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Costume e SocietàLetteratura

Il sogno di un guadagno facile

Di Francesco Cesare Strangio

Il pasto fu abbondante e gustoso, era da quando Rossi aveva lasciato l’Italia che non mangiava così bene. Friedrich parlava con difficoltà l’italiano e, onde evitare fraintendimenti, si avvalse dell’aiuto di Barbara.
Alla fine del pranzo si accomodarono nel salone e lì iniziarono a parlare d’affari.
Friedrich fece presente che i profumi erano un articolo che il regime non vedeva di buon occhio, in ogni caso ci avrebbe pensato lui a creare le condizioni di mercato.
Poi aggiunse: «La gente gradisce il profumo prodotto in Francia, ma ancor di più quello italiano.»
Barbara spiegò che, essendo Friedrich un generale comandante della Stasi, il Governo gli concedeva tutto quello che chiedeva; ma sarebbe stato molto sconveniente, sul piano politico, se si fosse saputo che Friedrich stava dietro a tutta la vicenda.
Ecco il ruolo di Klöden!
La signora fece portare un liquore da dessert. Ci tenne a presentarlo dicendo: «Questo è un vino prodotto in un’isola più vicina all’Africa che alla stessa Italia. Si tratta del Moscato di Pantelleria (bianco amabile), prodotto dalle uve Zibibbo, invecchiato di tre anni. Questo va servito con i dolci. Mi dispiace che non possiamo avere i dolci della pasticceria italiana e dobbiamo arrangiarci con dei biscotti prodotti qui da noi.»
Quando la signora fece aprire la bottiglia dalla governante, l’aria del salone s’impregnò di un profumo dal valore irraggiungibile, sublime e indescrivibile: si era al cospetto degli dèi. L’unica nota stonata erano i biscotti tedeschi. Non sapevano di niente.
Friedrich invitò i commensali ad alzarsi per fare una passeggiata lungo il viale per gioire del profumo delle betulle.
Erano le tre del pomeriggio quando uscirono di casa. Rossi, pensando di fargli un complimento, esaltò le bellezze della villa.
Friedrich rise sonoramente, poi precisò: «La villa in cui abito non è mia, ma dello Stato. Era di un ricco Tedesco e gli è stata confiscata subito dopo l’occupazione comunista. Qui nessuno è proprietario di niente; quando andrò in pensione mi sarà assegnato un appartamento da cinquanta metri quadrati, in un anonimo palazzo, e tutta la mia gloria finirà lì.»
Friedrich continuò nel discorso e precisò che in Germania dell’Est solo gli oligarchi e gli alti ufficiali della Stasi avevano vita facile, il resto non erano altro che semplici numeri.
Le parole di Friedrich suonarono chiare, doveva fare in fretta: gli era rimasto poco tempo prima che finisse nell’obblio e divenisse un numero.
«Noi – continuò Friedrich, – non abbiamo intenzione di restare a marcire nella DDR, il nostro sogno è di trasferirci in Toscana. Come vedete, ci troviamo a ragionare lungo il viale delle betulle; sarebbe meglio in casa, ma la cosa non è così! Qui viviamo tutti sotto la schiavitù del ricatto. Le nostre case sono totalmente piene di microspie. La stessa governante è un organo di controllo sulle attività della mia famiglia. Dobbiamo avere paura persino di noi stessi… questo è il sistema dei Paesi totalitari
Friedrich era intenzionato a chiarire tutto in quell’incontro e, da buon comandante della sezione speciale della Stasi, precisò: «Ci tengo a essere estremamente chiaro, onde evitare spiacevoli equivoci. Non abbiamo nessun interesse a importare prodotti di prima qualità. Il nostro unico obiettivo è il massimo profitto. Se quanto ho cercato di comunicarle è chiaro, ci deve dire quali sono le sue esigenze come titolare dell’azienda, poi ragioniamo sul quantum finale.»
Rossi rifletté un attimo e fece il prezzo. Era un prezzo da concorrenza, super conveniente.
Friedrich annuì positivamente su quanto aveva formulato Rossi.
Poi disse: «Su quanto ha formulato, bisogna apportare dei correttivi.»
Rossi guardò Friedrich e Klöden con volto dubbioso: non era sua intenzione scendere sulla percentuale richiesta.
Friedrich si spiegò meglio: «Noi le facciamo transitare dieci volte in più di quanto deve ricevere per la merce che spedisce. Le premetto che se manda diecimila confezioni saranno, sulla carta, centomila, così ci saranno novantamila pezzi in più. La quantità in più è la parte in nero che dovrà essere così suddivisa: il 50% lo prendo io perché devo oliare un politico; l’altro 50% va a Klöden!»
A Rossi sembrava di sognare. Le parole di Friedrich gli suonavano nel cervello come campane a festa. La cosa lo garbava, aveva portato a termine qualcosa di magistrale e di stupefacente sul piano economico. Rossi si estraniò: immaginava la faccia dell’amico socio dipinta di grande stupore per poi esplodere di felicità come i fuochi d’artificio in una calda notte di agosto. Si era fatto trasportare in alto, spinto dal vento dell’immaginazione, tanto che lo stesso Friedrich lo osservava con stupore interrogandosi su cosa avesse detto di sbagliato.
Rossi, come intontito, ritornò in sé e chiese ai due: «Dove desiderate che depositi la vostra parte?»

Foto: carthusia.it

Redazione

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