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Ultime dalla Regione: la Commissione CRPM, la macroregione mediterranea e la violenza di genere

Edil Merici

Proseguono le attività della Regione Calabria, la cui giunta, guidata dal Presidente Roberto Occhiuto, ha partecipato alla Commissione Intermediterranea della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime, commentato la costituzione di una macroregione mediterranea e le nuove soluzioni al contrasto della violenza di genere.

Commissione CRPM: «La Calabria rafforza la propria autorevolezza»

«La CIm della CRPM ha approvato una sequenza temporale di azioni previste per la costituzione di una macroregione del Mediterraneo, un’iniziativa con cui la Regione, su spinta del presidente Occhiuto, punta a definire una strategia comune sui temi che accomunano le regioni europee ed extra-europee che si affacciano sul Mediterraneo. Il documento, predisposto dalla Regione, è stato condiviso ed approvato dagli altri associati, e ora sarà portato all’attenzione della CRPM e delle istituzioni europee.»
È quanto afferma l’assessore della Regione Filippo Pietropaolo che, su delega del presidente della CIm, Occhiuto, ha presieduto la riunione plenaria della Commissione nel corso dell’assemblea generale della CRPM in corso a Saint-Malo, nella Regione della Bretagna in Francia, in occasione del 50º anniversario della Conferenza.
«Come ha già avuto modo di evidenziare il presidente Occhiuto – aggiunge Pietropaolo – l’istituzione della Macroregione del Mediterraneo, che abbiamo approfondito nel corso della riunione della Commissione, consentirà di affrontare insieme le problematiche comuni ma anche le prospettive e le opportunità su tematiche come quelle riguardanti il clima, l’agricoltura, le energie rinnovabili, la lotta all’inquinamento, il commercio, il traffico aeroportuale e marittimo, la trasformazione digitale, acquisendo maggiore peso come autorità regionali nei confronti delle istituzioni europee che assumono quelle decisioni che hanno poi grande impatto sullo sviluppo dei territori. Come Regione abbiamo sostenuto l’opportunità di istituire la macroregione anche nel corso dell’evento Mediterranée du Futur a Marsiglia, e da settembre il presidente Occhiuto ha incontrato a Bruxelles il commissario europeo Elisa Ferreira e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, mentre alla Farnesina ha avuto un confronto importante con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha scritto all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per chiedere che l’argomento sia messo all’ordine del giorno del prossimo Consiglio d’Europa. La Calabria ha rafforzato la propria autorevolezza a livello internazionale portando, diversamente da quanto avveniva in passato, un importante contributo ai processi decisionali.»

«Approvata la costituzione di una macrorgione mediterranea»

«Finalmente siamo arrivati a Saint-Malo. Finalmente, perché abbiamo approvato la sequenza temporale di azioni previste per l’istituzione della macroregione Mediterranea a valle di un impegno del presidente Occhiuto, iniziato già dalla riunione di Siviglia di un anno e mezzo fa e concluso, poi, con la sua elezione a presidente della CIm nella riunione di Reggio Calabria dello scorso mese di giugno. E, finalmente, il nostro documento sulla strategia per il mediterraneo viene approvato in plenaria. Un percorso che, voglio ricordare, è stato segnato da altri passaggi determinanti come, ad esempio, l’incontro alla Farnesina, organizzato e coordinato dal presidente Occhiuto, con la delegazione europea, la CIm della Conferenza delle Regioni periferiche marittime e il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Altro tassello fondamentale l’incontro a Bruxelles con la presidente dell’Unione Europea Roberta Métsola e la commissaria Elisa Ferreira. Un lungo lavoro che oggi ha trovato un primo esito, cioè la condivisione fra le 40 regioni del Mediterraneo. Questo è il frutto di un lavoro importante, di una fondamentale azione di credibilità e, mi sento di dire anche come sintesi finale di una Calabria al centro di un dibattito, di una Calabria con una visione importata dal Mediterraneo e, quindi, non più da comprimaria o terzo trasportata nelle definizioni delle prassi. Adesso si discute anche del futuro della pesca e di tante altre questioni che interessano la Calabria. Perciò, concretamente, si dà inizio a un modello di rappresentanza che pone la Calabria al centro del dibattito europeo. Un risultato frutto della strategia messa in campo in questi mesi dal presidente Occhiuto e messa in risalto anche da diversi interlocutori europei che, più volte, nei loro interventi, hanno dato riconoscimento al lavoro svolto dal presidente della Regione. Strategia che deve portare con fiducia la Calabria verso il futuro.»
Lo ha detto il dirigente generale del dipartimento Programmazione Unitaria della Regione Maurizio Nicolai, intervenendo alla 51ª assemblea generale e 50ª anniversario della CPMR svolto a Saint-Malo.

Violenza di Genere, Giusi Princi: «Non servono nuove leggi»

«Con il presidente Occhiuto, d’intesa con l’Ordine degli psicologi della Calabria, stiamo lavorando da mesi su un progetto sperimentale che prevede l’inserimento a scuola della figura dello psicologo scolastico che possa affiancare il personale docente e le famiglie nell’affrontare questioni complesse legate all’educazione, all’affettività dei ragazzi, supportando l’istituzione nella creazione di un ambiente in cui il rispetto reciproco sia un principio fondante nella promozione dello sviluppo della personalità dei ragazzi. La presenza costante in tutte le scuole di figure professionali potrebbe aiutare a prevenire anche quelle forme di disagio che sfuggono ai genitori e ai docenti ma che poi si manifestano, per esempio, con comportamenti violenti che possono arrivare, nelle modalità estreme, al bullismo, al cyber-bullismo e al femminicidio.»
È quanto afferma la vice presidente della Giunta della Regione con delega al ramo, Giusi Princi, che affronta il dibattito in corso con una riflessione più completa, anche in relazione ai recenti episodi di femminicidio.
«In queste ore viene acclamata dalla politica bipartisan la proposta di legge relativa all’introduzione dell’ora di affettività, come se questa soluzione rappresentasse davvero la panacea del grave problema della violenza di genere che affligge la nostra società. I nostri studenti, specie quelli delle scuole superiori, sono però già oberati da un orario curriculare fitto di incombenze, tra cui educazione civica, orientamento, Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento, per cui ulteriori disegni di legge con carichi di lavoro aggiuntivi potrebbero compromettere la totale efficacia dell’insegnamento che è il presupposto della formazione valoriale dei ragazzi. Percorsi diversi concentrati in un già ridotto monte ore scolastico, rischiano, infatti, di ridurre i tempi, già esigui, dedicati allo studio dell’italiano, della filosofia, del latino… rischiano cioè di svilire la vera essenza dei percorsi di apprendimento che trovano, invece, nello studio dei classici, della letteratura, la base dello sviluppo psico-emotivo dei ragazzi. Non sono necessarie nuove leggi, non è necessario sovraccaricare ulteriormente l’orario curriculare. Le soluzioni dirette e immediate ci sarebbero: è stato già da qualche anno istituito l’insegnamento di educazione civica all’interno del quale potrebbero integrarsi moduli specifici che interessano l’affettività, la violenza di genere, il potenziamento dell’autostima, sia dei ragazzi sia delle ragazze, la promozione dell’uguaglianza di genere, il coinvolgimento degli studenti in attività di comunità e la consapevolezza valoriale. Provengo dal mondo della scuola, l’ho vissuto pienamente e oggi, in qualità di delegata all’istruzione, continuo a indirizzare la mia attività sulla centralità e il benessere degli studenti, per cui mi sento particolarmente colpita e coinvolta dal recente fatto di cronaca legato al femminicidio della giovane studentessa veneta. È innegabile che la scuola rivesta un ruolo cruciale nella formazione non solo intellettuale, ma anche umana degli studenti. In tal senso, però, la questione dell’educazione all’affettività non può prescindere dalla necessità di mettere al centro lo studente come persona a tutto tondo. Occorrerebbe puntare su approcci didattici e metodologici che mirino al potenziamento dell’autostima degli studenti, che promuovano il rispetto reciproco all’interno dell’ambiente scolastico. Sarebbe opportuno, ad esempio, non concentrarsi esclusivamente su un’idea di valore espressa da un voto, ma incoraggiare un approccio più costruttivo della valutazione, tale da evidenziare le potenzialità degli studenti in un processo che li aiuti a comprendere che il fallimento in un compito non implica una svalutazione della loro persona. Oggi viviamo un’alienazione sociale e una disperazione individuale che, se non controllati, potrebbero portare a lacerazioni più profonde del tessuto sociale. Una società che è sempre più individualista e che porta a una sempre minore disponibilità alla solidarietà e ad una maggiore competitività. Ben venga che la scuola si attivi, apra varchi di riflessioni, intercetti situazioni di disagio, ma non si può pensare che a essa spetti tutta la responsabilità della formazione e della cura delle fragilità dei nostri ragazzi, è necessaria una soluzione integrata, in cui convergano l’educazione famigliare e la sensibilizzazione fin dalla prima infanzia. È la famiglia il primo posto in cui si impara a conoscere e riconoscere nell’altro, a negoziare i punti di vista, a differire la gratificazione dei bisogni, a porgere la mano a chi è in difficoltà, a condividere, a collaborare, a rispettare, a sentirsi accolti in bisogni vedendoli soddisfatti e a sentirsi contenuti di fronte all’insoddisfazione degli stessi per imparare a tollerare il vuoto e la frustrazione. Emozioni e sentimenti si esperiscono, principalmente, nelle relazioni primarie e con gli adulti più significativi, per poi essere generalizzate in tutte le altre situazioni sociali. Distratti come siamo oggi da bisogni secondari, non essenziali, siamo portati ad assecondare, essere troppo permissivi verso i nostri figli e non prestare la giusta attenzione e, quindi, non favorire lo sviluppo dell’empatia che, soprattutto nei figli maschi, bloccherebbe sul nascere la violenza. È fondamentale il ruolo dell’educazione all’affettività fin dalla prima infanzia, poiché queste prime fasi della vita costituiscono la base su cui si sviluppa la comprensione delle emozioni, delle relazioni e dei valori fondamentali dell’umanità» rimarca infine la vicepresidente Princi.

GRF

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