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“Quattru Stradi” e il Passo di Croce Ferrata

Locride… e dintorni in Mountain Bike VI

Di Rocco Lombardo

L’unicità del nostro territorio è riconducibile sia alla bellezza della costa, sia alla montagna suggestiva, aspra e segreta, che offre paesaggi incantevoli e talora selvaggi e inesplorati.
Con i nostri itinerari settimanali in Mountain Bike, esplorando l’entroterra della Locride poco frequentato e tutto da scoprire, cerchiamo di mostrare il volto nascosto del nostro territorio, incastonato nella natura incontaminata tra l’Aspromonte e le prime pendici del Parco Regionale delle Serre; un viaggio che, attraversando aree di interesse naturalistico, boschi rigogliosi, torrenti, paesaggi montani e mediterranei, insediamenti rurali, dimore nobiliari, centri abitati, siti di archeologia industriale, testimonia una storia importante ancora da scrivere, in un luogo fortemente caratterizzato da identità e autenticità.
In un periodo in cui siamo chiamati a osservare, peraltro, restrizioni che impongono il distanziamento sociale, le escursioni su due ruote lungo i sentieri e le strade bianche offrono pertanto una grande occasione per il ritorno agli spazi aperti, per osservare panorami spettacolari, per contemplare la varietà del paesaggio, per immergersi in borghi di alto valore storico-culturale custoditi dal territorio.
Didatticamente, per sentiero, si intende “una via stretta e appena tracciata tra prati, boschi, rocce, ambiti naturalistici o paesaggi antropici, in pianura, collina o montagna”, ovvero una via di comunicazione di particolare interesse per escursioni turistico-ricreative, con le modalità della mobilità dolce e del turismo sostenibile; iniziamo quindi a esplorare anche i sentieri che portano al Parco Naturale Regionale delle Serre, la cui forma geomorfologica richiama quella dei denti di una sega (da ciò l’attribuzione del nome) risalendo dalla Valle del fiume Torbido fino al Passo di Croce Ferrata.
Come sempre, partiamo da Locri in una fresca mattina di fine maggio, percorrendo il dromo, più volte richiamato nelle precedenti tappe, che congiunge stavolta Siderno con la frazione Donisi e successivamente, attraverso alcuni saliscendi moderatamente impegnativi, con le contrade Pirgo e Agliona del Comune di Grotteria; ci concediamo una prima sosta a Gioiosa Jonica, da dove intraprendere di buona lena la salita asfaltata, con alcuni tornanti decisamente impegnativi, che condurrà Martone, e il cui territorio ospiterà gran parte della nostra escursione, fino a raggiungere la località Quattru Stradi dopo circa 8 chilometri, e quindi completare il percorso fino al Passo di Croce Ferrata, sconfinando nella Provincia di Vibo Valentia e raggiungendo così le prime pendici del Parco Naturale delle Serre.
Il paese di Martone ha un nome misterioso, di cui si sono perse le origini, se non grazie alle notizie tramandate da generazioni, che alcune fonti attribuiscono alla famiglia greca Martis, altre, invece, a Marte, dio romano della guerra, e altre ancora ad un’antica famiglia della Normandia venuta in Calabria nell’XI secolo al seguito di Roberto il Guiscardo.
Storicamente si può affermare che sorge in una zona abitata sin dall’antichità (come attestano reperti archeologici venuti alla luce), che si sviluppò nel periodo delle invasioni saracene, quando demograficamente si accrebbe l’afflusso di popolazioni costiere; le notizie storiografiche su Martone iniziano quindi ad acquisire maggiore credibilità, a partire dal XIII secolo, quando il centro entrò a far parte del contado di Grotteria prima e del comprensorio di Roccella Jonica in seguito.
Il centro abitato del paese, distrutto dal devastante terremoto del 1783, fu spostato dalla parte bassa, ed è caratterizzato dalle strade completamente lastricate e strette che confluiscono nella piazza centrale, su cui si affacciano i palazzi più antichi, che offrono scorci suggestivi con numerose fontane in ghisa, dalle quali sgorga la purissima e salutare acqua di Crini, conosciuta per le sue proprietà oligominerali.
In occasione dei festeggiamenti di San Giorgio, in questo borgo si ripete un’antica tradizione chiamata Ntinna, durante la quale un grande albero, il cosiddetto Albero della Cuccagna, viene tagliato in montagna e poi portato nel centro storico del paese per essere issato, una pratica che ancora oggi si realizza con le medesime ritualità dei tempi antichi, una rilettura storica che riporta ai miti agrari e pagani delle antiche popolazioni europee, non facilmente ritrovabile in altre realtà calabresi.
La strada Martone-Croce Ferrata si imbocca all’inizio del paese (arrivati al murales si svolta a destra), e ci permetterà di affrontare una salita, sempre più ripida in alcuni tratti, sterrata e sconnessa nell’ultima parte, attraverso una rigogliosa macchia mediterranea con boschi verdissimi fino alla località denominata Quattru Stradi (950 metri sul livello del mare dopo circa 7/8 km), antico e importante crocevia di scambi commerciali tra le popolazioni che insistevano sulle prime pendici del Parco delle Serre e da cui si dipana un antico e suggestivo tracciato che taglia la montagna tra filari di pini, castagni e faggi, fino a raggiungere Serra San Bruno.
Sosta quanto mai rigeneratrice con frugale merenda in una fitta e fresca pineta, ove vi è un’ampia area picnic con tavoli, panche, barbecue e la fonte dell’acqua di Crini; il luogo offre la sensazione di ripercorrere la storia della nostra terra, le strade bianche e sterrate che vi si intersecano si sovrappongono esattamente a quelle battute anticamente, mantenendo inalterato il loro fascino, il silenzio assordante del contesto paesaggistico e ambientale suggella il tutto, un territorio che non ama ostentare la propria bellezza, ma preferisce lasciarsi scoprire offrendo incantevoli scorci panoramici, dal Mare Jonio fino alla catena montuosa delle Serre, tra i confini di Reggio e Vibo.
Il nostro percorso ad anello prosegue quindi fino al Passo di Croce Ferrata (1.100 metri sul livello del mare) alle pendici del Monte Gremi, decisamente appagante ma faticoso e impegnativo, con punte di dislivello interessanti, accentuate dalla sdrucciolevole conformazione del terreno argilloso che, sviluppandosi prevalentemente su tracce e sentieri sterrati all’interno dei boschi di latifoglie, ci porta a scoprire un luogo affascinante, che per secoli ha rappresentato un importante snodo di rotte commerciali e comunicative; si riprende quindi a ritroso la vecchia via di collegamento fino alle Quattro Strade e, da qui, attraverso un’adrenalinica discesa sconnessa e dissestata, molto tecnica e ben conosciuta dai bikers della zona, scollinando Monte Sant’Andrea, dopo alcuni chilometri riprende il fondo asfaltato nei pressi di un’attrezzata area ristoro, con panche e giochi per bambini, che prelude l’attraversamento della località Cessarè, nel territorio comunale di Gioiosa Jonica.
Il piacere di percorrere gli odorosi e tipici sentieri della macchia mediterranea, ci porta ad attraversare deliziosi crinali e freschi sottoboschi in un territorio poco conosciuto ma dal grande effetto suggestivo, ondulati pianori che ci permettono di incrociare mucche al pascolo, greggi di pecore, ovili, aziende agricole rurali, finanche case molto curate con rigogliosi giardini pensili, fino a raggiungere nuovamente l’abitato di Gioiosa Jonica e riprendere infine la strada che ci ricondurrà al punto di partenza; la percorrenza totale dell’intero giro è di circa 60 chilometri, gran parte dei quali su terreni e sentieri sterrati, con un dislivello altimetrico di circa 1.200 metri, affrontato quest’oggi in compagnia di tre appassionati amanti delle escursioni in Mountain Bike,Giuseppe Piccolo, Alessandro Caccamo, Giuseppe Pileggi.

Redazione

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