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Costume e SocietàLetteratura

Nelle spire di Ade

Novelle Ioniche


Edil Merici

Di Luisa Totino

Mentre Kiry ricopriva di foglie i presenti, disse: «Non preoccupatevi di avere addosso foglie e rami, non prenderanno fuoco. Beh, qualche volta è successo che le fiamme le abbiano incenerite, ma solo perché non ho fatto in tempo a ricoprirle con l’unguento speciale.»
E Betty: «Unguento speciale? Cosa sarebbe? Ho paura della spiegazione che potresti dare»
E Kiry: «Non è niente di quello che stai pensando. Nella Foresta dell’Inganno c’è uno stagno che produce questo unguento strano, che non va a fuoco, così come le cose rivestite da esso.»
Kiry prese una ciotola e un pennello, ricavato unendo tanti ramoscelli, e cominciò a passare la sostanza che, di certo, dalle loro smorfie, non doveva avere un bell’odore.
Isabella si fece forza e disse: «Non dobbiamo lamentarci, siamo quasi giunti allo scrigno, lo porteremo in salvo e libereremo Afrodite, così tutto tornerà come prima. Coraggio, manca poco, non possiamo arrenderci adesso!»
Kiry, dopo quelle parole, continuò: «Bene, ora vi cospargerò un po’ della mia peluria, così che Ade non percepisca odore di essere umano.»
E Betty: «E ci mancava la mazzata finale! Voglio morire, voglio morire adesso!»
Alla fine Kiry disse: «Ecco fatto, ora siete pronti. Potete proseguire senza problemi. Spero di essere stato utile.»
E Fedora: «Più che utile. Non dimenticherò quello che hai fatto per noi.»
Anna, un po’ titubante, alzò la mano per fare una domanda: «Scusa, ma se Ade vede dei cespugli, non si insospettirà? Nel Tartaro infuocato, dei cespugli che non prendono fuoco, non sembreranno strani?»
E Kiry: «Assolutamente no. Io e altri satiri, certe volte, ci divertiamo a metterci addosso foglie e rami, per fare arrabbiare Ade, fa parte della nostra natura, non possiamo farne a meno»
E Betty: «Che bello!»
Dopo aver salutato il satiro si misero in marcia verso la Valle della Perdizione. Discesero valli macabre, dove creature di fango si dimenavano in modo inquietante, cercando di afferrarli. La roccia sembrava prendesse fuoco per quanto era incandescente, ma l’unguento di Kiry funzionò, e non un alito di fuoco toccò i nostri viaggiatori. Presto giunsero presso la dimora di Ade. Un rifugio a forma di palazzo fatiscente, con intorno un liquame nero pece, che sembrava prendere vita.
Camminarono piano, uno dietro l’altro, a una certa distanza, ma Fedora disse: «Forse è meglio non muoverci in fila, ma in diverse direzioni, altrimenti non diamo l’idea di essere cespugli autentici.»
Così fecero. A un tratto, però, sentirono un agghiacciante stridore, e il portone dell’infernale palazzo si aprì. Ne uscirono Ade con Cerbero al suo fianco, e Kendra con le sue guerriere. Fedora si bloccò sul posto e così fecero gli altri.
Kendra, con voce alterata, si rivolse ad Ade: «Ti pentirai di aver rifiutato la mia collaborazione. Quando i Regni saranno tuoi, ti servirà aiuto per gestirli. Io e le mie guerriere possiamo garantire il tuo potere su tutto!»
Ade, con una grande risata, rispose: «Quando tutto sarà mio e il tempo congelato, non avrò bisogno di nessuno. Ho il mio fedele Cerbero, insieme ci diletteremo a guardare tutti colo che mi hanno denigrato, congelati, immobili come statue. Sarò io a muoverli a mio piacimento!»
A un tratto Cerbero iniziò ad agitarsi e a ringhiare.
«Che ti succede? Hai annusato qualcosa? Ma non vedo niente, intorno, solo degli stupidi cespugli, saranno i soliti satiri che si divertono a stuzzicarmi con il loro orribile odore!» disse Ade.
Cerbero, però, continuava a ringhiare.
Kendra disse: «Sembra che il tuo cagnolino non riesca a tranquillizzarsi. Lascialo libero, se sbrana qualche satiro poco male, avrà qualche osso per trastullarsi e cenerà»
E Ade: «Cerbero non ama la carne dei satiri, solo quella umana. Strano, molto strano.»
Ade decise di lasciare libero Cerbero, per chiarire la cosa.
Betty disse: «Siamo spacciati, che facciamo?»
E Fedora: «State tutti immobili. Non un fiato”. Cerbero si avvicinò ai cespugli, annusandoli, era disorientato dall’odore del satiro, ma ne era anche attratto. Con il muso cercava di scostare le foglie. Con alcuni cespugli non ebbe successo, ma quando si avvicinò a quello di Betty, una delle foglie le entro nelle narici, e lei non riuscì a trattenere uno starnuto, che fece cadere una parte dei rami, scoprendo il suo viso. Allora Cerbero abbaiò, per chiamare il padrone.
Ade accorse e vide il volto di Betty, capì l’inganno e urlò: «Tradimento! Morirete tutti!»

Continua…


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