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Costume e SocietàLetteratura

Il romanzo di Palma Comandè che parla del riscatto al femminile della Calabria

Le donne hanno un ruolo fondamentale nella lotta contro la mentalità mafiosa. Erano il cuore pulsante del focolaio domestico e, nel tempo, hanno dato prova di saper dare un contributo importante contro il crimine organizzato. Sono donne che hanno anche pagato con la propria vita la scelta di cambiare, ribellandosi, ad una cultura che le voleva relegate ai margini della famiglia, che pure erano loro a custodire. Era un ruolo difficile, specialmente quando dovevano seguire le regole imposte dalla subcultura del clan.
Negli anni ci sono state testimonianze importanti di donne che hanno avuto la forza di superare gli steccati della violenza mafiosa, spesso solo psicologica, non meno grave dalla violenza fisica. Quelle donne sono state e sono ancora oggi un esempio per tutti i coloro che aspirano a rendere la Calabria una terra senza più certi legami subculturali che, purtroppo, trovano ancora delle sacche sociali che resistono.
Il riscatto generazionale delle donne, che è poi il riscatto dell’intera società civile, è al centro del nuovo lavoro letterario di Palma Comandè dal titolo La padrina, edito da Rubbettino. È un romanzo forte, a tratti crudo e duro come la montagna che sovrasta le marine della Calabria, dove le leggende fanno il paio con le tradizioni e, queste, con la fervida religiosità di questa terra che si vuole riscattare e lo fa, nella narrazione della Comandè, attraverso una giovane donna che si oppone alla propria nonna e, insieme a quest’ultima, a quella mentalità non dissimile a una società stratificata e rigida dalla quale la nipote cerca di recidere ogni rapporto, subendo delle conseguenze dolorose.
Lo sfondo narrato dall’autrice, peraltro nipote di Saverio Strati, è quello di una società appiattita nelle regole mafiose, che sfruttano il fatalismo per relegare gli spiriti liberi in un angolo, dove poi incatenarli per sempre alimentando dubbi che sembrano insuperabili alle menti meno forti.
Ma la nuova generazione di donne calabresi, al meglio rappresentate in questo romanzo, riesce a riscattarsi e, con loro, le generazioni future che da loro nasceranno.
Sono donne che si sono liberate da quel passato doloroso. La loro libertà è una luce di speranza per il domani.
Scrive Palma Comandè nella dedica alla propria nipote:

Tu sei fiume che scorre sei terra che accoglie, sei sole che scalda. Tu puoi, se vuoi.

Foto di copertina: corrieredellacalabria.it

Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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