, nell’ascolto e nella preghiera. Di una cosa sono certo: che la madre Maria la pensa come il Figlio Gesù. Quello che chiede Gesù lo vuole anche la madre. Gesù ci chiede: «Rimanete in me e io in voi». Lo stesso invito ci rivolge la Madre. Ci chiede di restare uniti a Gesù, se vogliamo portare frutto. Con questo invito di Gesù l’evangelista Giovanni ci indica la speciale relazione che si deve instaurare tra noi e Gesù. Il cristiano che dimora in Cristo porta molti frutti. Siamo fecondi instaurando una relazione stabile con lui. La vita matura accanto a Gesù.
Concretamente abbiamo almeno tre modi per rimanere con Gesù: l’ascolto della Parola, la vita sacramentale, l’amore per il prossimo.
Maria c’insegna con la sua vita a rimanere con Gesù nell’ascolto della sua parola. Lei è stata donna dell’ascolto. Si rimane in Gesù quando dedichiamo del tempo alla Parola di Dio. Quando cerchiamo di viverla nella quotidianità. Quando ci chiediamo in ogni cosa: Come si comporterebbe Gesù in questo momento al posto mio? cosa direbbe di me per quel che ho fatto? come reagirebbe al mio posto? Cosa si attende da me?
La relazione con Gesù si alimenta attraverso i Sacramenti, che rappresentano un modo privilegiato per rimanere con Gesù. Penso in particolare all’Eucaristia e alla confessione. Rimanere in Gesù è accostarsi ai sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. È fare quello che ha fatto Gesù, avere i suoi stessi sentimenti, operare secondo il suo stesso comportamento, fare le stesse cose che faceva Lui. Attraverso l’Eucaristia Gesù si fa nostro cibo, entra nella nostra vita e vuole restarvi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me” (Giovanni 6, 56/57). Dunque, l’Eucaristia è un grande dono per rimanere uniti a Cristo. Quale posto occupa nella nostra vita la celebrazione domenicale?
La nostra vita sperimenta anche errori e fallimenti, cadute e infedeltà. Sappiamo cosa dovremmo fare, ma spesso seguiamo il male, pecchiamo. Non dimentichiamo che attraverso la confessione possiamo recuperare la relazione persa con i fratelli e con Dio, ritrovare il perdono e la pace, recuperare le nostre relazioni infrante.
Fondamentale e fonte di vera gioia è impostare ogni nostra relazione sulla carità. La carità ci porta a riconoscere Gesù nel volto dei fratelli.
Una bella domanda per noi cristiani è questa: Io rimango in Gesù o sono lontano da Lui? Sono unito alla vite che mi dà vita o sono un tralcio morto, incapace di dare frutto? Gesù desidera relazionarsi con noi, entrare in dialogo con noi. Quanto tempo gli dedichiamo? Riusciamo a condividere con lui ogni aspetto di noi, come avviene tra amici? Chiediamo allo Spirito di poter sostare sempre più col Signore per poi riconoscerlo lungo la strada della nostra esistenza.
«Rimanete in me». Gesù, per spiegarci bene che cosa vuole dire con questo, usa l’immagine della vite: «Io sono la vite vera, voi i tralci» (Gv 15,1/5). E ogni tralcio che non è unito alla vite finisce per morire, non dà frutto; e poi è buttato via, per fare il fuoco. Rimanere in Gesù è ricevere vita da Lui, l’amore da Lui, lo Spirito Santo da Lui. Ma se noi ci stacchiamo da Lui, siamo cristiani a parole soltanto; siamo cristiani, ma morti, perché non diamo frutto.
Allo Scoglio benedetto, come ripete spesso Fratel Cosimo, possiamo recuperare la bellezza del rimanere con Gesù attraverso Maria: come ha fatto con Gesù, Maria ci prende per mano, ci rialza, ci nutre con il suo amore di mamma, ci protegge e, pian piano, ci fa crescere e ci avvicina a Gesù. C’insegna come rimanere in Gesù con la sua vita, sempre in relazione col Figlio.
Con Gesù acquista vera efficacia la nostra preghiera: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (Gv 15, 7). Ecco la forza della preghiera: “Chiedete quello che volete”, la preghiera è potente, tanto che Gesù fa quello che chiediamo. Ma la nostra preghiera è debole, se non è fatta veramente in Gesù, col suo stesso spirito e con i suoi stessi sentimenti. Non dà i suoi frutti, se manca il legane con Gesù. L’onnipotenza della preghiera viene dal rimanere in Gesù; dall’essere uniti a Lui, come il tralcio alla vite. Che il Signore ci dia questa grazia.
Il modo migliore per essere uniti al Figlio è passare attraverso la Madre. Rimaniamo uniti a Gesù restando uniti a Maria.Ti preghiamo Maria, Tu che sei rimasta sempre unita a Gesù e hai portato molto frutto, aiutaci a testimoniare nel mondo il Signore Risorto.


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