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Costume e SocietàLetteratura

L’arrivo all’Ascklepieion

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri


GRF

Di Giuseppe Pellegrino

L’Ascklepieion era diviso in due settori: vi si accedeva dal lato sud attraverso una porta di marmo, ma che anticamente era di legno. Un’altra porta rappresentava l’accesso al tèmenos, tempio, che conteneva il vero e proprio luogo sacro. Non molto lontano dalla porta sorgeva un altare. Accanto vi era l’Abaton, il Luogo del Sonno Sacro. L’Abaton era composto da un portico maestoso di fattura dorica, distribuito in due navate; sulla parete retrostante si apriva l’accesso alla fonte di Alirrotio, l’acqua sacra. Lato monte vi era un ambiente di forma quadrata in cui era situata la fossa sacrificale. Sempre su quel lato sorgevano le stanze per i banchetti e le celebrazioni solenni: erano quattro stanze quadrate provviste di basamenti per i letti da convivio. Fronteggiava questa struttura una stoà di stile ionico, atta a contenere, alla bisogna, altri commensali.Il Tempio era sì dedicato al culto vero e proprio, ma il resto delle strutture serviva a contenere i malati che chiedevano l’intervento del Dio.
Seppure grande e maestoso, l’Ascklepieion era niente in confronto al vicino Persephoion.
Il lungo cammino stancò Antipatro, seppure il viaggio venne fatto sopra un carro. Ma ormai la sua attività fisica si limitava a camminare nella propria casa, mangiare di malavoglia e dormire. Il veleno per dormire che gli aveva dato Milone era finito, ma Antipatro ne aveva chiesto altro e altro ancora, soddisfando l’ingordigia del medico che veniva pagato. Così, l’àristos leniva il suo intimo dolore dormendo. Tutto il viaggio fu fatto di notte, con i servi avanti con le torce, per poter essere di buon mattino al Tempio.
Qui, all’ora prima, il carro si fermò e Antipatro non si sottopose neppure alla lieve fatica di un breve cammino, ma si presentò sopra una portantina, accompagnato dai figli, dalla moglie e dal fratello. Nonostante l’ora mattiniera, attorno al Tempio vi era già un grande via vai. Il Tempio non era solo il riferimento della gente sofferente, ma anche luogo di mercato e, soprattutto, riferimento di artigiani che inviavano i figli a vendere delle figure di terracotta, di ferro o di bronzo o marmo, da recare in voto al Dio per la guarigione miracolosa. E poi l’Ascklepion di Locri attirava la gente di tutta la Grecia. Dunque al tempio del Dio si veniva non solo per guarigioni, ma anche per affari grandi o piccoli.
Grande fu la sorpresa di Democede nel vedere da lontano l’àristos. Era a conoscenza della sua scarsa fede addirittura verso Persefone, figurarsi verso il Dio Asclepio. La sua meraviglia non si tramutò in passi concreti, poiché in quel momento vi erano due fedeli, che volevano depositate dei monumenti votivi a ringraziamento per la guarigione miracolosa. I due postulanti non si erano avvicinati alle botteghe delle pinakes né a quelle delle figuline. Dai vestiti si vedeva che era gente agiata e dall’ex voto la grande guarigione miracolosa.
Diòfanto aveva fatto la sua richiesta ben quattro mesi prima. Di prima mattina si era portato al Tempio per portare il suo ex voto, composto da un alto tripode di ferro su cui vi era poggiato due piedi di terracotta e appena sotto la scritta in marmo. Il voto fu messo accanto alla sua richiesta fatta . Antipatro fu curioso. Dalla lettiga si alzò da solo poiché non vi aveva bisogno di aiuto e si avvicinò per vedere la richiesta e come Asclepio l’aveva esaudita.Su una stele di marmo vi era la scritta tutta intorno:

Supplica di Diòfanto.

Poi seguiva l’implorazione:

Io, affezionato servo del Tempio, dico a te queste cose, o Asclepio, figlio del figlio di Latona: come potrò venire alla tua aurea dimora, o beato ,agognato capo divino, dal momento che non ho i piedi con i quali giunsi al Tempio, a meno che tu, benevolo, dopo avermi guarito, non mi conduca di nuovo, sicchè io contempli te, il mio Dio, più splendente della terra in primavera?
Io, Diòfanto, di questo ti supplico: salvami, o beato o fortissimo, guarendo la mia malvagia podagra; fallo in nome di tuo padre Apollo, che io prego moltissimo. Nessuno, infatti, dei mortali che sono sulla terra, potrebbe procurare la liberazione da tali sofferenze; tu solo, o Dio beato, ne hai la forza, poiché gli Dei che tutti sovrastano concessero ai mortali come grande dono te, il misericordioso, a liberazione delle sofferenze.

Questa la stele di marmo sotto la quale veniva messo il tripode di ferro con la nuova iscrizione di ringraziamento e sopra due piedi fatti da artigiano provetto:

O Asclepio soccorritore, tre volte beato, dalla tua arte Diòfanto fu guarito dalla sua incurabile ulcera maligna; egli non appare più zoppo ai piedi, né come se camminasse su spine, ma sano di piedi, così come avevi promesso.

Clitennestra, la moglie di Antipatro, fu incuriosita. Il male di cui soffriva Diòfanto era grave. Come era stata possibile la sua guarigione ?
E Diòfanto rispose:«Tutti sanno della malattia di Diòfanto. Tutti sanno, Democede per primo, che al Tempio fui portato su una lettiga. Tutti hanno sentito la mia preghiera di poter venire al Tempio di Asclepio con le mie gambe. E ti giuro che da Krispteria sono venuto a piedi come voto. Il voto è stato messo sul carro, ma io ho tirato il cavallo per le briglie camminando sempre a piedi. Asclepio ed Apollo mi sono testimoni.»
Così rispose Diòfanto e le lacrime rigavano il suo volto. Anche la sposa di Antipatro pianse covando una speranza.

Foto: romanoimpero.com


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