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Costume e Società

Zanotti Bianco: la sede reggina dell’ANIMI e il rapporto con la Chiesa


Edil Merici

Di Andrea Morabito

Umberto Zanotti Bianco, come si è visto già operante in Reggio Calabria agli ordini di Aiace Alfieri, fu una scelta naturale e conseguente del Consiglio direttivo dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia. Di questa prima sede scrive nella Storia dell’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno nei suoi primi 50 anni di vita (pagine 10 e 11), nelle quali leggiamo:

In quella baracca ove per dormire eravamo costretti a costruire l’una sull’altra tante cuccette in cui ci issavamo aiutandoci a vicenda, passammo un periodo di intenso fervore. Sciamavamo all’alba diretti in tutte le direzioni: chi verso un comune montano che ci aveva chiesto una biblioteca; chi per iniziare le trattative per la gestione di un asilo costruito da un comitato di soccorso e rimasto abbandonato; chi verso Reggio per interrogare un ispettore scolastico sulle condizioni delle scuole della sua circoscrizione, chi per radunare in un paese della costa i pescatori e indurli a unirsi in una cooperativa illustrandone i vantaggi. E la sera, stanchi, ma intimamente lieti, ci raccontavamo le nostre avventure seduti da davanti alla baracca […] nessuno saprà mai le centinaia e centinaia di chilometri che percorremmo a piedi in quel periodo, imparando nei più minuti particolari la geografia di quella terra che volevamo aiutare.

Da lì fu, poi, nel 1911, anno in cui l’Associazione divenne ente morale, trasferita a Reggio. Negli anni tra il 1920 e il 1938 fu segretario dell’ufficio Giovanni Pisano, sceso in Calabria da Vercelli, che dimorava con la famiglia. Negli anni di guerra e nell’immediato dopo guerra fu abitata da Ugo Piacentini, nipote di Gaetano. Successivamente, fino alla metà degli anni ’60, è diretta e gestita da un giovane funzionario Luigi Antonuccio. I due edifici erano divisi dalla strada da una breve striscia di giardino, quasi interamente occupato da due giganteschi cipressi, da qui il nome dato al luogo di Cipresseto. Dietro l’edificio, vi era la continuazione del giardino occupato da altri cipressi e da agavi e una piccola dépendance; la casetta della custode. Dei due edifici, l’uno era un vero e proprio villino residenziale; l’altro, a un solo piano, era uno stanzone con in fondo dei vani per uffici e sevizi e serviva da biblioteca.
Il villino, al primo piano, ospitava la camera da letto di Zanotti Bianco, decorata alla maniera russa, un omaggio alla sua passione per quel popolo. Il pian terreno era particolare, come tutti gli edifici dell’ANIMI, forse arredato da Gaetano Piacentini. Mobili di legno scuro, una stufa, e le pareti pieni di quadri o, meglio, di fotografie incorniciate. Da questa stanza una scala di legno verde portava alla camera di Zanotti Bianco, con le pareti fasciate di legno e per terra parquet parzialmente coperto da una pelle d’orso. L’arredo era composto quasi esclusivamente da scaffalature piene di libri. Da questa stanza si accedeva alla grande terrazza che, al tempo di Zanotti, era letteralmente invasa dal glicine. Da lì, gli occupanti del villino potevano ammirare in lontananza l’Etna. Di fronte, in fila, le case di Messina e il blu del mar Ionio e, davanti, come a formare una cornice verde, i due colossali cipressi. Durante gli anni ‘50, il Cipresseto di Leopoldo Franchetti, Giuseppe Isnardi, Giovanni Malvezzi, Piacentini, Zanotti Bianco e molti altri ospiti venne letteralmente soffocato dalle costruzioni che lo cinsero e perse la magnifica vista sullo Stretto.
Dalla casa/ufficio/biblioteca del Cipresseto, l’attività dell’Associazione e dei suoi uomini si propagò in tutto il meridione. A causa del cambiamento dell’attività dell’Associazione, gli uffici regionali furono tutti chiusi e quello di Reggio fu l’ultimo, rimasto in funzione fino al 1978 gestendo la graduale dismissione delle attività di assistenza sanitaria, di promozione economica e scolastica. Alla morte di Zanotti Bianco molti progetti furono interrotti e dal, 1965 in poi, l’Associazione iniziò lentamente la dismissione, privilegiando le attività culturali e di studio. La documentazione prodotta da questo ufficio è stata trasportata, alla sua chiusura, a Roma, nella sede centrale dell’Associazione e costituisce ora una sezione dell’archivio dell’ANIMI.
In appena un anno di attività sul territorio della provincia di Reggio, l’ANIMI, e in particolare Malvezzi e Zanotti Bianco, vennero additati come nemici dal Bollettino Ecclesiastico dell’Arcidiocesi di Reggio che, nel nº 4 del 30 aprile 1911, aveva scritto:

Sappiamo che nei primi giorni dopo il disastro un gruppo di giovani d’altra parte d’Italia, infetti di modernistica tabe, si erano presentati a recarvi soccorso materiale cercando così d’inquinare le sorgenti pure della religione e della vera morale: ma voi, reggini, da generosi e con tratto degno di altissima lode, avete rifiutato il frusto pane rimandandoli a cercare altrove miglior fortuna.
Sappiamo inoltre che quei signori non lasciarono il loro fervore di morale simpatica, come dicono, per queste ragioni, e uno di essi si afferma Direttore dell’Ufficio dell’Associazione per gli Interessi Morali ed Economici del Mezzogiorno in provincia di Reggio e annovera le opere compiute, come l’istituzione di Biblioteche, l’apertura di asili, esperimenti di coltivazione e così via.

Le gerarchie ecclesiastiche non guardavano con molta simpatia l’attività dell’ANIMI, perché invadeva il campo di attività da sempre monopolio del clero: gli asili. Zanotti fece di tutto per non alimentare questa ostilità, cercando i modi di contenerla; bilanciando la presenza di maestre laiche con le suore. Così facendo, si accaparrò, nel corso delle sue attività anni dopo, le simpatie di parroci sensibili all’elevazione morale e sociale delle popolazioni, come il parroco di Casalnuovo d’Africo Don Pelle, che ebbe dalla sua parte nell’edificazione dell’asilo e come amico anche durante il periodo di persecuzione fascista.
Non diverso dalle gerarchie ecclesiastiche fu l’atteggiamento nei confronti dell’ANIMI del parroco di Villa, che condusse una dura battaglia contro l’asilo. Tutt’altro atteggiamento tenne nei confronti della attività dell’ANIMI il parroco di Africo Don Giovanni Stilo (Don Stilo per tutti). Egli, nelle lettere che scrive a Zanotti Bianco e a Piacentini, non perde occasione per elogiare entrambi e la loro Associazione per quanto fatto e stavano facendo in Africo o ricordarlo ai suoi interlocutori quando scrive ad altri, come alla Principessa di Piemonte. Si spinge fino a chiedere a Zanotti Bianco una collaborazione per la gestione di una Associazione che lui chiama Aspiranti di A Cattolica per la sezione maschi. Per le femmine Don Stilo si avvale della collaborazione delle maestre della scuola, per i maschi chiede a Zanotti Bianco di autorizzare le Suore che hanno in gestione l’asilo di collaborare.

Foto: animi.it


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