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Attualità

Chiusura della Limina: “I cittadini vengano trattati come persone e non come ‘clientes’”


Edil Merici

Di Vincenzo Speziali

Sempre più spesso il mondo appare popolato da marziani o, comunque, da soggetti avulsi a qualsiasi raziocinio, poiché vi sono tali e tanti comportamenti da restare o perplessi o allibiti.
Ordunque, la questione che investe la diatriba della Limina (cioè la trasversale Ionio-Tirreno, che congiunge Rosarno con Siderno, Marina di Gioiosa Ionica e l’intera fascia dell’alta Locride, parliamo perciò di zone che sono quelle a me affini e con vanto ricordo la mia origine di Bovalino, così come Siderno è il paese di mia madre e della buonanima di mio Nonno, ovvero Francesco Calauti) passa sottotraccia, purtroppo anche da parte dell’alta politica regionale (o presunta tale!), mentre è essenziale per noi cittadini e per qualsiasi persona che si ritrovi ad avere a cuore il territorio di specie.
Se l’Azienda Nazionale Autonoma delle Strade deve ammodernare è giusto che ciò avvenga, ma a precise e dettagliate condizioni o regole d’ingaggio, altrimenti, per un risolvere un problema, se ne creano altri a cascata e a cascame, quasi fosse il tutto una scriteriata azione che vuol coprir qualcos’altro, rimanendo fedele al motto andreottiano “a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre”.
Difatti, ricordo che da decenni si parla di un’altra trasversale, cioè la Bovalino/Bagnara, in merito alla quale non si ha più traccia (nei radar), né notizia (dai documenti), proprio sui fondi di spesa previsti dal PNRR e quindi se solo ci fosse stata questa infrastruttura, alla fin fine, avremmo potuto meglio sopportare lo stress test, della chiusura per plurimi mesi (che possono divenire anni) della stessa Limina, se non altro per una porzione di territorio, che insiste da Locri fino a Brancaleone (quantomeno!), poiché se non altro Siderno, Marina di Gioiosa, Gioiosa Ionica, Roccella e Caulonia (oltre alla stessa Locri) sono nel tracciato della nuova 106, quindi vengono superate da un’arteria stradale fruibile e moderna, insomma degna di uno Stato civile.
Senza contare, che non vi è una specifica data per la costruzione della bretella aggiuntiva, che va da Antonimina ad Ardore, che potrebbe essere una valida e consona azione contenitiva per questi comuni di già, abbastanza isolati.
Per di più, all’ANAS (dove o vi è malafede, oppure assoluta ignoranza di geografia…), non hanno voluto prendere in considerazione l’opzione suggerita dall’ex Deputato e notoriamente affermato Ingegnere (difatti è stato persino Presidente del Consiglio Superiore del Lavori Pubblici) Aurelio Mesiti che, dall’alto della sua notoria esperienza, ha ipotizzato una soluzione più soft, ma altrettanto efficace, ovvero tecniche di avanguardia, proprio per meglio tamponare e rendere più facile la vita dei cittadini.
E comunque, non si può sottacere nemmeno il fattore di carattere economico, circa le merci che devono rifornire i vari grossisti, come i centri commerciali e tutte le attività in generale, poiché o si arriva a Reggio per poi risalire, oppure si dovrebbe uscire a Lamezia e quindi immettersi sempre su quella Strada Statale 106 (di già e non a caso, nominata Strada della morte) la cui viabilità (accettabile!) è consentita tra lo svincolo di Catanzaro Lido e Squillace (sempre quando a non si creano gli ingorghi di Stalettì) e poi continuare, con un rallentamento continuo e costante fino a Caulonia e proseguire da qui, spedito, ma solamente fino a Locri, dove sembra che il mondo finisca, parafrasando Cristo che si ferma ad Eboli (anche sé ciò è un’opera dell’Antifascista Carlo Levi, del 1944, e racconta una storia di cultura, così come cultura ha, nonostante tutto, questo mio incantevole territorio tanto amato e da pochi, con autorevolezza, difeso).
No, io non ci sto, non intendo starci, né rimanere in un silenzio accondiscendente e meschino, timoroso e ossequioso, poiché la dignità non ha prezzo e la politica, deve fare valere, sempre e comunque, una giusta rappresentanza delle istanze dei territori, ma soprattutto, rappresentare i cittadini quali persone, non clientes elettorali.
A ciò bisogna rifarsi, ovvero a quanto era d’uopo nella prima repubblica, mentre oggi (chissà perché!) ci ritroviamo con l’anatema del Principe di Salina, nel meraviglioso libro del Principe Tomasi di Lampedusa: «Noi fummo i Leoni e i Gattopardi, mentre oggi è il tempo delle pecore e degli sciacalli!»
Io, per la mia gente, ci sono e ci sarò, anzi parlo e continuerò a parlare, soprattutto con costrutto, credibilità e autovolezza.
Dopotutto, questo è fare politica, perciò, modestia a parte, io sono la politica.


GRF

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