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Politica

“Per un sud in vantaggio ci vogliono scelte coraggiose”


Edil Merici

Di Vincenzo Castellano – Segretario Federale di Italia del Meridione

Il Sud ancora non è riuscito a recuperare il divario che lo separa dal Centro-Nord del Paese. Nonostante le numerose iniziative e riforme politiche adottate dagli anni ‘50 fino allo straordinario Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Mezzogiorno non ha mai registrato lo sviluppo che chi ha governato e governa ha promesso avrebbe realizzato. La sfida che ci attende, dopo la pandemia che ha messo in crisi l’intero sistema economico mondiale e una guerra russo-ucraina, ancora in corso, è la grande occasione da non perdere per intraprendere scelte coraggiose per rilanciare il Meridione rendendo sostenibile lo sviluppo futuro dell’intero Paese.
Oggi i cittadini residenti nel Mezzogiorno pagano più tasse rispetto ai loro connazionali che vivono nel Centro-Nord perché lo Stato, investendovi meno soldi, costringe gli enti locali ad aumentare la pressione fiscale per garantire i servizi che, nonostante ciò, sono minori al sud rispetto che nel resto d’Italia.
La spesa pubblica che lo Stato concede al Meridione è inferiore rispetto a quella che elargisce al Nord. La regola adottata è sempre quella della cosiddetta spesa storica che, negli anni, è stata perpetrata in modo ininterrotto, sistematico e illegale costringendo gli Enti locali del Mezzogiorno ad adottare politiche che hanno visto aumentare progressivamente le imposte nei confronti dei propri cittadini, non riuscendo, tuttavia, a soddisfare tutti i bisogni di servizi necessari. Questa circostanza provoca fa sì che i meridionali, oltre ad usufruire di servizi e benefici di scarsa qualità, e pur avendo in media già redditi decisamente più bassi rispetto ai loro concittadini del Nord, siano costretti a subire un prelievo fiscale molto più oneroso rispetto a questi ultimi. Un esempio emblematico dell’inadeguatezza della spesa storica che ci permetterebbe di comprenderne rapidamente i negativi risvolti pratici è il confronto fra le due Reggio: Emilia e Calabria, in cui la prima (che è risaputo ha già molti servizi) ha un fabbisogno standard di circa 140.000.000 di €, mentre a Reggio Calabria, con meno servizi, di circa 100.000.000. 40.000.000 in meno nonostante abbia più abitanti della città emiliana. Ancora, se si analizza più nel dettaglio la spesa pubblica, ci renderemmo conto di come, per l’istruzione, a Reggio Emilia siano riconosciuti circa 30.000.000 e Reggio 9. Per la cultura, alla prima sono concessi oltre 20.000.000 e alla seconda non si arriva a 5. Riguardo all’edilizia abitativa, alla città emiliana sono destinati oltre 50.000.000 milioni e alla seconda si arriva a malapena a 10. E si potrebbe continuare a oltranza. Anche la Corte dei Conti ha più volte rilevato che “A fronte dei 116 € medi pro capite di spesa sociale complessiva, si va dai 22 della Calabria ai 517 del Trentino (Bolzano) e a fronte dei 14 € di spesa pro capite per i soli interventi contro povertà e disagio, si passa dai 3 € nei Comuni della Calabria agli 83 nei Comuni del Friuli”. È evidente che, di fronte a questa situazione, che è il risultato di anni di politiche che hanno agevolato sempre di più le regioni del Nord, è necessario intervenire con politiche di vantaggio per le regioni del Mezzogiorno. Le recenti iniziative del governo che hanno introdotto la decontribuzione per i lavoratori che vengono assunti al Sud, l’istituzione delle Zone Economiche Speciali e delle Zone Logistiche Semplificate, sono tutte misure che vanno accolte con favore, ma invito il governo ad avere più coraggio. È necessario un intervento strutturale sul piano fiscale a esclusivo vantaggio delle regioni del Sud e un piano di equità territoriale che preveda la ridistribuzione delle risorse pubbliche.
I cittadini meridionali pagano di più molti servizi rispetto a quanto gli stessi servizi costino al Nord. Le assicurazioni auto, gli interessi bancari, la benzina, le utenze domestiche sono solo alcuni di questi. Ma anche il costo di un biglietto del treno, a parità o addirittura con maggiore distanza, costa di meno per i treni che vanno verso Nord rispetto a quelli che vanno verso Sud. È chiaro, quindi, che un cittadino che vive al Sud sostiene maggiori costi per i servizi e non è equo che paghi le tasse con le stesse modalità con cui le paga un cittadino che vive al Nord.


GRF

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