Il Sentiero dei Greci e lo Schioppo del Salino
Locride… e dintorni in Mountain Bike X
Di Rocco Lombardo
Nell’immediato entroterra dell’antica Locri Epizephiri si snodano una serie di sentieri e strade bianche che hanno costituito per secoli le principali arterie di comunicazione della colonia Magno Greca, antichi itinerari che si sviluppano tra boschi e crinali mozzafiato, tra cascate e stretti valloni, tra grandi fiumare e agglomerati rocciosi la cui unicità è strettamente legata alle bellezze della costa, dell’entroterra e della montagna, con paesaggi incantevoli, talora selvaggi e inesplorati.
Il percorso odierno ci porterà a ripercorrere, per un breve tratto, Il sentiero dei Greci (detto anche Sentiero di San Nicodemo o sentiero della Seja), un sentiero escursionistico che si sviluppa all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, nel territorio di Mammola, un suggestivo borgo medievale che sorge nella Valle del Torbido alle pendici settentrionali del massiccio dell’Aspromonte, ad una decina di chilometri dalla Costa ionica, caratterizzato da stretti vicoli, scalinate, salite e piazzette che si intrecciano tra chiese e antichi palazzi decorati con portali di granito, la cui storia è legata alla presenza del monachesimo orientale, in particolare del monaco basiliano Nicodemo, Santo Patrono del paese, che visse sul vicino monte Kellerano da asceta e in preghiera, sino alla sua morte avvenuta nel 990.
Partenza e rientro da Locri, come sempre, attraverso il vecchio dromo in direzione nord, superando alcune contrade del territorio di Siderno, fino a raggiungere le contrade Pirgo e Agliona, nel territorio di Grotteria, per poi costeggiare in moderata salita la ciclabile del Fiume Torbido fino alle porte di Mammola; all’ingresso del borgo si trova una delle Porte di accesso al Parco Nazionale d’Aspromonte, da dove si dipanerà appunto l’escursione vera e propria attraverso un suggestivo itinerario naturalistico-panoramico, nonché storico-culturale, tra i più conosciuti e frequentati del territorio calabrese, segnalato dal Club Alpino Italiano con il numero 212, che ha rappresentato, come detto, per millenni, la strada più importante e più breve di comunicazione degli antichi Locresi per raggiungere il mare Tirreno e le colonie di Medma e Hipponion.
In epoca Magno-Greca, infatti, le colonie del versante jonico comunicavano con quelle del versante tirrenico attraverso i cosiddetti sentieri di cresta, ovvero dei percorsi lungo i crinali e i costoni delle montagne, che permettevano lo scambio di merci e di relazioni; il Sentiero dei Greci ripercorre proprio una di tali antiche vie di comunicazione, oggi esclusivamente percorso a piedi da appassionati escursionisti e amanti di trekking, piuttosto che dai pellegrini devoti di San Nicodemo e, perché no, da appassionati della MTB come noi.
La traccia GPS si affianca per un breve tratto allo svincolo della Strada di Grande Comunicazione Ionio-Tirreno poi, sulla destra, continua a seguire la segnaletica, con tanto di cartello toponomastico, proseguendo sulla strada sterrata che risale il Fiume Torbido, antico toponimo della Sagra, famoso per la battaglia tra Crotoniati e Locresi nel IV-V sec. a.C., la cui larghezza del greto, soprattutto nella parte finale, ha avvalorato l’ipotesi, sostenuta da molti studiosi, che un tempo il fiume fosse navigabile, e che anticamente fosse usato appunto dai locresi come grande via di comunicazione per raggiungere l’altro mare.
Incrociamo quindi sulla destra il Torrente Macariace, un segnale descrittivo ci indica il Geosito della Vecchia Miniera, ove scorgiamo l’area destinata un tempo all’estrazione di zolfo e arsenico e i ruderi della vecchia Miniera operante fino all’inizio dell’ultima guerra, continuiamo a risalire il sentiero sul greto asciutto del fiume, incontrando qualche difficoltà in alcuni tratti erosi dall’acqua e attraversando alcuni appezzamenti agricoli ricavati lungo le rive, imbattendoci in qualche vecchia pianta di gelso a testimonianza di un’attività importante diffusa un tempo nella zona che, oltre a produrre gustosi frutti, garantiva, con le sue foglie, il nutrimento a un baco da cui era possibile ricavare una pregiata seta; dopo circa un chilometro giungiamo all’imbocco vero e proprio del Sentiero dei Greci e del Vallone Salino,vicino all’ex Scuola Elementare, abbandoniamo le indicazioni del sentiero CAI e pieghiamo subito a destra verso il Vallone Salino, un luogo incontaminato e particolarmente selvaggio nella parte alta; ci aspetta infatti adesso il tratto più suggestivo e affascinante: lasciate le MTB ai piedi della valle, zaino in spalla ci inerpichiamo faticosamente lungo l’aspra ascesa che, risalendo il greto del torrente, conduce fino alla Cascata del Salino, una distanza che può essere coperta solo camminando sul bordo dell’alveo, oppure in mezzo all’acqua, con l’impervia fatica di dover scavalcare grossi massi che la furia secolare dell’acqua ha sedimentato lungo il letto del vallone.
La cascata, che per le sue caratteristiche è meta anche di numerosi amanti del torrentismo, prende il nome dall’omonimo torrente (affluente del fiume Torbido) che, scorrendo tra le gole rocciose, compie un doppio salto di circa 50 metri, rimbalzando fragorosamente più volte tra le rocce, regalando una piacevole visione e sensazione di incontaminata riserva naturalistica il cui sottobosco è caratterizzato dalla presenza di grandi massi granitici e da ontani maestosi che ombreggiano le limpide e fresche acque, con rigogliose foreste di lecci ed erica, dalla cui radice (ciocco) si ricavano pregiate pipe.
Lungo la risalita incontriamo una piccola radura dove un tempo gli artigiani scalpellini lavoravano la pietra granitica per ricavare gradini e portali per le case o macine per mulini e frantoi, alcune prese d’acqua (mastre), usate dagli abitanti della valle per l’irrigazione dei terreni, ci riportano a un passato relativamente recente, quando nelle pozze presenti lungo il greto del torrente Salino, le donne del territorio usavano ancora lavare la biancheria a mano.
Superata l’ultima ansa del torrente si staglia avanti a noi la splendida cascata detta Schioppo del Salino, risaliamo pertanto non senza difficoltà per l’asperità e la vischiosità delle rocce l’ultimo tratto tenendoci sul lato destro del canyon, ed eccoci al laghetto dove ci concediamo una meritata sosta immergendoci temerariamente nella pozza gelata, che ci rinfranca dal grande caldo e dalla fatica della scalata.
Fotografare e filmare lo Schioppo, come viene chiamato dai pastori e dai contadini del luogo, è il minimo che ci si può concedere di fronte a cotanta bellezza primordiale; per tornare a valle si ripercorre tutto il sentiero e il greto del torrente in senso inverso, stavolta decisamente più agevole e con diversi tratti piedi a mollo fino a recuperare le MTB ai piedi di una suggestiva grotta, che funge da ricovero per greggi e animali selvatici, e quindi riprendere lo sterrato che incrocerà nuovamente la parte iniziale del Sentiero dei Greci.
Il Sentiero, dal punto di vista naturalistico, è caratterizzato dalla presenza di maestosi esemplari di Quercia virgiliana ed Erica arborea e da un’imponente lecceta tipicamente boschiva e, come accennato, ha rappresentato per millenni la via più breve di comunicazione per le antiche popolazioni che, dal fiume Torbido al Passo Seja, fino ad arrivare al Passo della Limina, dopo aver attraversato i Piani di San Nicodemo, lo utilizzavano quale asse principale tra il versante ionico e quello tirrenico. Con un dislivello altimetrico di circa 600 metri, è conosciuto e frequentato da appassionati di trekking e dai pellegrini che, nel mese di luglio e agosto, raggiungono a piedi il Santuario di San Nicodemo, da annoverare, sotto l’aspetto religioso e culturale, tra i luoghi di culto più importanti della Calabria.
Incrociati nuovamente il torrente Macariace e i ruderi della vecchia Miniera, riprendiamo la strada sterrata che alterna tratti asfaltati fino a chiudere il giro ad anello e arrivare nuovamente ai piedi del borgo di Mammola, nei pressi della Villa Comunale e del viadotto degli Archi monumentali dell’ex Ferrovia Calabro-Lucana, ove poter fare rifornimento di acqua e intraprendere la via del ritorno.
In compagnia di Giuseppe Piccolo anche oggi abbiamo cercato di offrire uno spaccato suggestivo del nostro territorio, premiato da un rigenerante quanto freschissimo bagno presso lo Schioppo del Salino, per una percorrenza complessiva di sessantacinque chilometri, che pur non prevedendo particolari salite, ha comunque comportato un dislivello altimetrico di circa 800 metri, attraverso un tracciato antichissimo della Locride, permettendoci di coniugare la storia millenaria della Magna Grecia con le bellezze paesaggistiche autoctone senza tempo.