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È di Gioiosa Ionica la nuova promessa del fantasy italiano

Intervista a Claudia Ieraci, autrice di “Anime perse”.

Claudia è una giovane scrittrice di Gioiosa Ionica. Anime perse è il suo primo romanzo, pubblicato a ottobre 2020 dalla casa editrice Giovane Holden.
Si tratta di un fantasy ambientato in Irlanda e narra le vicende di Emily Walsh, adolescente introversa che frequenta la scuola di La Cross. La ragazza vive una vita tranquilla, divisa tra la famiglia amorevole e gli amici di sempre. Tuttavia, dietro la sua apparente serenità, si nasconde un animo inquieto, destinato a subire cambiamenti devastanti, capaci di stravolgerla completamente e di farle cambiare idea sul concetto di “bene” e “male”.
Da dove nasce la tua passione per la scrittura?
Prima della passione per la scrittura c’è stata quella per la lettura. Ho iniziato leggendo libri di fiabe e racconti illustrati quando ero solo una bambina. Successivamente ho avuto il mio primo diario e lì ho iniziato a scarabocchiare i miei primi racconti. Le storie si formano da sole nella mia mente, un po’ come fanno i pensieri. Talvolta mi basta mettermi al computer e scrivere.
Quando hai deciso di scrivere questo libro? Cosa ti ha spinto a farlo?
Diciamo che non l’ho proprio deciso, è stata più un’ispirazione naturale a dargli forma. Ero affascinata dall’Irlanda e dalla cultura celtica così, andando avanti nella lettura dei miti e delle leggende del popolo irlandese, ho scritto il romanzo. Non sapevo se e come lo avrei pubblicato, volevo semplicemente scriverlo e raccontare questa storia.
Perché hai scelto come ambientazione proprio l’Irlanda?
Sogno da sempre di poter vivere in Irlanda ma, purtroppo, non sono ancora riuscita a realizzare questo desiderio. Ho lasciato perciò che i personaggi che avevo creato lo vivessero al posto mio, immaginando i luoghi e le ambientazioni come se fossero la mia casa.
Parliamo della protagonista: quanto c’è di te in Emily?
A dire il vero non c’è molto di me in Emily. Lei è forte, coraggiosa, ed è mossa dall’amore verso le persone che le stanno accanto, tutti sentimenti nobili che non mi appartengono fino in fondo. Se nella mia vita ho dovuto sacrificare qualcosa o qualcuno con egoismo, beh, l’ho fatto. Perciò posso affermare che io e lei siamo due persone completamente diverse e che, forse, ho voluto creare un personaggio così altruista e puro per sopperire ciò che in realtà non ho.
Il tuo è un romanzo fantasy. Quali sono le opere di questo particolare genere narrativo che ti hanno formato come scrittrice?
Il mio primo fantasy è stato Harry Potter e posso affermare con convinzione che J.K. Rowling è stata la mia mentore, nonché la mia ispiratrice. Successivamente mi sono avvicinata alla scrittura di Stephen King e ai suoi romanzi, affascinata dal modo in cui lo scrittore riusciva a entrare nella mia testa, facendo scattare le mie paure. Durante il mio “periodo horror” – se così possiamo definirlo – ho conosciuto autori come Edgar Allan Poe e Bram Stoker. Ma mi sono lasciata trasportare anche dalla penna di autori contemporanei come Veronica Roth, Suzanne Collins e Victoria Aveyard.
Emily si trova in conflitto con sé stessa, costretta a dover scegliere costantemente tra bene e male. Credi che sia una metafora, in generale, dell’adolescenza?
Credo fortemente che sia una metafora di tutte le fasce d’età! Ogni giorno siamo costretti a dover fare delle scelte, talvolta compiendole in modo errato. Secondo me il bene e il male sono facce della stessa medaglia ed entrambi detengono il controllo delle nostre scelte.
Ti sei ispirata a qualcuno in particolare per costruire i personaggi secondari?
In verità sì. Mi sono ispirata alle persone che mi sono state vicine o che mi hanno allontanata nel corso della mia adolescenza.
Anime perse avrà un seguito? Se sì, quando lo leggeremo?
Anime perse è il primo romanzo di una trilogia. Non so con esattezza quando uscirà il secondo, spero il più presto possibile.

Anastasia Cicciarello

Nata a Locri nel 1990, membro effettivo della Millennials Generation, ha iniziato a scrivere prima sui muri con i pastelli, poi a scuola, dove ha incanalato la sua passione e non si è più fermata. Le piace viaggiare ma adora allo stesso modo la strada del ritorno, la bellezza dolorosa e fragile della sua terra. Abita ad Ardore, la cui posizione invidiabile le fa iniziare ogni giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno. Il bisogno di dire la sua l’ha condotta alla finale del concorso AttiveMenti con il racconto “La necessità del superfluo”, a scrivere “Il dolore non mi fa più paura” per la casa editrice Guthenberg e a collaborare con varie testate come hermesmagazine.it

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