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Costume e SocietàLetteratura

La forza dell’Amore

Novelle Ioniche


Edil Merici

Di Luisa Totino

Anna, avendo perduto la scheggia dell’elmo, divenne visibile, e gli occhi di Ade s’infuocarono d’ira: «Maledetti! Vi ridurrò in cenere insieme allo scrigno, così il mondo finirà sotto il mio dominio oggi stesso!»
Kendra, allora, si tolse l’elmo e, con lo sguardo fiero, non curante della paura, disse ad Ade: «Hai cercato di ingannarmi! Ti ho offerto la mia collaborazione e tu l’hai rifiutata, e per cosa? Per una sirena, trasformata in un orrendo mostro?»
E Ade: «Ho pensato che rendere mostruosa una sirena, sarebbe stata una strategia difensiva più proficua di un esercito di donne ambiziose, che potrebbero colpirmi alle spalle. Come, del resto, hai fatto, sottraendomi l’elmo. E ora, ti sei alleata con questi miserabili, e per fare cosa? Salvare il mondo da me? Nessuno ha mai vinto su Ade, confido che tu lo sappia. La vostra sorte è segnata. Il mostro vi stritolerà con le sue spire, e poi i miei guerrieri con il mio fidato Cerbero inceneriranno le vostre misere spoglie. Non rimarrà neanche il ricordo di voi!»
Poi si rivolse al Mostro: «Uccidi!»
Il mostruoso serpente si mosse strisciando verso Anna e Kendra, divenute visibili.
Fedora disse a Proteo: «Non può finire così, dobbiamo fermare quell’orrenda creatura. Gettagli addosso delle pietre calde, tanto da distoglierla da loro. Io devo tenere stretto lo scrigno, nascosto sotto i miei indumenti, per mantenerlo invisibile agli occhi di Ade.»
Proteo, allora, iniziò a lanciare sassi caldi contro il serpente che, al contatto con essi si divincolò dall’atroce dolore, lanciando urla acute, strazianti e orribilmente stridule, finendo per rintanarsi nel suo buco.
Fedora disse subito agli altri: «Presto, fuggiamo per quel sentiero, a lato della caverna. Veloci!»
Si misero a correre senza pensarci due volte. Mentre correvano, però, qualcosa cadde a Betty. Ade non tardò a capire che stavano fuggendo, vedendo Anna e Kendra correre. Scagliò la furia di Cerbero contro di loro, che si mise a lanciare paurose fiamme. Grazie all’unguento del satiro Kiry, Fedora e gli altri non finirono inceneriti, e Kendra con le sue guerriere, invece, furono protette dalla loro armatura, forgiata apposta per attraversare il Tartaro. Ade stava per dare l’ordine ai sui infernali soldati di lanciare le frecce incandescenti, quando venne attratto dal luccichio di qualcosa davanti a lui. Fermò i soldati e si avvicinò per vedere. Era una piccola spilla per capelli, in oro, con meravigliose incisioni di foglie e fiori. Ade d’improvviso, riconobbe l’oggetto, un sussulto impetuoso divampò dentro il suo petto, che quasi lo stordì.
Poi, riprendendosi a fatica, gridò al suo cane: «Fermati, mio fedele Cerbero! Fermati subito!» e così fece all’istante. I malcapitati, intanto, si erano nascosti in una insenatura a lato della caverna, dato che le fiamme di Cerbero impedirono loro di proseguire lungo lo stretto sentiero.
Ade disse a gran voce: «Come avete avuto questo oggetto? Ditemelo subito!»
Poi, dopo un lungo silenzio, riprese: «Vi concederò una tregua, se mi dite dove lo avete trovato.»
Il tono della sua voce divenne pacato, ma ansioso, perché desideroso di risposta.
Anna, rivolgendosi a Betty, disse: «Non sapevo che avessi sottratto un oggetto a Persefone.»
E Betty: «Era così bello, volevo tenerlo per ricordo. Però, dovete ammettere che ha prodotto il suo effetto su Ade». E aggiunse: «Comunque tocca a me andare a parlare con Ade.»
Fedora, con sguardo indignato, disse: «Non so bene che cosa voi due abbiate combinato, ma parlare con Ade è giocare con la morte stessa. Te la senti, Betty?»
E Betty, dopo un lungo sospiro, rispose: «Sì.»
Kendra aggiunse: «Stai attenta. Sappi, però, che ci siamo sempre noi a proteggerti.»
Betty tolse la scheggia dell’elmo, che la rendeva invisibile, e si fece avanti verso Ade. Quando lui la vide, la rabbia fu forte, ma molto di più era la voglia di sentire il racconto della ragazza. Betty si fermò ad una certa distanza, perché non si sentiva per niente tranquilla, circondata da creature infernali.
Ade le disse: «Sei tu che puoi darmi notizie di questo? Dove lo hai trovato? Come mai è finito nelle tue mani?»
Betty deglutì nervosamente e rispose: «Mi dispiace, vostra maestosità, non era mia intenzione sottrarre l’oggetto volontariamente. La fanciulla che lo indossava lo ha lasciato incustodito su un masso, prima di calarsi nelle acque del ruscello per farsi il bagno con le sue ancelle. Se mi posso permettere, non avevo mai visto una fanciulla così bella, senza nessun ritocco o trucco. Con quello sguardo che penetra nell’animo.»
Gli occhi di Ade, a quelle parole, s’illuminarono, squarciando, per un attimo, la sua eterna oscurità.

Continua…


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