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Costume e Società

Ecco dove finisce l’acqua dei calabresi…

Di Roberto Torchia – Presidente del Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese

Dopo anni di tentativi, permetteteci di definirli davvero inutili, non sapevamo più a chi dirlo e come contrastare quello che definire uno spreco ci sembra ancora oggi una vera e propria beffa!
Dopo anni di emergenze siccità, di innumerevoli interlocuzioni istituzionali supportate da report tecnici puntuali, di racconti di reti vetuste, di sprechi e allacci abusivi combattuti, e di auto assunzioni di responsabilità, siamo andati oltre! E abbiamo prima scoperto, poi riportato e finanche documentato che più di 200 milioni di m³ di acqua all’anno vengono sversati in mare!
Abbiamo, lo scorso ottobre, collazionato dati e realizzato video documentazione per far comprendere che reti vetuste e sprechi non potessero divenire mere giustificazioni di tutela dell’interesse privato, pure legittimato da convenzioni e leggi che consideriamo, non da oggi, capestro!
Chiediamo oggi ai mezzi di comunicazione di aiutarci a fare davvero chiarezza su come e da chi viene gestita l’acqua pubblica in Calabria. Crediamo sia giunta l’ora di impedire che centinaia di milioni di metri cubi d’acqua di proprietà pubblica vada a finire a mare, mentre intere comunità e il comparto agricolo e turistico si trovano assetati per interi periodi dell’anno!
È per questa ragione che scriviamo anche alle più alte cariche a tutela dell’interesse pubblico: con questi fatti circostanziati nella video lettera istituzionale, ricostruiamo il ciclo completo dell’acqua nella provincia di Crotone che coinvolge, inesorabilmente, la gestione dell’intero patrimonio dell’acqua pubblica in Calabria. C’è un dato specifico e inequivocabile: c’è un privato che viene legittimato a produrre energia e profitti con concessioni di uso di acqua pubblica e, al termine dell’uso attraverso salti e delle centraline, può tranquillamente sversare l’acqua a mare mentre, nei periodi di piena emergenza, pretende, dalla stessa Regione Calabria, quei rilasci in più che invece sono indispensabili per comuni e imprese agricole e turistiche!
Con queste immagini, tutti potranno essere al corrente di ciò che accade per davvero, per essere edotti e per giudicare se siamo noi pazzi nel considerare tutto ciò aberrante. Ma non basta giudicare, chiediamo che si decida e ci si determini sui principali diritti pubblici dei cittadini che amministrate/amministriamo. È necessario che quei tutti di cui sopra condividano se una convenzione del 1969 può ancora oggi determinare che principi costituzionali sull’uso dell’acqua pubblica possano essere sovvertiti. È necessario che quei tutti di cui sopra condividano se debba prevalere l’interesse di un privato a fare reddito piuttosto che l’interesse collettivo di rimanere nella propria terra non più assetata.

Redazione

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