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Politica

Il Governo Draghi e le critiche a scatola chiusa che ci fanno partire col piede sbagliato

Dopo giorni di tensioni e indiscrezioni, nella serata di ieri ha finalmente visto la luce il Governo Draghi. L’ex presidente della Banca Centrale Europea, che ha ha convinto fin dal primo momento i mercati, è salito infatti al Quirinale alle 19 per conferire con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e sciogliere finalmente la riserva sulla possibilità di formare un nuovo esecutivo. Nei frenetici giorni di consultazione, Mario Draghi è riuscito a convincere tutte le parti politiche che siedono in Parlamento (fatta eccezione per Fratelli d’Italia) ed è adesso chiamato al difficile compito di traghettare il Paese fuori dalla crisi economico-sociale innescata dalla pandemia da Covid-19.
La lista dei Ministri che faranno parte del nuovo governo conferma il tentativo del già Governatore della Banca d’Italia di mantenere un l’equilibrio tra le forze politiche che è riuscito a raccogliere sotto di sé che, per la prima volta dopo anni, ci dà la certezza di essere dinanzi a un proverbiale Governo delle larghe intese.
Il Movimento 5 Stelle, uscito claudicante dal voto sulla piattaforma Rousseau con il quale ha chiesto ai suoi sostenitori di esprimere un parere sull’appoggio o meno a Draghi, ha ottenuto comunque il maggior numero di ministri, ben 4, mentre Partito Democratico, Forza Italia e Lega si sono dovuti accontentare di 3. Liberi e Uguali e Italia Viva (con buona pace per le richieste espresse dal leader Matteo Renzi) dovranno invece accontentarsi di un solo ministro. Gli altri 8 incarichi sono stati invece affidati a tecnici che Draghi ha estratto da un ampio cilindro di professionalità orbitanti attorno ai ministeri.
Scendendo nel dettaglio, il nuovo governo è composto da:

Saranno invece Ministri senza portafoglio (ovvero eserciteranno le funzioni che gli sono state delegate dal Presidente del Consiglio senza essere titolari di un dicastero):

Roberto Garofoli, infine, ricoprirà il ruolo di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio.
Nove dei nomi che abbiamo elencato sono delle conferme rispetto al Governo Conte II. Si tratta di Luigi di Maio, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese, Roberto Speranza, Dario Franceschini, Federico D’Incà ed Elena Bonetti, che riassumono il ministero presieduto in precedenza, e Stefano Patuanelli e Fabiana Dadone che rilevano invece incarichi differenti rispetti a quelli ricoperti prima della crisi.
Le reazioni alla nuova lista di nomi sono state le più disparate, dalla polemica in seno al PD per l’assenza di donne dem al malcontento di Matteo Salvini per le riconferme di Boccia e Lamorgese, passando per l’accusa di aver formato un governo “ostaggio della sinistra” mossa invece da Giorgia Meloni.
La società civile, invece, ha fatto rimbalzare sui social la battuta che l’esecutivo presentato somigli in maniera inquietante a quello del 2008, mentre alle nostre latitudini più di qualcuno ha fatto notare che la composizione dei ministri sarebbe sbilanciata troppo verso settentrione (solo cinque ministri sarebbero infatti di origini meridionali).
Non ci sentiamo di criticare a scatola chiusa la composizione di Governo né intendiamo partire prevenuti nei confronti dei Ministri riconfermati o di chi ha ricoperto incarichi in passato senza riuscire a soddisfare le aspettative dei cittadini. Non dimentichiamo, infatti, che sarà compito del Presidente del Consiglio coordinare la squadra e dare ogni suo Ministro le indicazioni utili a fargli svolgere un lavoro efficace. Quanto alla critica che il Governo sia composto quasi esclusivamente da settentrionali ci pare una questione di lana caprina. L’essere meridionale (spesso solo di origini) non è mai stato indice della qualità di un Ministro o garanzia che si occupasse efficacemente delle questioni relative al Mezzogiorno. Scendendo nel dettaglio del Ministero che maggiormente ci interessa, quello per il Sud e la Coesione, comunque, al netto delle eventuali distanze dalla sua ideologia politica, non possiamo ignorare che Mara Carfagna sia campana, che ha già dimostrato di conoscere le problematiche del suo territorio e che (siccome già sento le vostre lamentele) sarebbe ora di smetterla di bollarla ancora per il suo trascorso nel mondo dello spettacolo e valutarne l’operato solo in virtù della sua esperienza politica.
Attendiamo le prime deliberazioni. Per valutare abbiamo tutto il tempo.

Foto: tgcom24.it

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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