“Sbagliato attribuire il degrado di Arghillà alle famiglie rom”
L’Osservatorio sul disagio abitativo di Reggio Calabria ha diffuso un comunicato stampa nel quale critica la dichiarazione del sindaco Giuseppe Falcomatà riguardo al ghetto di Arghillà, in cui le condizioni di degrado vengono erroneamente attribuite alla presenza di famiglie rom. Secondo l’Osservatorio, il ghetto è il risultato di una scelta politica operata dal Comune di Reggio negli anni ’80 e ‘90 di autorizzare la costruzione di 950 alloggi, concentrati in un luogo separato dai centri abitati, generando un alto numero di famiglie a basso reddito in un contesto sociale isolato.
L’analisi dell’Osservatorio si basa su studi sociologici degli ultimi 40 anni, che indicano la causa dell’emarginazione e del degrado nei ghetti urbani come l’effetto concentrazione o effetto vicinato. Questo fenomeno, secondo la sociologia, non ha determinanti etnici, ma è legato agli aspetti sociali.
L’Osservatorio critica pertanto la politica comunale di ghettizzazione, sostenendo che non solo la costruzione del ghetto, ma anche gli investimenti successivi non hanno contribuito a migliorare la situazione sociale. La narrazione che attribuisce la colpa alle famiglie rom è considerata pertanto un tentativo di nascondere le responsabilità della politica comunale.
La proposta dell’Osservatorio suggerisce un’equa dislocazione delle famiglie, non solo rom, in altri quartieri della città, con l’obiettivo di diminuire la concentrazione di alloggi e famiglie ad Arghillà. Tuttavia, l’Osservatorio sottolinea che la promessa del sindaco deve essere supportata da azioni concrete e propone un piano che coinvolge il potenziamento del settore degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, lo sviluppo strutturale delle verifiche e del ricambio del personale, l’utilizzo delle risorse finanziarie disponibili e la regolarizzazione delle situazioni locative.
L’Osservatorio auspica in conclusione che il Sindaco attui effettivamente l’equa dislocazione, promettendo collaborazione attraverso il Tavolo prefettizio.