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Attualità

“Siamo persone che non intendono più piangere morti sulla 106”

Edil Merici

Di Vincenzo Speziali – Responsabile Regionale e membro della Direzione Nazionale dell’UdC

Le parole lasciano il tempo che trovano, poiché oggi, ora, adesso, è il momento del dolore.
Un dolore cieco, sordo, ma non, certamente, muto, in quanto non si più restare silenti allorquando si tenta di consolare l’afflizione degli affetti di questi quattro giovani deceduti (come altri prima di loro) proprio per questa maledetta Strada Statale 106 Jonica Reggio Calabria/Taranto.
Ciò, si intende anche a fronte della necessità, anzi dell’obbligo civile e soprattutto a fronte del diritto (il nostro diritto, giusto e sacrosanto) di essere accomunati quale comunità italiana, ai concittadini e connazionali di altri luoghi del Paese, non vivendo la trucida pratica dei figli e figliastri.
Parliamo, dunque, di quanto e di quello che sarebbe dovuto a noi, sì, a noi, gente di Bovalino, di San Luca, di Platì, di Benestare, di Bombile, di Careri, di Casignana, di Ardore, di Bianco, di Africo, tanto per fare degli esempi e comunque di tutta una fascia costiera, cioè la ionica calabrese, ovvero l’intera dorsale che parte dallo Stretto e arriva su, sempre più su fino alla Puglia.
Noi siamo condannati perché destinati a piangere lutti e contare morti, in luogo a una via di comunicazione, che è l’unica che abbiamo, ma è come se non esistesse e tra l’altro risulta essere un macabro campo santo, con lutto, lumini, altarini a ogni metro che si percorre.
Pensare che una città capoluogo di provincia quale è Crotone, oppure il comprensorio di una municipalità importante quale è Corigliano Rossano e persino un territorio fiore all’occhiello della produzione vinicola che è il Cirotano, senza dimenticare l’infrastruttura turistico portuale, dei Laghi di Sibari, fa riflettere, ove mai vi fosse, in capo a molto che si fanno piazzare tra gli scranni di Camera e Senato, ma non in possesso del dramma del pensiero.
Così come devono fare riflettere le vittime che continuano a essere mietute, da siffatta mulattiera (questa, difatti, è la 106, nei tratti non ammodernati) laddove si spengono vite (di giovani e non), quindi speranze, normalità e si priva il futuro di chiunque.
Il sistema viario è una piaga endemica e storica nella nostra Regione, perciò avevamo ragione Domenico Tallini e io, nel chiedere a gran voce, non compensazione sulle opere infrastrutturali a fronte dell’avvio di procedura per la costruzione del Ponte sullo Stretto, bensì un vero, autentico e concreto piano di coordinato intervento in simultanea parallela, proprio per altre infrastrutture, che dovrebbero essere compiute prima del collegamento tra Sicilia e Calabria, nel caso in cui non ci fossero fondi disponibili.
Da mesi, il Segretario Nazionale del mio Partito, cioè Lorenzo Cesa, e noi con lui (io in primis!) attendiamo risposta dell’interrogazione parlamentare, circa la Bovalino/Bagnara, così come per quanto concerne lo stato dell’arte del Lungomare della stessa Bovalino e di Siderno.
Perché silenzi così? Perché simile non curanza verso certuni territori, che sono parte della Repubblica Italiana, al pari della Brianza, del Comacchiese, delle Langhe, senza dimenticare che il nostro ha persino più storia e soprattutto più bella e più ricca?
È al solito l’anatema di una non classe dirigente (nella maggior parte dei casi) a piagarci così e a ridurci o indurci attonitamente, a contare i morti, solo i morti, facendo sì che essi siano sepolti da altri defunti.
No, non lo accetto e mi batterò per questo, poiché per essere la politica (e io sono essa) non servono i pennacchi di cooptazione in Parlamento, semmai è d’uopo la credibile autorevolezza, e io ne ho, eccome se ne ho, anzi ne possiedo abbastanza, assieme a rabbia e passione.
Sì, rabbia, passione e tristezza, al tempo stesso, che ho notificato al mio amico Bruno Bartolo, Sindaco di San Luca, a cui ho pregato di porgere le mie condoglianze alle famiglie di questi poveri sventurati, cioè delle ennesime vittime, che sono doppiamente vittime, in quanto periti e perciò deceduti tragicamente, ma al contempo morti persino su una rete viaria indegna di un Paese civile.
Si sappia e si ricordi, a queste nostre latitudini, non consentiremo più di essere visti come numeri, a fini di meri calcoli di voto (o presunto tale, poiché non c’è legge elettorale vigente, semmai esercizio di ratifica cooptativa), così come anonimi e impersonali potenziali elettori, perché prima di ogni cosa, siamo cittadini, con i nostri doveri, ma anche i nostri diritti (che intendiamo vedere rispettati)
E siamo, soprattutto siamo e rimaniamo persone!

Redazione

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