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CronacaReggio Calabria

Omicidio Cordì: i momenti salienti dell’indagine e il dolore della famiglia

È il 13 novembre 2019. Un giorno triste perché un gigante buono, Vincenzo Cordì, viene ritrovato cadavere in una località, la Scialata, dove si va a prendere l’acqua di fonte, di una sorgente che dovrebbe essere pura. Quella purezza che un assurdo fato ha voluto spezzare recidendo il filo della vita di Vincenzo.
Le indagini sono difficili. Il luogo del delitto è martoriato dalla pioggia. Gli investigatori faticano non poco a recuperare elementi e oggetti da poter analizzare per dare una spiegazione logica a quanto avvenuto a Vincenzo.
Il processo in corso davanti alla Corte di Assise di Locri, presieduto dalla giudice Amelia Monteleone, si è incardinato sulla scorta delle indagini dei Carabinieri che, con il coordinamento della Procura di Locri, diretta da Luigi D’Alessio e con il sostituto Marzia Currao, hanno portato al rinvio a giudizio dell’allora compagna della vittima, Susanna Brescia, dei due figli che la donna ha avuto da un precedente matrimonio, Giuseppe e Francesco Sfara, e di Giuseppe Menniti, che viene considerato dalla Procura di Locri legato alla donna. Per i quattro imputati l’accusa è di omicidio aggravato in concorso tra di loro.
Nel corso dell’ultima udienza il maresciallo Luca Sartiano e il maresciallo Bartolomeo Licciardi, in servizio presso il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria, sezione rilievi tecnici, hanno ripercorso i momenti salienti delle loro indagini sulla scena del crimine e sull’autovettura all’interno della quale è stato rinvenuto il cadavere di Vincenzo Cordì. Le immagini che sono state proiettate nel corso della deposizione degli investigatori hanno suscitato un dolore immenso per i famigliari di Vincenzo presenti in aula e sostenuti, sotto l’aspetto legale, quali parti civili nel processo, dall’avvocato Rocco Guttà.
Il collegio di difesa, al momento composto dagli avvocati Francesco Macrì, Antonio Ricupero, e Girolamo Curti, è intervenuto con domande afferenti a una serie di circostanze che, in ogni caso, saranno oggetto di ulteriore confronto nelle prossime udienze.

Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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