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Costume e SocietàLetteratura

I Frammenti delle leggi del Legislatore Zaleuco

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri

Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

Le linee guida delle leggi di Zaleuco sono duplici e la seconda va distinta in tre principi. Vi sono norme di natura civilistica e norme di natura pubblica che vengono rappresentate erroneamente come un unicum, così non è; ma vi sono norme anche di natura, diremmo oggi, costituzionale. Per le norme penali occorre mettere in evidenza la pena base. Ossia, la cosiddetta Legge del Laccio e le altre pene. Quelle penali ubbidiscono a tre direttive:

  1. Consolidare una polis nuova e istituzionalmente ancora debole;
  2. ripristinare il valore e la centralità della famiglia, oltraggiata dai fatti della fuga da Locri Opuntia;
  3. dare valore alle leggi ma diffidare dai Magistrati estratti a sorte annualmente e spesso portatori di interessi e rancori personali: ciò con controlli preventivi e successivi. Quelle civili, hanno come finalità non solo la Giustizia, ma di attenuare i contrasti tra i litiganti, si da non creare astio e contenziosi luoghi, che potevano portare a discordie tra concittadini.

Distinguere le norme secondo questa ripartizione, significa separare quelle civilistiche e di procedura civile che tendono a risolvere contrasti tra i politai in modo pacifico, per poi lasciare la decisione, in caso negativo, all’Arconte: obbligo di tentare la conciliazione; azione cautelare in caso di contrasto sulla proprietà per beni mobili o immobili; norme contrattuali (singrafe).
Le leggi di Zaleuco possono essere capite solo alla luce delle linee guida, che hanno ispirato la sua legislazione, che non poteva non tenere conto delle disavventure della sua gente. Degli schiavi fuggiti avevano la necessità di costruire le fondamenta politico morali della polis. Nel momento in cui si dava vita a un’aggregazione organizzata di gente senza alcun passato alle spalle, occorreva tenere presente che bisognava costruire da zero una città-stato credibile; dare valore alla famiglia, che ne costituiva la base fondamentale; creare una classe politica di magistrati affidabili certo ma senza che a essi si desse discrezionalità nelle decisioni e fiducia illimitata. La conseguenza di questo è stata che la Legislazione locrese è un unicum nel mondo greco, perché per la prima volta si difendono gli interessi di una nuova comunità, facendo riferimento al pregresso solo in materia di istituzioni (Dàmos, Bolà, Magistrato Eponimo). Anche l’esercito aveva controlli non usuali, perché la diffidenza verso i polemarchi, che potevano aspirare al potere assoluto, non era diversa da quella verso i giudici. E lo stesso Aristotele ad avvertire che la tirannia poteva nascere da un capopopolo-demagogo, che acquisiva il potere ponendosi come difensore degli umili; da un ex arconte o magistrato che approfitta del suo potere istituzionale per raggiungere un potere assoluto ed esclusivo; da un polemarco con aspirazione di potere.
In definitiva si contrastava qualsiasi potere potesse diventare assoluto, sì da poter permettere a uno o a pochi (Tirannia, Oligarchia) di coartare le giovani istituzioni locresi. Non si capirebbe diversamente la norma che prevede che nessun locrese possa avere né schiavi né schiave. Le norme tutte declinate al maschile e al femminile: il Matriarcato non aveva lasciato poche tracce. Non siamo alla parità di genere e tuttavia il concetto di donna a Locri, anche per i riti di Persefone, non vede in una donna solo una cagna da mantenere.
Si aggiunga a rafforzare il concetto, che il fiore sacro a Persefone è l’asfodelo, la cui presenza in territorio locrese è tutt’ora forte, seppur nessuno lo colga più. L’asfodelo era il simbolo del potere al femminile (leggi matriarcato), tanto che a tutt’oggi in Sardegna viene considerato come simbolo di matriarcato presso i Sardi.
L’Ammirazione dei Greci e di Platone soprattutto per Locri era immensa, se nel fare riferimento Timeo, così si esprime:

Il nostro Timeo, nato a Locri, in Italia, città ordinata con ottime leggi, dove non è secondo a nessuno per ricchezza e nobiltà e ove ha tenuto le più alte cariche della magistratura e ha raggiunto, secondo il mio giudizio, il più alto onore di tutta la filosofia.

Incidentalmente, Timeo godeva di grande considerazione in ogni tempo, se Dante così lo cita, proprio sulle teorie sull’anima, descritta in un’operetta dal titolo Intorno all’anima del mondo e della natura, che sembra essere stata (l’opera non ci è arrivata) una rielaborazione di età ellenistica del Timeo di Platone.

Quel che Timeo de l’anime argomenta
non è simile a ciò che qui si vede,
però che, come dice, par che senta.
Dice che l’alma a la sua stella riede,
credendo quella quindi esser decisa
quando natura per forma la diede;
e forse sua sentenza è d’altra guisa
che la voce non suona, ed esser puote
con intenzion da non esser derisa.
S’elli intende tornare a queste ruote
l’onor de la influenza e ‘l biasmo, forse
in alcun vero suo arco percuote.
Questo principio, male inteso, torse
già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
Mercurio e Marte a nominar trascorse.

Sembra che a Locri, sotto Timeo, sia nata una fiorente scuola filosofica dalla quale uscirono valenti filosofi, legislatori e anche medici, e tra questi ultimi la tradizione ricorda in particolare Filistione. Da un curioso libro dal titolo Platone in Italia, nella traduzione dal greco di Vincenzo Cuoco, sul concetto di Dio per come sopra inteso, si trova la dizione originale che si riporta appresso:

Iddio non si può comprendere, che colla mente. La prova della di lui esistenza non sta nella opinione degli uomini, instabili come i secoli, vari come le regioni nelle quali vivono: chi da tali opinioni volesse trarla, non già d’istruzione, ma di dispute otterrebbe materia; e l’idea più necessaria alla virtù ed alla felicità del genere umano diventerebbe o vacillante per fragilità di fondamento, o nociva per furor di setta e di partiti. Nè questa prova sta nello stesso pomposo immenso spettacolo dell’universo; imperciocchè, sebbene tutto in esso ci annunzia una mente da cui solamente può venir l’ordine e la bellezza, non mancherà qualche audace sofista, il quale dirà tutto ciò che noi sentiamo, non esistere, e non esser altro che una nostra idea, di cui noi stessi siam cagione. Tutto l’universo allora diventa un sogno, e di tutte le cose non rimane altro di certo, che la mia esistenza.

Di Filistione si è già parlato, nella parte relativa alla Sanità. Locri Epizephiri è stata un tempo la polis, la città, più ammirata per la sua legislazione. La novità non stava tanto nelle leggi scritte, ma nel fatto che per la prima volta nella storia dell’Uomo, ad un reato corrispondeva una pena certa. Si aggiunga pure che da questo principio ne discende il corollario, che si evince dall’insieme delle norme, che la giustizia non avesse aspetti privatistici se non nella norma che imponeva nelle controversie civili di tentare il bonario componimento. Dunque quasi una giustizia moderna.

Foto: static.euronews.com

Redazione

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