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Costume e SocietàLetteratura

Un incontro al bar Carducci

Storie d’altri tempi

Di Francesco Cesare Strangio

Le donne, una volta conosciuto, prendevano le dovute distanze.
Da buon fanfarone, Rocco pretese di pagare tutte le consumazioni non dando a nessuno la possibilità di offrire un giro di birra.
Sergio guardò il Longines d’oro che portava al polso, erano le ore venti e trenta e per lui si era fatto tardi. Salvatore, vedendo che il cugino guardava con insistenza l’orologio, capì che se ne voleva andare. Rompendo gli indugi, Salvatore chiese a Sergio se volesse passare da casa.
«Onestamente ho il desiderio di salutare i tuoi, ma data l’ora me ne devo andare: ho un appuntamento con dei signori giù in marina. Comunque, appena ho un ritaglio di tempo passo a salutarli». Disse Sergio.
Con la scusa Sergio si alzò, abbracciò tutti e si diresse alla macchina. Dopo aver lasciato girare il motore per un pò, ingranò la marcia e partì. Il motore fece sentire la sua voce per qualche minuto, poi il silenzio.
I compagni di lavoro, vedendo l’ora, concordarono l’appuntamento per le nove del giorno dopo e presero la via di casa.
La luna splendeva alta nel cielo, illuminando il percorso ai ciclisti che fecero a meno di attivare la dinamo per alimentare il faretto messo poco sotto il manubrio.
Salvatore portava in volto i segni della preoccupazione: doveva affrontare il cugino Sergio per la questione ‘ndrina. Era questione di tempo, ma alla fine doveva dare una risposta a suo cugino Sergio. Il suo più vivo desiderio era di tenersi fuori da certe situazioni, ma temeva di dispiacere il cugino.
Durante il lasso di tempo che fu assieme al cugino, Salvatore notò che il comportamento di Sergio era strano, sembrava distratto da occulte problematiche che non riusciva a capire. Visto l’andazzo, a Salvatore non rimaneva altro che attendere l’evolversi degli eventi.
La mattina del giorno dopo, alle ore nove, si ritrovarono tutti al bar Carducci. Cosimo era già lì che confabulava con Teresa: aveva gli occhi di fuori, si notava da lontano lo stato idilliaco in cui versava. Marco, con un colpo di gomito, attirò l’attenzione di Salvatore che, dopo uno sguardo d’intesa, diede una sbirciata in direzione di Cosimo e Teresa.
«Che cosa ne pensi?» domandò Marco a Salvatore.
«Secondo il mio umile parere, i due s’incontrano di nascosto. Penso che non passerà molto tempo che Cosimo sarà dietro al bancone a servire caffè.»
«Possibile?»
«Se ti va, possiamo anche scommettere»
«Mi sta bene! Scommettiamo due giri di birra per tutti» concluse Marco.
Il silenzio che regnava nella piazza, a un tratto fu rotto dal rombo di un motore: era Rocco a cavallo della Kawasaki che parcheggiò al solito posto per farla ammirare dai clienti dei due bar.
Entrato nel bar Carducci, ordinò un caffè; senza alcun ritegno, rivolgendosi a Cosimo, disse: «Che aspetti a offrirci da bere per il fidanzamento con Teresa?»Teresa divenne rossa in faccia, Cosimo balbettando controbatté: «Ma che stai dicendo? Tra me e Teresa c’è solo amicizia…»«Ma di che razza di amicizia stai parlando? Quando mai si è visto che tra un uomo e una donna intercorre la balla che racconti?»Cosimo ammutolì, sapeva che mettersi a discutere con Rocco era solo tempo perso e non solo, doveva badare di non fargli girare le scatole, se non voleva che tutto finisse con una scazzottata.
Teresa, riavutasi dall’insinuazione di Rocco, esordì dicendo: «Rocco ha ragione, stiamo valutando se c’è una certa affinità di carattere per poi decidere il da farsi.»
«Brava Teresa! Questo è parlare» rispose Rocco.
Nell’angolo, a destra dell’ingresso, c’era il jukebox; era una macchina di ultima generazione, colore bianco alla cui sommità c’era un vetro con una serie di pulsanti affiancati dal titolo delle canzoni. Marco inserì un gettone e selezionò Can I Get a Witness dei Rolling Stones. Al ritmo di musica Rocco agitava la testa da sembrare un invasato.
«Dai… Facciamoci un giro di birra!» disse Salvatore.
Rocco, ormai trasportato dal ritmo della musica, discostò la sua attenzione da Cosimo.
Tra musica e birra ritornò la concordia tra i componenti della squadra di mastro Filippo.
In lontananza apparve don Angelo; camminava zoppicante e, di tanto in tanto, si fermava a parlare con la gente.
Arrivato alla soglia del bar, fu investito dalla musica assordante del jukebox. Rocco, con la bottiglia di birra in mano, ballava ignaro della presenza del parroco.
Don Angelo, tenendo le labbra chiuse per reprimere la propria collera, dondolava la testa in senso di commiserazione. Rocco, avvedutosi di don Angelo, smise di scimmiottare e prese posto al tavolino con gli amici.
Rocco rivolgendosi al parroco disse: «Don Angelo, vi posso offrire un caffè?»
«La prima cosa che devi fare è di abbassare sto finimondo, poi ne parliamo.»
Rocco, rivolgendosi a Cosimo, disse: «Dai abbassa il volume, devi iniziare a darti da fare sennò il Carducci non ti vorrà per genero.»
Nessuno osò ridere, diversamente Rocco sorrise senza ritegno. Don Angelo lo guardava senza proferire parola. Dallo sguardo truce, fu chiaro il disprezzo del prete verso Rocco.

Foto: recyclegarage.it

Redazione

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