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Costume e Società

Zaccaria, il Papa calabrese

Di Davide Codespoti

Il Papa, si sa, è il capo supremo della Chiesa cattolica, alla quale tutti i prelati e i fedeli devono, in teoria, obbedienza sul piano dottrinale. Tuttavia, questa posizione di supremazia non si è affermata subito nella Chiesa cristiana delle origini, dove ogni vescovo aveva pari dignità con il vescovo di Roma, al quale toccava solo una sorta di primato morale, dato che Roma era il luogo di sepoltura degli apostoli Pietro e Paolo, martirizzati nel 64. Dopo la fine dell’Impero romano d’Occidente, alla Chiesa toccò il compito di amministrare gran parte degli ex-territori imperiali, in cui lo Stato era quasi scomparso e le città riconoscevano come unica autorità civile e religiosa il vescovo. Per di più, i Papi dovettero fronteggiare l’aggressiva politica espansionistica dei Longobardi, popolazione germanica che aveva conquistato gran parte dell’Italia e minacciava la stessa Roma.
Fu in questo contesto che, il 29 novembre del 741 fu eletto Papa Zaccaria, un diacono calabrese, originario di Santa Severina, presso Crotone, dove era nato nel 679. La consacrazione avvenne il 10 dicembre, senza aspettare la conferma dell’esarca di Ravenna, che rivestiva questa funzione in quanto rappresentante del potere bizantino in Italia. Il nuovo Pontefice, tuttavia, era una persona diplomatica e conciliante: appena insediato sul soglio, si recò a Terni, presso Liutprando, re dei Longobardi, ottenendo dal sovrano la restituzione alla Chiesa delle città di Amelia, Orte, Bomarzo e Olesa, oltre che a parte della Sabina strappata alla Chiesa di Roma un trentennio prima.

Santa Severina

Nel 742, rispondendo alla richiesta di aiuto di Eutichio, esarca (ossia governatore bizantino) di Ravenna assediato dall’esercito longobardo di Liutprando, Papa Zaccaria si recò a Pavia, per trattare la cessazione delle ostilità, che ottenne con pieno successo. Dopo la morte del re longobardo nel 744, Zaccaria trattò efficacemente anche con il suo successore, Rachis, che tolse l’assedio a Perugia e alla Pentapoli (ossia le cinque città di Pesaro, Rimini, Fano, Osimo e Ancona) e alla fine decise addirittura di abdicare e di entrare nel convento di Montecassino.
Il Pontefice mantenne anche buone relazioni diplomatiche con Costantinopoli, malgrado la fede iconoclasta (ossia avversa alle immagini sacre) dell’imperatore Costantino V, che gli era riconoscente per il ruolo svolto nel far cessare l’assedio di Ravenna, tanto da donargli le città laziali di Norma e di Ninfa (presso l’odierna Cisterna di Latina), precedentemente sotto autorità bizantina.
Anche nel governo della Chiesa e nell’amministrazione di Roma il Pontefice dispiegò una notevole energia: nel 745 convocò un sinodo ecclesiastico per ribadire la condanna al vescovo Adalberto di Magdeburgo, accusato di compiere opere di magia attraverso l’invocazione di angeli non presenti nelle Sacre Scritture (come Uriele, Raguele, Inia, Tubua, Saboc e Simiele): il sinodo riconfermò la condanna di Adalberto, che venne sospeso dalla sua carica di vescovo.
Inoltre, si deve al Papa calabrese l’uso della tonaca sacerdotale durante le funzioni religiose: infatti Zaccaria proibì che i sacerdoti celebrassero la messa con il capo coperto e ordinò che portassero una lunga sottana sia durante le funzioni liturgiche che in giro per la città. I sacerdoti, infatti, su sua richiesta, distribuivano elemosine ai poveri e ai pellegrini e spesso soccorrevano i bisognosi nelle loro case.
Il Pontefice fu abile anche ad amministrare Roma: fece restaurare e abbellire il palazzo del Laterano, dove decise di porre la residenza Papale, e istituì il sistema della domus cultae (villaggi coltivati) per impedire lo spopolamento delle campagne romane e incrementare la produzione agricola. Le domus cultae erano infatti un sistema di cessione ai fittavoli di terre incolte appartenenti alla Chiesa: Zaccaria fece costruire tre villaggi con queste caratteristiche, riuscendo in parte a frenare lo spopolamento delle campagne, tanto che venti anni dopo Papa Adriano I decise di costruirne altri quattro nel territorio dell’Agro romano.
Tuttavia, la situazione internazionale peggiorò nel 751, quando il nuovo re longobardo Astolfo conquistò Ravenna, riducendo i possedimenti bizantini in Italia alla Sicilia, alle coste calabresi e a parte della Puglia. Zaccaria capì di dover cercare immediatamente degli alleati che proteggessero la Chiesa, in quanto Astolfo non era incline alle mediazioni come Liutprando e stava già pianificando la conquista di Roma. Si rivolse ai Franchi, governati da re Childerico III, della dinastia merovingia, sebbene di fatto gli affari politici fossero nelle mani di Pipino il Breve, maggiordomo di palazzo (ossia primo ministro): questi, che ambiva a salire al trono, approfittò della richiesta di aiuto Papale per cercare di veder realizzato il suo progetto.

Pipino il Breve

Di conseguenza, inviò a Zaccaria una lettera, nella quale si chiedeva se il titolo regale appartenesse a chi esercitava il potere o a chi era di sangue nobile: il Pontefice rispose senza esitazione che il sovrano era colui che comanda. L’avvallo Papale alla richiesta di Pipino produsse effetti molto duraturi: con un colpo di Stato, il maggiordomo di palazzo depose Childerico III, al quale vennero tagliati i capelli e fu rinchiuso in un monastero, mentre lo stesso Pipino divenne re dei Franchi, venendo unto con l’olio benedetto dal vescovo Bonifacio di Magonza. Ciò sancì l’ascesa al potere dei Carolingi, che ebbero in Carlo Magno il loro più grande rappresentante.
Infine, Papa Zaccaria morì a Roma il 15 marzo del 752, a 73 anni: fu sepolto nella Basilica di San Pietro, dove venne effigiato in un grande medaglione sovrastante la navata principale, ma nel XVI secolo, dopo la scoperta dell’inesistenza della papessa Giovanna, l’immagine della sua testa venne collocata al posto di quella della fantasiosa donna.
Uomo di grande erudizione, tradusse i Dialoghi del predecessore Gregorio Magno per i monasteri greci di Roma e d’Italia, mentre di suo pugno rimangono diverse lettere e i decreti Papali. Viene celebrato come santo dalla Chiesa cattolica, che lo venera il 15 marzo; così lo descrive il Martirologio romano:

15 marzo – A Roma, San Zaccaria, Papa, che arginò la veemenza dell’invasione longobarda, indicò ai Franchi quale fosse il giusto governo, dotò di chiese i popoli germanici e tenne salda l’unione con la Chiesa d’Oriente, governando la Chiesa di Dio con somma accortezza e prudenza.

Di conseguenza, Papa Zaccaria è un personaggio che tutta la Calabria dovrebbe essere orgogliosa di avere tra i suoi figli, ma che purtroppo viene disconosciuto dai più senza un reale approfondimento sulla sua figura.

Redazione

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