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Attualità

Eppur si muove…

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Nei 41 giorni che sono trascorsi dall’ultimo appuntamento con questo rubrica, moltissime cose sono cambiate nel nostro Paese in generale e nel nostro comprensorio in particolare. Di eventi da commentare ce ne sarebbero al soldo una dozzina, dall’alluvione in Emilia Romagna all’esito (inaspettato?) delle elezioni amministrative. Ma ciò su cui mi voglio concentrare oggi è un evento  molto più recente, che ha fatto notizia perché in grado di minare le fondamenta di una convinzione così atavica da aver ormai assunto connotati folcloristici.
Ma partiamo dall’inizio: l’Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari realizza annualmente un’indagine sulla qualità dei servizi offerti presso le strutture sanitarie nazionali che produce una classifica degli ospedali che operano sulla nostra Penisola.
Per quanto, personalmente, ritenga che questo genere di classifiche lascino il tempo che trovano, tanto più che, come accade in maniera eclatante per quella sulle città più vivibili d’Italia, sono fondate su parametri molto variabili, resta il fatto che, nel caso di specie, l’elenco degli ospedali italiani consegni comunque un fotografia piuttosto precisa di quali siano le eccellenze del Paese e di dove, invece, si registrano problemi endemici che richiedono interventi importanti e una revisione capillare (magari istituzionale) nell’approccio alle esigenze dei pazienti. Orbene, alla vigilia di questa classifica quasi tutti coloro che ne erano a conoscenza avevano pronosticato che le migliori strutture in cui curarsi sarebbero risultate al nord Italia e che le ultime posizioni sarebbero state invece contese da Calabria, Campania, Sicilia e, probabilmente, Puglia.
La previsione si è rivelata solo parzialmente azzeccata perché, partendo dai primi classificati, il podio è interamente occupato da tre strutture toscane. L’Ospedale universitario di Siena, il Careggi di Firenze e l’Ospedale di Pisa conquistano infatti rispettivamente la medaglia d’oro, d’argento e di bronzo, lasciando a bocca asciutta un settentrione che, comunque, si posiziona sempre nella parte alta della classifica.
E in coda? Diciamo subito che il peggiore ospedale d’Italia, ahinoi, è proprio calabrese e che, a fargli compagnia nelle ultime dieci posizioni, come anticipato, ha strutture campane, siciliane e… laziali! Ma prendiamo il dato che ci interessa maggiormente, quello della ultima posizione. Chi ancora non ha letto la classifica e risiede nel nostro comprensorio, sarà pronto a scommettere quella casella sarà occupata dall’ospedale da incubo di Locri o, comunque, dalla un’altra delle disastrate strutture che cercano affannosamente di fornire un po’ di conforto ai malati nell’area metropolitana di Reggio.
Invece non solo quell’ultima posizione è occupata dal nosocomio di un centro urbano importante come Cosenza, ma l’ospedale di Locri non si trova in quella parte bassa della classifica, ma in quella alta, a ritagliarsi uno spazietto tra i più blasonati nosocomi del centro e del nord Italia. La struttura di contrada Verga, infatti, è stata (sorprendentemente?) promossa a pieni voti per quanto riguarda l’area del cardiocircolatorio, nella quale ha fatto registrare un’aderenza molto alta agli standard (che poi rispecchiano i tanto citati Livelli Essenziali di Assistenza) e nella media per gravidanza e parto e nell’area respiratoria. Dati sufficienti a dire che, allora, la percezione di struttura in affanno è del tutto errata? Certamente no. La stessa classifica AgeNaS, sottolinea infatti che, agli standard elevati appena citati fanno da contraltare i livelli di assistenza dell’area osteomuscolare e della chirurgia generale, dove l’avvicinamento ai LEA è di là da venire. Insomma, per quanto sia certamente ovvio che “non è tutto oro quello che luccica”, va tenuto a mente che, parimenti, “non è tutta pece quella che puzza” e che, considerate le condizioni date, che chi vive l’ospedale di Locri conosce bene, aver raggiunto un risultato tanto lusinghiero potrebbe costituire una sostanziale iniezione di fiducia per il futuro.
Ad alimentare ulteriormente tale fiducia, sembra intervenire anche la notizia della volontà della Garante regionale per la Salute Anna Maria Stanganelli di venire in visita sul territorio in seguito all’ennesima denuncia di disservizi avanzata dal Comitato DifendiAmo l’ospedale di Locri, un’attenzione istituzionale che dimostra la volontà di ascoltare finalmente con serietà le istanze provenienti dai territori e che, per quanto ancora a bassa voce, ci fanno affermare che anche nel nostro comprensorio, la sanità, “eppur si muove”…


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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