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Le Strade Provinciali sono state dimenticate?

L’attuale Strada Provinciale 9, ex Strada Statale 110, è una strada di proprietà del demanio, un tempo gestita dallo Stato, poi ceduta, secondo l’effetto traslativo della proprietà vigente nel nostro ordinamento, alle Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia e, ancora, dal 2016, classificata a strada facente capo alla Città Metropolitana. Essa attraversa la Calabria dal tratto ionico a quello tirrenico, rispettivamente dal Comune di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, al comune di Pizzo, in provincia di Vibo Valentia, passando per il centro e seguendo la direttrice mare-monti.

Dalla strata regia alle condizioni precarie di oggi

La strada fu voluta nel 1837 dal re del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, per potenziare gli stabilimenti siderurgici di Mongiana e Ferdinandea ed è questa la ragione per cui, fino a qualche tempo addietro, veniva denominata nel gergo popolare strata regia.
La SP9, oggi, è l’unica arteria che collega Stilo, Pazzano e Bivongi alla SS 106, ed è percorsa quotidianamente, oltre che da un traffico particolarmente intenso di privati, dai mezzi della società Mangiatorella, nonché da quelli della ditta Federico, unica società che garantisce il trasporto di persone nei summenzionati paesi interni. È, altresì, l’unico tratto viario che permette ai cittadini della Vallata dello Stilaro di raggiungere l’Ospedale Civile di Locri.
Percorrendo tale rete viaria non è difficile accorgersi delle condizioni precarie in cui essa versa da ormai circa un decennio, frutto di scarsa manutenzione da parte degli organi competenti.
È il caso di procedere per gradi, per meglio comprendere lo stato delle cose.

Frane, incidenti e paesi isolati

Nel 2015 uno smottamento di notevole entità in località Nipitino di Stilo, dovuto alle copiose precipitazioni stagionali, determina dapprima l’isolamento dei centri abitati, quindi un pericoloso restringimento stradale che riduce il transito a una sola e stretta corsia. Il tutto verrà ripristinato solo cinque anni dopo.
Nel maggio del 2019, percorrendo il tratto della SP9 che dal centro Pazzano conduce a Stilo, una giovane ragazza perde il controllo della sua utilitaria e, andando fuori strada, probabilmente a causa del manto stradale bagnato, precipita per una decina di metri nella scarpata sottostante, nonostante la moderata velocità accertata dal dispositivo GPS, perdendo la vita. Inidoneità e mancata manutenzione del guardrail, posto a protezione del tratto stradale, è quello che emerge dalle indagini, assieme alla responsabilità in capo a dirigenti e tecnici del Settore Viabilità della Città Metropolitana che, seppur a conoscenza delle condizioni del guardrail, non avevano provveduto alla messa in sicurezza dello stesso.
Ancora, nella fredda stagione del 2019, in località Campanaro del comune di Pazzano, la veemenza degli agenti atmosferici provoca il cedimento del corpo stradale che da Monasterace porta a Serra San Bruno e l’interruzione del transito veicolare e pedonale sull’ex SS 110 per diversi mesi, mettendo così in ginocchio un’intera categoria di lavoratori-dipendenti, quelli della società Mangiatorella, impedita nel raggiungete la ditta in cui opera.

Le buone intenzioni della Città Metropolitana

Sappiamo bene che la responsabilità per omessa o mancata manutenzione delle strade discende da disposizioni normative che impongono agli Enti territoriali obblighi di sicurezza. E infatti “la Città Metropolitana pianifica le strutture di comunicazione e le infrastrutture tenendo conto delle esigenze di tutti i territori, di tutte le zone omogenee, persegue l’obiettivo del potenziamento delle strutture di viabilità e del miglioramento della sicurezza stradale, gestisce e realizza la viabilità di propria competenza curandone la manutenzione e assicurando la compatibilità e la coerenza alla pianificazione urbanistica” recita l’art. 15.5 dello Statuto della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Il quadro delle competenze delineato risponde perfettamente a un criterio di chiarezza e precisione. Ciononostante, sono diverse le strade di proprietà metropolitana per le quali cittadini e sindaci invocano da diverso tempo interventi di efficientamento o ripristino della viabilità. Come si fa a porre rimedio, concretamente, a situazioni pericolose e divenute ormai insostenibili per gli utenti della strada? Serve un piano di investimenti nell’ottica della manutenzione della rete viaria che dia origine a una rinnovata visione di gestione della strada, orientata alla programmazione degli interventi secondo obiettivi prestazionali e scenari di rischi standardizzati sulla rete. Attraverso la manutenzione programmata della strada si deve cercare di superare la logica vigente dell’intervento episodico o emergenziale, andando piuttosto ad adottare una lettura complessiva dei caratteri della infrastruttura e degli eventi che su questa si verificano, al fine di intervenire prevenendo le criticità in ordine alla sicurezza, funzionalità e comfort della rete. Questa visione programmatica comporterebbe benefici sia diretti, per gli utenti della strada, in termini di maggiore continuità e qualità dei servizi, sia indiretti, per i paesi, in termini di valorizzazione e riqualificazione di un patrimonio stradale imponente. Sono necessarie procedure standardizzate di controllo che prevedano, sulle orme della figura del cantoniere, ispezioni con cadenza regolare, nell’ottica di un incremento del livello di sicurezza stradale.

Le incognite relative al prossimo futuro

Il passaggio di proprietà delle strade in seno all’ente metropolitano sembra, al contrario, aver trasformato ulteriormente le stesse in rischiosissimi percorsi di guerra. È per questo che si chiedono procedure rapide e risorse dirette perché un paese non può più attendere un lustro prima che un cantiere si apra, che è il tempo medio che si perde in passaggi burocratici.
Il principale obiettivo di un Ente Locale, quale risulta essere la Città Metropolitana, dovrebbe essere il conseguimento di un equilibrato sviluppo territoriale, economico e sociale, compatibile con la salvaguardia dell’ambiente per il benessere dei cittadini, nell’interesse esclusivo di essi e a tutela di tutte le comunità locali che ne fanno parte.
Allo stato, nonostante i ripetuti e incalzanti solleciti, non sappiamo se siano stati pianificati gli interventi richiesti dai cittadini né se esista e, nel caso, quale sia, il cronoprogramma degli interventi da mettere a punto. Il desiderio ultimo è che tutto questo possa tradursi nel totale abbandono delle ex provinciali.

Foto: ilreggino.it

Caterina Sorgiovanni

Nata a Locri nel non molto lontano 1993, è iscritta al Corso di Laurea in Scienze delle Pubbliche e Private Amministrazioni, ma conserva in un cassetto di cui non ha ancora trovato la chiave un debole per la facoltà di Lettere Classiche. Non si tira indietro dinanzi al confronto verbale ma preferisce scrivere, arte che, leggenda vuole, ha praticato dal primo giorno di vita. Scriveva infatti sulla schiena della madre quando la cullava, lo ha fatto per mettere a tacere i cattivi pensieri, lo fa oggi per Métis. L’armonia e la flessibilità che condivide con le parole le hanno rese le sue più care amiche… a differenza di quanto avvenuto con quegli antipatici dei numeri che si ostinano a racchiudere tutto in schemi.

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