Costituzione: mater misericordiæ per taluni, dimenticatoio per altri
Di Armando Gerace
Basta arroccamenti di potere e protervie di onnipotenza, l’indottrinamento giustizialista ha disperso precetti fondamentali della carta, principii della personalità della pena e della rieducatività.
Il parallelismo logico, che è il gradino più accessibile del pensiero umano è utile per decifrare la misura della legislazione e di alcune prassi giudiziarie.
Anni addietro, nel famoso processo Mose di Venezia, venne processato con l’accusa di aver percepito milioni di euro il Presidente della regione Veneto Giancarlo Galan. L’Italia venne svilita agli occhi del mondo intero, un danno enorme d’immagine, economico, di rallentamento dei lavori, in termini giuridici danno di immenso disvalore sociale. Un fatto di clamore mondiale per un’opera di costruzione ingegnosa e innovativa, che doveva salvare Venezia dalle inondazioni e dalla quale i politici lucrarono somme faraoniche.
Il procuratore di Venezia di allora, e il procuratore aggiunto Carlo Nordio, attuale Ministro di Giustizia (“ma, quanto accaduto non ne menoma la visione libertaria e la limpida convinzione che la galera non è il toccasana di ogni male ma risultato di equilibrio”) patteggia la pena di due anni e dieci mesi.
Ben diversi misura e metodo: in Calabria, dico uno fra i tanti, venne giudicato anni or sono, un diciannovenne, incensurato, per un reato di droga, il suo nome ventilato per un fatto di un suo avo anch’egli imputato di reato associativo per droga condusse alla grave condanna.
Riconosciuto colpevole benché non vi fosse prova di ramificazione relazionale con i restanti imputati, per l’articolo 74 riguardante la canapa, una sostanza lecita in molti stati e di cui si dibatte nel nostro sulla liceità della stessa. Per assunto di gravità generalizzata, negate quasi sempre le generiche per tale reato; e per il 416 bis del Codice Penale non considerando che la periferia di un sisma, in questo caso fatto, non ha mai la violenza del suo epicentro.
Escluso il concorso di minima importanza, viene comminata una condanna prossima a 10 anni, qualificando l’art. 74 anziché il 73, pur in mancanza di rapporti relazionali con altri coimputati.
Il legislatore ha comunque pensato ancora di apporre più sbarre alla spropositata prigionia di alcune norme, rendendole ostative e stabilendo che, per l’accesso alle misure alternative debbano trascorrere i ²/₃ di pena.
La magistratura di sorveglianza ha raddoppiato, aggiungendo il suo protocollo rigido, stabilendo per prassi che solo chi abbia ottenuto permessi premio possa richiedere i benefici alternativi. Solo quando avrà raggiunto la soglia dei ²/₃ comincerà il periodo di osservazione, lungo.Poi verrà l’udienza, tarda, visto il carico dei tribunal: poi si attenderà il parere del comitato per l’ordine che si elaborerà con ciclostile e, ancora, l’autorità di polizia. Il risultato? Un lento stillicidio per lo sconto in galera dell’intera pena.
Ecco azzerata ogni fioca luce che dovrebbe illuminare il principio della rieducatività: altro che atteggiamento benevolo dello stato che si avvicina al detenuto.
La vera cruda, amara, realtà è che quel giovane che con il suo comportamento esemplare all’interno del carcere, ossequioso alle regole interne e disponibile nei confronti dei detenuti meno colti, dal corso di laurea nelle ristrettezze della clausura con voti pari a 30 e lode, uscirà dalla galera lancinato nel corpo e nello spirito, impoverito lui e la famiglia, per 10 anni di viatico nelle carceri per il colloquio, isolato da qualunque inserimento sociale.
Ben diversa sorte il nostro Presidente di Regione, che dopo qualche mese ne è uscito limpido, d’incanto, miracolosamente rieducato, quindi rivisitata la personalità benché solidificata dagli anni e dai trascorsi politici, adusata ai conflitti e alla dialettica parlamentare; sessant’enne che dinnanzi al contraltare della galera innalza il fatuo blasone della conversione morale. Poi, però, a fronte di 5.200.000 €, stabiliti dalla Corte dei Conti come risarcimento, lo stato riesce a recuperarne solo misere 1.800 €. E le altre somme del rieducato? Rieducatamente sparite!
Diverso il trattamento che lo stato riserva a un ventenne la cui formazione culturale e la personalità non sono calcificate dal turbine del passato e dagli adattamenti, dai compromessi, ma da una personalità ancora magmatica e aperta agli insegnamenti e alla civiltà.
Qualunque dizionario ci illustra il significato della personalità, secondo un dettato di scienza psichiatrica universale e, l’operato della nostra giustizia su quanto anzidetto, straccia in maniera violenta il dire della scienza.
I metodi del nostro ordinamento ricordano una frase coniata per un killer seriale d’inizio ‘900, Henri Landru,che aveva sterminato tante donne e del quale si diceva: «Le donne gli chiedevano un po’ di calore umano, e lui le metteva nel forno.”