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Costume e SocietàLetteratura

Un tir pieno di soldi

Stasi XXVIII - Francesco Rossi riesce finalmente a parlare di affari con Stevo, scoprendo nel funzionario jugoslavo un uomo estremamente previdente e cauto. La capacità dell’imprenditore calabrese di far valere le proprie ragioni, tuttavia, garantirà ugualmente il buon esito delle trattative.

Di Francesco Cesare Strangio

Il cameriere invitò le due coppie ad accomodarsi sul terrazzo che dava direttamente sul mare.
Per il pranzo si fecero consigliare dal cameriere assegnato al loro tavolo, che servì loro dell’ottimo pesce fresco e, per bevanda, un vino bianco prodotto in un paese a poca distanza da Spalato.
Una volta finito di appagare il ventre, Stevo chiese a Rossi se fosse disposto a fare quattro passi per discutere dell’argomento per il quale si trovava in Jugoslavia.
Le donne fecero per alzarsi e Stevo, parlando nella loro lingua, le pregò di rimanere sedute dov’erano.
I due si avviarono lungo la costa; di tanto in tanto il funzionario, con discrezione, si guardava intorno per vedere se c’era qualcuno che li seguiva.
Dal suo fare, Rossi capì che stava per avere inizio la trattativa vera e propria.
Infatti, l’uomo richiamò l’attenzione di Rossi dicendo: «Che io sappia, nella storia dell’umanità non ci fu regno che durò in perpetuo.»
A sostegno di una tale tesi aggiunse: «Dove ci troviamo adesso, una volta era una Provincia di Roma.»
Riprese a parlare: «Adesso c’è il comunismo… e domani? Io devo pensare per me e per la famiglia che mi vado a fare. Una volta che crolla la Jugoslavia che cosa faccio? Riparto d’accapo?»
A conseguenza della sua consapevolezza Rossi si sentì autorizzato a essere esplicito nel parlare, tant’è che gli domandò: «Quanto ritieni che debba essere la tua quota?»
Stevo rispose: «Fai come gli altri.»
Rossi rispose: «Gli altri non mi hanno mai chiesto nulla.»
Il funzionario rise tanto che gli vennero le lacrime agli occhi.
Poi, riprese il discorso dicendo: «Tu sei un uomo riservato e sai mantenere un segreto; tutto ciò mi rasserena e mi rende tranquillo… complimenti, tu sei l’uomo giusto! Sono sicuro che troveremo un accordo.»
«Guarda – rispose Rossi, – la mia azienda, per fornire cinque tir di profumi, vuole 500.000 dollari, da questo prezzo in poi fai quello che vuoi.»
L’uomo pensò a lungo e poi disse: «Mi sta bene quanto hai detto. Per quello che mi riguarda, farò in modo che lo Stato emetta una lettera di credito irrevocabile per la somma di 750.000 dollari, che ti sarà corrisposta quando la merce varcherà il confine Jugoslavo. Faccio questo per non far sembrare che ci siano interessi da parte mia.»
«No! – rispose seccamente Rossi. – La lettera dovrà andare all’incasso nel momento in cui SGS certifica l’avvenuto controllo della merce, che si farà sul confine italiano. Così sarà garantita la tua fedeltà allo Stato e nel frattempo la mia azienda dormirà sonni tranquilli. Una cosa che non va per niente bene è il prezzo, bisogna che porti la lettera a un milione di dollari. La mia azienda incasserà seicentocinquantamila dollari, a te saranno depositate trecentocinquantamila in una banca Cipriota, su di un conto cifrato il cui certificato sarà custodito nel caveau in una cassetta di sicurezza la cui chiave provvederò io personalmente a consegnarti.»
Il funzionario lo guardò smarrito.
Dopo qualche minuto riprese a parlare: «Mi sembra ragionevole quanto hai detto, ma chi mi garantisce che una volta presi i soldi rispetterai i patti?»
Rossi sorrise, mentre girava la testa verso l’albergo: «In quell’hotel c’è la tua massima garanzia, non credo di dovere aggiungere altro.»
Il funzionario lo guardò ammirato, annuì a lungo, per poi stringergli la mano. Era terminata la trattativa.
Mentre facevano ritorno all’albergo, Stevo disse: «L’uomo avveduto accantona l’olio per la sua lampada affinché, quando si presenterà il bisogno, lo potrà aggiungere e la sua casa sarà sempre illuminata. La lampada dello stolto smetterà di emettere la propria luce, poiché non ha mai pensato che un giorno potrebbe finire l’olio.»
L’esempio fu chiaro e lampante.
Il funzionario, che certamente stupido non era, aveva iniziato ad accantonare il tesoretto per il futuro, nel timore che il regime finisse.
Al rientro trovarono le due donne nello stesso posto in cui le avevano lasciate, intente a guardare il mare e a chiacchierare.
La donna dai capelli corvini guardò Stevo, voleva capire l’esito della contrattazione.
Il funzionario annuì leggermente con il capo e lasciò trasparire un leggero sorriso a conferma che tutto era andato meglio del previsto. Il volto di Maria s’illuminò, abbandonando i lineamenti della tensione, lasciando posto alla sua naturale bellezza.
Ritornarono in spiaggia e ripresero la balneazione, che si protrasse oltre il tramonto.
La cena fu dello stesso tenore del pranzo, con la sola variante del dolce, che sostituirono con un gelato alla fragola.
Si era fatto tardi, era quasi mezzanotte quando si salutarono e ognuno si diresse verso la propria camera. Il sogno di Francesco stava per essere coronato. Finalmente rimasero da soli nella camera in riva al mare, in compagnia dell’armoniosa musica delle onde.
Stefica chiese permesso e guadagnò il bagno, in un batter d’occhio si fece la doccia e poi uscì avvolta in un accappatoio di colore rosa.
Lo stesso fece Rossi, spinto da quell’ansia atavica che l’uomo si porta dentro. Finita la doccia, uscì anche lui avvolto da un accappatoio blu.

Foto: investireoggi.it

Redazione

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