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Attualità

Nego ergo sum

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Per sintetizzare efficacemente il proprio pensiero, Renato Cartesio conia, nel 1637, la locuzione “Cogito ergo sum” (Penso dunque sono), con la quale esprime la certezza indubitabile che l’essere umano ha di se stesso in quanto soggetto pensante. Negli ultimi giorni mi è capitato spesso di riflettere sulle implicazioni di questa massima e, soprattutto, su come avrebbe giudicato, il pensatore francese, la deriva che il pensiero avrebbe preso mezzo millennio dopo la formulazione della sua massima.
Dall’intuizione cartesiana, che elevava il pensiero a massima forma dell’essere, elevandoci per semplice selezione naturale a una posizione di dominio di tutte le cose, l’abitudine al pensiero ci ha fatti cadere in una spirale involutiva che ritengo abbia davvero del preoccupante. Sfruttando l’abbrivio cartesiano (e non perché lo dicano i teorici, ma per mio parere personale), siamo infatti riusciti a farci promotori, in ogni secolo della storia, di movimenti politici, ideologici e sociali che hanno dato lustro alla nostra razza. È da Cartesio e dal suo Cogito ergo sum, a modesto avviso di un pensatore di provincia come me, che si innesca quella catena di eventi che darà vita all’illuminismo, al romanticismo, al pessimismo cosmico leopardiano, ai movimenti indipendentisti risorgimentali e persino al decadentismo, fino a raggiungere un XX secolo in cui la spinta motivazionale cartesiana esaurisce la sua forza, i problemi sociali diventano più materiali e la necessità di ragionare sulle cose viene meno. Lo spartiacque? Le due guerre mondiali.
I due conflitti globali cambiano la prospettiva delle cose e l’inaspettato boom economico dimostra apparentemente che il benessere è cosa meccanica e non dipendente (anche) dal sudore della mente che ci ha permesso di conquistare quella posizione di dominio del Pianeta che riteniamo non verrà mai messa in discussione. Ma tutto questo, concretamente, a cosa ci porta? Per dirla con un altro pensatore del quale mi piace abusare, al sonno della ragione che genera mostri, delle quali è figlia una delle piaghe che ritengo più odiose del nostro tempo: il negazionismo.
Il negazionismo è una malattia che sta mietendo più vittime del Covid-19. Si basa sul sentito dire e su una rete del tutto fuori controllo e colpisce il manovale diplomato come il più brillante teorico laureato. Il negazionista è capace di negare qualunque evidenza sulla base di segnali che solo lui e una cerchia ristretta di (dis)illuminati sono in grado di cogliere e pretende di aprirti gli occhi su ciò che non esiste con più convinzione di un compianto Piero Angela.
Negli ultimi anni ho sentito negare di tutto: l’olocausto, Hiroshima, lo sbarco sulla luna, Chernobyl, che la Terra sia sferica (?!?), il Covid-19, l’efficacia dei vaccini… fino alla corrente che ha infettato una grossa fetta di popolazione proprio negli ultimi giorni: il negazionismo del caldo. A 24 ore dalla pubblicazione di un articolo di un prestigiosa testata internazionale che definiva Roma “la città dell’inferno” per le alte temperature registrate, una testata italiana piuttosto prestigiosa ha confutato punto per punto quanto veniva riportato in quell’articolo dimostrando, a suo dire, che l’ondata di caldo che sta investendo la Penisola non sia nulla di eccezionale o di mai registrato. E non solo, a stretto giro una marea di utenti social, la maggior parte dei quali facenti parte di quel nutrito gruppo fiero di essersi laureato presso l’Università della Strada (che ho scoperto avere una miriade di distaccamenti in tutta Italia, con buona pace di chi fa il pendolare per cinque anni per conquistare il suo “pezzo di carta”), ha controbattuto pubblicando le medie stagionali degli ultimi anni confrontate con quelle di questo primo scampolo d’estate 2023, che sarebbero più alte solo di qualche decimo di grado rispetto a quanto registrato in precedenza.
Il caldo? Un’esacerbazione dei media che, pilotati dall’Unione Europea, stanno cercando di convincerci che il cambiamento climatico sia ormai irreversibile solo per farci correre a comprare auto elettriche proprio adesso che hanno tolto gli incentivi. Adesso che abbiamo scoperto l’inganno possiamo tornare serenamente alla nostra vita fatta di combustibili fossili, condizionatori a palla h24 e discariche a cielo aperto.
Ecco che il paradigma cartesiano del Cogito ergo sum che ci stimolava al miglioramento di noi stessi si trasforma magicamente in un Nego ergo sum che ci legittima invece al mantenimento dello status quo. E chi se ne fotte che il mondo, fuori dalla nostra stanza refrigerata, sta andando a rotoli o che nella città che dell’inferno non è, quella Roma in cui pretendiamo di far credere alla gente che 43 gradi siano normali, a Villa Gordiani, sia stato ritrovato un senza fissa dimora morto per il caldo… noi potremo sempre osservare la devastazione che ci circonda dalla postazione privilegiata della nostra finestra appannata ai bordi.


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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