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Stefano Ceratti: l’intellettuale che non aveva altra fede oltre alla propria gente

Stefano Ceratti si spegne il 7 aprile 1992 nel suo studio di Bianco, mentre presta la sua opera di medico-cardiologo. Un killer, giunto dal cosentino, come verrà cristallizzato alcuni anni dopo in un processo istruito dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria, spezza la vita del dottore Ceratti, sposato e padre di tre figli. Impegnato in politica, è uno degli esponenti più stimati della Democrazia Cristiana, partito del quale è Segretario della sezione del suo paese natale: Caraffa del Bianco.
Per conoscere il dottore Stefano Ceratti riportiamo un passaggio di uno scritto del compianto Nicola Zitara, a ricordo del medico-cardiologo, in occasione del primo anniversario della sua morte, che è stato pubblicato a cura della moglie e dei figli del politico democristiano. Si tratta di una breve antologia che è un vero e proprio percorso intellettuale, dal quale viene fuori il ritratto di un credente colto, libero, sincero e combattivo, che ha cercato nell’ispirazione cristiana una risposta nuova ed efficace ai problemi gravi e difficili della sua terra.

Ho seguito per alcune settimane Stefano Ceratti e ho voluto tentare di capire il percorso intellettuale di un uomo che faceva politica, che si confrontava nel suo aggregato sociale con le comuni armi dell’azione politica, che parteggiava da amico solidale o da nemico civile. Di un borghese di vecchia e consolidata famiglia gentilizia, che si piegava verso la sinistra sociale e che avversava la sinistra politica. Una contraddizione in termini? Un doppio volto? Un predicare bene e un razzolare male? Forse non sempre, a sinistra e a destra, e qualche volta tra gli stessi praticanti, si hanno idee chiare a proposito dei più recenti orientamenti della ricerca cattolica in sede di etica politica, sulla scelta di un programma pratico in direzione dell’agire politico. La ragione critica di Stefano Ceratti era giunta alla conclusione che i motivi di vita bisognasse trovarli non in termini assistenziali o caritativi ma in un progetto; che la comunità di Caraffa non doveva aspettarsi soluzioni calate dall’alto, ma costruirle da sé.
Inseguendo i segni che Stefano Ceratti ha lasciato sui margini delle pagine e sulle copertine dei libri che andava leggendo, in cerca della figura morale del cattolico impegnato in politica, ne esco con idee più chiare, l’anima ripulita e la mente più tollerante. In tutto questo Stefano ha donato qualcosa anche a me, e di ciò lo ringrazio. Lo ringrazio anche per le sue incertezze e suoi momenti di dubbio. Perché, qualche volta, la Croce, anche a Lui è sembrata molto pesante da portare. Mi viene sotto gli occhi una frase di Max Weber, che Stefano trascrisse nel 1983: “Non abbiamo dinnanzi a noi la fioritura dell’estate bensì… una notte polare di fredde ombre e di stenti, qualunque sia il gruppo cui tocchi ora la vittoria dal punto di vista esteriore”. La vittoria esteriore! Nella sostanza, forse, una sconfitta. Eppure continuava a trascinare la Croce. Per l’intellettuale della nostra terra non c’è altra fede che la nostra gente. Lavorare da medici e infermieri del nostro popolo, tentare di salvare qualche vita dalla “notte polare di fredde ombre e di stenti”.

Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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