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Costume e SocietàLetteratura

Verso il Tartaro

Novelle ioniche


Edil Merici

Di Luisa Totino

Il rumore si fece sempre più forte, tutti si strinsero dietro Akyòs, per farsi coraggio.
A un tratto esclamò: «Vedo con piacere che sei salva!»
Isabella si sporse dalle enormi ali dell’aquila e, con gioia, vide Fedora, un po’ sgualcita, ma libera. Lo disse agli altri, che uscirono allo scoperto e accorsero ad abbracciarla.
Dopo essersi salutati, Fedora disse agli altri: «Akyòs, il tuo intervento è stato provvidenziale. Ora, però, dobbiamo fare in fretta e giungere al Tartaro prima che lo faccia Kendra, il suo ricatto ad Ade potrebbe avere delle brutte conseguenze.»
L’aquila, allora, disse: «E io che ci sto a fare? Arriveremo al Tartaro in un batter di ali. Forza, saltate tutti in groppa!»
E Fedora, inchinandosi, rispose: «Grazie. Ti sarò eternamente grata.»
E Akyòs: «Bando alle smancerie e muoviamoci. Si parte!»
Così dicendo si alzò in volo, prendendo velocità per arrivare alla meta il più presto possibile. A un tratto, mentre sorvolavano una fitta foresta, furono investiti da canti melodiosi.
Betty, incuriosita, chiese: «Cosa sono queste voci? Sono così belle!»
E Fedora: «Sono le voci delle ninfee di compagnia. Sono ancelle che allietano il tempo di qualcuno.»
E Betty: «Deve essere qualcuno d’importante, per cantare così, non possiamo scendere a dare una sbirciatina?»
E Fedora, indignata: «No, potrebbe essere pericoloso. Non sappiamo chi ci sia lì sotto, se c’è una divinità o qualcuno protetto dalle divinità.»
Betty, oramai incuriosita, pensò a una scusa per poter scendere a vedere.
Alla fine fece cadere accidentalmente il suo zainetto: «Akyòs, per favore, dobbiamo scendere, ho perso lo zainetto!»
Isabella e Anna la guardarono con biasimo, sapendo che era una scusa.
Akyòs atterrò e disse: «Devi essere molto veloce o ripartirò senza di te.»
Betty disse ad Anna: «Vieni con me!»
Anna la seguì e si avvicinarono al punto dove era caduto lo zainetto: Betty lo raccolse, poi disse ad Anna: «Avviciniamoci, voglio vedere di chi sono quelle voci.»
Anna: «Non hai sentito Akyòs? Dobbiamo andare!»
E Betty: «Ci vorrà solo un attimo.»
Spostarono lievemente i rami di un cespuglio e la scena che si aprì ai loro occhi sembrava surreale, ma bellissima, quasi magica. Un gruppo di giovani fanciulle, sedute vicino a un ruscello, stavano intorno a una ragazza con l’abito trapunto di fiori e foglie, i capelli corvini e riccioluti incorniciavano un viso candido, su cui due occhi neri sembravano trascinare nell’abisso della sua anima. Le fanciulle cantavano per allietarla, danzando con lei.
Betty, non impiegò molto a capire la scena: «Non ci posso credere Anna, quella è Persefone, colei che diventerà la regina degli inferi. Capisci?»
E Anna: «No, non capisco. So solo che ce ne dobbiamo andare, e in fretta! Se è quella che dici, è figlia di Demetra, e questo può portare solo guai, ricordi quello che ci ha detto Fedora?»
E Betty: «Ma noi non diremo niente a Fedora, dobbiamo solo portare Ade qui, il Fato farà il resto!»
E Anna: «Tu sei pazza, e come pensi di riuscirci? Il tuo piano ci farà morire tutti. Lascia perdere!»
E Betty: «No, invece, ricordati che l’Amore, quello vero, trionfa sempre, ed è capace di mutare anche i cuori più diabolici. E poi abbiamo Isabella, sono sicura che l’incontro tra Ade e Persefone centri con la sua presenza qui, come fanciulla della profezia che salverà Afrodite. C’è un nesso tra tutte queste cose, non sono delle casualità. Ora, mentre torniamo dai nostri amici, ti spiegherò quello che ho in mente, ma acqua in bocca, specie con Fedora e Proteo, non mi è mai piaciuto quello lì. La sua presenza ha qualcosa di losco, ma verrà allo scoperto, prima o poi!»
Tornarono indietro e mentre camminavano Betty spiegò il suo piano ad Anna. Ricongiunte agli altri, salirono su Akyòs e proseguirono in volo verso il Tartaro. Non ci volle molto, in una vallata di fumi e gas irrespirabili, che obbligò il gruppo a mettersi una pezza davanti a bocca e naso, un antro, profondo e inquietante, al cui interno s’intravedevano fiamme e lapilli.
Fedora disse: «Ci siamo! Quella è l’entrata dell’abisso oscuro del Tartaro. Pochissimi sono riusciti a uscirne vivi, noi dobbiamo sopravvivere per forza, se vogliamo salvare il nostro mondo e il vostro.»
Scesero da Akyòs poi Fedora, toccandogli le piume disse: «Devi aspettare qui, è troppo rischioso per te. Cercheremo di fare il più in fretta possibile.»
E rivolgendosi agli altri: «In marcia! Tenete il viso coperto per proteggervi dai fumi, e stiamo vicini, non allontaniamoci per nessun motivo!»
S’incamminarono in quello spiazzo desolato, quando Fedora si accorse di qualcosa: «Accidenti, siamo arrivati tardi!»

Continua…


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