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Attualità

Coldiretti: il Forum dell’agroalimentare la direttiva sugli inquinanti e l’informazione alimentare

Edil Merici

Proseguono le attività di Coldiretti Calabria, che ha partecipato al Forum internazionale dell’agroalimentare, commentato la direttiva sugli inquinanti e plaudito ai nuovi traguardi dell’informazione alimentare.

Una delegazione calabrese al 21º Forum internazionale dell’agroalimentare

Ha partecipato dalla Calabria una delegazione, con il presidente e direttore regionale Franco Aceto, Francesco Cosentini e delegato nazionale e regionale di Giovani Impresa Enrico Parisi al 21º Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House: Ambrosetti tenuto a Roma a Villa Miani nelle giornate di giovedì 23 e venerdì 24 novembre.Il convegno è l’appuntamento annuale per l’agroalimentare che riunisce i maggiori esperti, opinionisti, ed esponenti del mondo accademico nonché rappresentanti istituzionali, responsabili delle forze sociali, economiche, finanziarie e politiche nazionali ed estere. Nell’arco dei due giorni il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha affrontato, con la presenza di prestigiosi ospiti nazionali e internazionali, temi correlati all’ambiente, alla salute e all’economia con spazi di approfondimento, la presentazione di indagini, ricerche ed esposizioni mirate. L’edizione prevede la presentazione del Rapporto Coldiretti/Censis La guerra in tavola sull’impatto dell’inflazione sui consumi degli italiani, fra strategie di risparmio e profondi cambiamenti nelle abitudini alimentari delle famiglie, raccontate concretamente attraverso la mostra su come cambiano i menu nelle case degli italiani. Sono intervenuti il Presidente della Coldiretti Prandini, il Direttore Generale Censis Massimiliano Valerii e il Ministro dell’agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. Attenzione alla candidatura a patrimonio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura della cucina italiana, con lo studio Coldiretti e The European House – Ambrosetti su valore della produzione italiana a tavola e l’esposizione sui colossi della produzione italiana allestita a Villa Miani, con le specialità di maggiori dimensioni realizzate per l’occasione nelle diverse regioni d’Italia tra maxi mortadella, provolone XXL, bottiglioni extralarge, pagnotte ciclopiche ed enormi salami e mozzarella. Specifiche sessioni saranno dedicate alle tavole degli italiani, ai nuovi modelli di consumo, all’innovazione e competitività delle imprese, alla sfida energetica e alla transizione ecologica e digitale, alle infrastrutture, alle politiche per l’Europa fino ai rapporti di filiera e la sovranità alimentare in uno scenario globale segnato da guerre e migrazioni dai paesi più poveri. Tra i rappresentanti istituzionali hanno confermato la presenza fisicamente nella prima giornata di giovedì 23 novembre Matteo Salvini (Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti), Antonio Tajani(Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale), Lollobrigida(Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste), Adolfo Urso (Ministro delle Imprese e del Made in Italy), Marina Elvira Calderone (Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali), Raffaele Fitto (Ministro degli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), Gennaro Sangiuliano (Ministro della Cultura), Maurizio Leo (Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze), Giulio Tremonti (Presidente della Commissione Affari esteri e comunitari Camera dei Deputati), Maurizio Martina (Vice Direttore Generale dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura).

Assurdo paragonare le stalle alle fabbriche

Era ed è un’assurdità scientifica paragonare le stalle alle fabbriche! Coldiretti e Filiera Italia avevano denunciato e avviato una campagna di sensibilizzazione, in riferimento all’ accordo tra Europarlamento e Consiglio sulla proposta di modifica della direttiva emissioni. La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini da latte e da carne dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali che come più volte denunciato rischiava di obbligare tutte le stalle a sottostare a procedure di autorizzazione insostenibili salva un settore cardine della produzione italiana. Più penalizzato invece dal compromesso esce il settore suino, in particolare quello degli allevamenti da ingrasso, mentre poco significative sono le modifiche introdotte al settore avicolo (con qualche eccezione per le ovaiole). In Calabria (dati dell’Istituto nazionale di Statistica) ci sono 4.479 aziende con 107.559 capi bovini, le aziende suinicole sono 1.910 con 46.294 capi e quelle avicole 2.572 con 78.801 capi. Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, è ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare. Il compromesso seppur non riconosca appieno la posizione del Parlamento europeo che in plenaria si era pronunciato a favore del mantenimento dello statuto, corregge molti degli eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione che prevedeva una piena inclusione di tutto il settore bovino e rigidissimi limiti per il settore suino e avicolo. Un risultato ottenuto con il contributo determinante del Governo nazionale e di molti europarlamentari italiani che hanno fatto prevalere il principio di una sostenibilità concreta a quella ideologica. Una vittoria del buon senso, che dà ragione a chi come la zootecnia sta facendo tantissimo per la riduzione delle emissioni come dimostrano gli straordinari risultati degli ultimi anni in cui, secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, le emissioni prodotte dagli allevamenti rappresentano circa il 5% delle emissioni di gas serra, con -24% delle emissioni degli allevamenti italiani negli ultimi 30 anni in controtendenza con l’aumento del 16% rilevato a livello mondiale. Un risultato che blocca la proposta di chi avrebbe voluto assimilare gli allevamenti alle fabbriche inquinanti e che approccia il tema della sostenibilità in maniera più concreta e razionale prevedendo ulteriori interventi di miglioramento con studi e revisioni delle regole nei prossimi anni. È stata però persa – sottolinea Coldiretti – l’occasione per il mancato inserimento del principio di reciprocità che avrebbe previsto le stesse nostre regole di tutela ambientale per gli allevamenti di quei Paesi terzi che esportano verso il mercato europeo.

Si consolida la trasparenza dell’informazione alimentare

La Commissione ambiente del Parlamento Europeo ha detto sì all’obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele. Questa svolta in atto sulla frutta completa un percorso iniziato nel 2000 con l’obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso grazie alla battaglia della Coldiretti in Europa e in Italia, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino a decorrere dal 1º gennaio 2025 alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano. Questo è un ulteriore passo importante fortemente sollecitato dalla Coldiretti impegnata da danni nel percorso di trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine degli alimenti portati a tavola, a tutela della libertà di scelta. Un obiettivo importante sul piano della salute, dell’economia, dell’occupazione e dell’ambiente che tutela le piante di frutta fresca che negli ultimi 15 anni sono in diminuzione con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni,  dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine secondo l’analisi su dati dell’Istat. Un andamento pericoloso favorito anche dalle importazioni di prodotti a basso costo di frutta da destinare alla trasformazione industriale in succhi e marmellate dall’estero, dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità. «Per quanto riguarda la decisione di una più completa etichettatura del miele – sottolinea il presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto – questo rafforza e rende più appetibile il recente bando del Dipartimento Agricoltura per l’annualità 2024, che prevede risorse per 1.343.388 €,per sostenere la tutela e lo sviluppo dell’apicoltura e riservato a apicoltori e imprenditori apistici calabresi.  Questo delle api conclude – è un settore essenziale per la biodiversità animale e vegetale con una presenza imprenditoriale in crescita da parte dei giovani.»

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