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Costume e Società

Il problema delle “destinazioni” e le criticità della rete scolastica

Edil Merici

Di Vito Pirruccio

Senza un ambiente formativo adeguato, tutte le alternative innovative possibili e immaginabili, egregiamente già in uso grazie agli acquisti operati nell’ambito di progetti europei, rimarranno monche sul piano della pratica didattica e risulteranno semplici surrogati didattici che non potranno mai e poi mai sostituire il ruolo formativo dell’azienda.
Nel 2010, Sindaco Ilario Ammendolia e Presidente del Consorzio di Bonifica Giuseppe Muscoli, si stipulò una convenzione per l’uso sperimentale dell’area destinata a vivaio del Consorzio, sita in contrada Melissari, come azienda agricola dell’Istituto Tecnico Agrario Superiore. Tale idea, interrotta per un periodo, successivamente è stata ripresa e meritoriamente proseguita dall’attuale Dirigente Scolastico Ilaria Zannoni.
La Città Metropolitana, in sede di dimensionamento scolastico, ha optato per il Polo Agroalimentare. Potrebbe essere una scelta vincente se non rimarrà solo un’etichetta aggregante di più plessi e indirizzi scolastici. Ma affinché ciò possa accadere è necessario che ci sia una continuazione attuativa che non può che essere, per l’ITAS di Caulonia, la costruzione di un istituto agrario con annessa azienda agricola (mi permetto insistere: il parco sperimentale del Consorzio di Bonifica di Contrada Melissari sarebbe, a mio parere, il luogo già disponibile per realizzare l’azienda).
Se questo passo ci sarà, vorrà dire che la Città Metropolitana di Reggio Calabria su questo aspetto specifico non solo ha dimensionato, ma razionalizzato la scelta e, soprattutto, ha dato il necessario sostegno a un indirizzo formativo strategico per lo stesso sviluppo del territorio.
Prevedo l’obiezione che verrà posta su come finanziare tali opere. Non si assegnano specializzazioni così complesse a buon mercato, per soddisfare richieste di indirizzi da parte delle scuole che si rivelano, alla fine, buone solo come specchietto per le allodole. Quando si pensa a una specializzazione bisogna essere conseguenti e capire se si può far fronte con strutture, mezzi e risorse professionali. Per esempio, un amministratore che opera in campo sanitario non può pensare di realizzare un centro specialistico di cardiochirurgia disponendo solo di una struttura in grado di accogliere al massimo qualche ambulatorio e la guardia medica. Forse l’esempio non è, poi, tanto lontano dal vero.Le Linee guida trasmesse alle scuole e agli Enti Locali nella fase preliminare del dimensionamento scolastico presentano il quadro operativo sulla base del quale curvare gli interventi di riorganizzazione della rete scolastica. Alcuni punti non sono stati neanche sfiorati. Prendo in esame i Punti di Erogazione del Servizio (tanto per intenderci i plessi).
In Provincia di Reggio, con un quadro più o meno omogeneo tra area tirrenica e ionica (quest’ultima, però, più colpita dal fenomeno spopolamento), la rete scolastica continua a presentare alcune criticità che non mi pare siano state rimosse né dai Comuni interessati né dalla Città Metropolitana:

  • 65 PES che non erogano un corso completo, di cui solo 1 si trova in montagna;
  • 67 PES di Scuola Primaria con presenze di pluriclassi (solo 3 plessi situati in area montana);
  • 31 PES di Scuola dell’Infanzia con meno di 20 alunni (nessuno in montagna);
  • 31 PES di Scuola Primaria con meno di 30 alunni (Solo 1 in montagna);
  • 23 PES di Scuola Secondaria di 1º Grado con meno di 35 alunni (di cui 1 solo in montagna);
  • 4 PES di Scuola Secondaria di 2º con meno di 20 alunni (nessuno in montagna).

Si tratta di dati ufficiali allegati alle linee guida sui quali non si è osato discutere e trarre le dovute considerazioni. Eppure, le pluriclassi e il tempo scuola sono i primi elementi del sistema organizzativo che saltano all’occhio in un contesto di povertà educativa.
Tutto il dibattito sul dimensionamento si è concentrato sull’autonomia delle scuole che, in pratica, riduce il numero di Dirigenti Scolastici e Direttori di Servizi Generali Amministrativ ma, è onesto dirlo, non chiude alcuna scuola come, invece, si grida erroneamente nei cortei di protesta. Sul resto delle criticità, però, non si è mosso un dito: le pluriclassi, se non vengono fagocitate dallo spopolamento rimangono; il tempo pieno non decolla e del piano trasporti neanche l’ombra. Su questi aspetti bisognerebbe protestare e alzare la voce.
Di fronte a questo quadro deprimente senza risposte, l’indice principe della povertà educativa, dato dal rapporto popolazione giovanile/livelli generali di istruzione, si presenta più allarmante e risultano riduttive, persino, le lodevoli attività del Terzo Settore, l’unico che, in qualche modo, si interroga seriamente e cerca di intercettare azioni mirate per contrastare il fenomeno.

Foto: kulturmeile.it

GRF

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