“La scomparsa di Franco Romeo dolore personale e perdita scientifica e valoriale”
Di Vincenzo Speziali
È morto! Ci lascia questo gigante della medicina ma, soprattutto, un esempio di medico intriso di umanità e lodevole (non sempre riscontrabile) disponibiiltà verso pazienti e famigliari.
A lui devo tanto, cioè la sopravvivenza di mio padre, ovvero la persona a me più cara con mamma e moglie (poiché loro sono gli affetti della mia vita, mentre i miei figli sono la mia, di vita… quindi esiste una differenza non da poco) perciò il Professore Franco Romeo, calabrese di Fiumara di Muro, insomma, reggino come me, aveva e continuerà ad avere un posto speciale nel mio cuore.
La sua opera rimarrà scolpita quale fulgido esempio di mirabolante e proficuo successo nel campo sanitario e segnatamente nella branca cardiocoronarica, senza dimenticare il suo impegno formativo e accademico, profuso nella aule universitarie, specialmente in quel di Tor Vergata a Roma, che lo vide tra i suoi illustri fondatori sotto il contributo dall’altrettanto grande Professore Enrico Garaci.
Ci lascia, epperò rimane nei nostri cuori, ovvero nel ricordo che avremo di lui e della sua ineguagliabile, costante, garbata, naturale, autentica e genuina, affabilità, innamorato come era, del mondo e della vita.
Solo per ciò, sulla base di suddetto amore, ha potuto dare il meglio di sé (e con salvifico beneficio dei suoi pazienti) attraverso la professionalità che lo ha contraddistinto, non dismettendo mai la sua impostazione personale, ovvero il combinato di medico con il camice cucito nell’anima e quello di uomo sensible.
Ci lascia quindi, pur restando presente e comunque sempre vivo nella nostra vita, in special modo quando avremo modo di vedere chi lui ha curato e salvato, cioè i nostri affetti ai quali ha ridonato l’esistenza, anzi, permesso, in un certo qual modo, di rinascere.
Non è poco, semmai, il tutto nell’infinito, cioè l’infinito indefinibile, che per chiunque, credenti o no, si definisce vita.