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Attualità

Spero di non essere di destra perché me lo impone la sinistra!

Di Rosario Scarfò

Non scriviamo oggi con toni e contenuti moralistici, né con intenti provocatori o qualunquisti, ma riteniamo di trattare la delicata quaestio con argomentazioni concrete e ampie. Preliminarmente si intende porre il problema della necessità di dover ricorrere a un nuovo provvedimento legislativo al fine di individuare condotte e atti significativi volti alla commissione di atti discriminatori, essendo il nostro ordinamento già abbondantemente colmo di leggi esistenti volte a prevenire tali azioni o condotte. Basterà pensare ai reati esistenti, repetita juvant, volti a reprimere razzismo, apologia del fascismo, negazionismo, discriminazioni nei confronti delle donne, ingiurie, offese, violenze e minacce rivolte a categorie svantaggiate o, per correttamente definirle, diversamente uguali, sentendosene di tali condotte già quotidianamente discutere, togati e non togati, nelle aule giudiziarie, pur se con incolpazione differente.
Ciò premesso, dovendosi considerare come ogni offesa contro una persona violi il principio della sacralità della vita e delle sue espressioni, in tutte le sue componenti, ci si chiede se è proprio il caso di stabilire per legge cosa debba essere inteso per genere, per identità sessuale, per orientamento affettivo o fisico o se forse sia preferibile rimettersi a una ben radicata espressione e concetto di libertà al fine di concedere tutela a chi liberamente intende vivere la propria affettività o sessualità. Secondo noi si corre il rischio, così come per un disabile si certifica la di lui condizione con un documento sanitario, di ricorrere ad altri certificati per cristallizzare una condizione identitaria esplicita non tipica, e non è cosa da poco (condizione a volte transitoria rispetto agli archetipi uomo/donna).
Ulteriore elemento sottovalutato, anche in altri contesti sociali e con riferimento ad altre norme esistenti, è quello dell’inesistenza (ed al sud in particolare) di vere e proprie forme di razzismo, nel senso che raramente ci si trova a espressioni o condotte offensive per ragioni legate al colore della pelle o alla razza o alla etnia, ci si ritrova invece in contesti di conflittualità derivanti da ben altre condizioni sociali, prime fra tutte il grande numero di popolazione indigente, non in grado di superare le difficoltà derivanti da inesistenti o inadeguate politiche sociali di sostegno e sfocianti in gesti odiosi, di apparente razzismo (dimentichi di quanto i nostri conterranei del sud hanno patito negli anni nel nord-Italia), ma in realtà di differente contenuto culturale e sociale.
Dalle prime battute, sempre in merito al Disegno Di Legge in esame, appare alquanto sottovalutata la vicenda vincolata all’aspetto formativo/pedagogico degli adolescenti, tipicamente in fasi evolutive difficili o quantomeno non semplici, in particolare laddove viene assegnato un ruolo alla detta nuova legge alle scuole, all’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori o alle varie Agenzie volte all’elaborazione di strategie, comportando la creazione di tali strutture ed agenzie un ulteriore problema nelle scelte educative potenzialmente determinanti, vibranti e accesi conflitti comunitari.
E, a proposito di famiglie, la considerazione immediata è quella volta, non condivisibile ma concretamente individuabile, alla formazione di nuove strutture e nuclei famigliari formati non da un uomo e da una donna, con all’interno del detto contesto l’evento della procreazione, ma due individui di genere vario, identificato o identificabile, con il mondo intorno (leggasi figli!). Qui si aprono altri scenari, ma la tendenza che oggettivamente si coglie è quella di scardinare un dato tradizionalismo, religioso o non tale.
Circa l’ulteriore aspetto derivante dalla presenza o meno nella norma della cosiddetta clausola salva idee, volta alla tutela delle libere espressioni di convincimenti o opinioni nonché alla tutela delle condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà di scelta, si pone immediatamente il problema inverso, cioè dalla tutela della libertà di opinione ed espressione di alcuni alla repressione della libertà di altri, con il paradosso di ostracizzare e punire chi “ha una idea diversa”. Si bandisce quindi una diversità per tutelarne un’altra? Spesso il limite o confine, soprattutto giudiziariamente, è labile e si ritorna, come al solito, all’ulteriore e impropria delega alla magistratura di stabilire, in assenza di una chiarezza normativa e spesso con la violazione del principio di tassatività delle leggi, ciò che è giusto o sbagliato, costituzionalmente garantito o meno, con aumento di conflitti sociali e nuove barricate ideologiche.
E a questo punto ci si permetta una digressione, frutto di una sbagliata elaborazione culturale e di un’antica militanza sul campo dei perdenti. Norberto Bobbio ha sostenuto che la differenza tra destra e sinistra si possa intercettare intorno al principio cardine eguaglianza/disuguaglianza: ciò che va in una direzione o in un’altra sarà conseguentemente catalogabile in destra e sinistra. Marcello Veneziani, poco filosofo e molto saggista, ha da sempre replicato che, in verità, la vera differenza risiede nella distinzione libertà da/libertà per collocando a destra l’idea della libertà finalizzata e teleologizzata per e verso qualcosa e a sinistra una pur giusta emancipazione, ma residuale. Non entriamo nei massimi sistemi, ma riflettendo, erroneamente, potremmo oggi sostenere che l’antica abitudine della sinistra italiana di tirare una linea sulla lavagna, stabilendo questo è giusto ed è di sinistra e questo è sbagliato ed è di destra, torna a rivivere sotto mentite spoglie. Il DDL Zan viene inserito nella sezione 1 bis del Codice Penale, agli art. 604 bis e 604 ter, il cui titolo è Delitti contro l’uguaglianza, Bobbio consenziente. Ergo, chi è per la legge Zan è di sinistra ed è bello, bravo e buono e culturalmente corretto e ben collocato, chi è contro è di destra, è fascista, è razzista ed è antimoderno e xenofobo. Se io mi permettessi di salutare romanamente un vecchio amico presso il tabaccaio sarei sottoposto a processo penale, se un mio conoscente mi saluta con il pugno chiuso, alla faccia degli uguali milioni e milioni di morti nel mondo, la passerebbe liscia. Siamo così arrivati anche alla storia normativizzata, visto che non tutte le vicende storiche criminali e assassine sono state considerate quali apologia, soltanto alcune di esse. Ricordate quando, per decenni, puntualmente, si chiedeva da sinistra lo scioglimento del Movimento Sociale Italiano, partito il cui punto statutario numero 1 sanciva “né rinnegare, né restaurare”? Ebbene si potrebbe pensare che l’ascesa del Matteo Salvini di turno (specifico che non mi è mai piaciuto), come lo è stato per il vecchio Silvio Belsusconi, potrebbe forse essere fermata da iniziative simili stante la di lui propaganda di idee diverse ? Il discorso è vasto, intrigante e pericoloso, a oggi ci si ferma qui! Mi permetto di specificare, e nessuno me lo chiede, che non ho nulla contro nulla, rispetto le idee e le scelte di tutti, vivo serenamente al centro delle mie numerose contraddizioni, non ricorro alla violenza per esprimere le mie idee diverse. Spero soltanto di non essere di destra perché me lo impone la sinistra e spero che qualcuno a sinistra si dia da fare per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione del Paese.”

Redazione

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