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Mancino e Rifugio Zifrò

Locride… e dintorni in Mountain Bike XVIII

Di Rocco Lombardo

Senso di libertà, andatura cadenzata, scenari incantevoli, silenzi che amplificano i suoni della natura; percorsi a contatto diretto con il paesaggio di una terra antichissima, per lunghi tratti ancora incontaminata che si integrano e si intrecciano con luoghi ricchi di bellezze naturalistiche, attrazioni archeologiche e culturali, soddisfacendo le esigenze di chi unisce passione per bici e natura a sete di conoscenza; questo è lo spirito principale delle nostre escursioni in Mountain Bike, con l’ambizione di coinvolgere lettori, escursionisti e amanti della nostra terra e delle nostre montagne.
Le due ruote sono allo stesso tempo mezzo e filo conduttore per esplorare il nostro territorio e grazie a cui provare emozioni che abbiamo messo da parte: un percorso in MTB significa immergersi totalmente nella natura e nella passione e portarsi a casa ricordi ed emozioni indimenticabili.
L’escursione di oggi è circolare, un classico giro ad anello, ondulata con buone punte di pendenza e dislivello, immersa nel verde dei boschi e inframmezzata da terrazzamenti panoramici che si affacciano sia sulla Valle del Torbido e sia sulla selvosa Valle dell’Amusa; tratti di montagna aspra e spoglia si alterneranno a tratti di bosco fittissimo attraverso un percorso che toccherà il territorio di quattro comuni, Martone, Gioiosa Ionica, Roccella Jonica e Caulonia e si svilupperà su sterrati ritagliati ora nel bosco ora nella fitta macchia mediterranea in uno dei luoghi più selvaggi e poco frequentati della montagna calabrese.
Come sempre in gruppo, attraversati i centri urbani di Siderno e Marina di Gioiosa, ci inoltriamo nelle contrade Camocelli Inferiore e Superiore, caratterizzate dalla presenza di aziende agricole e allevamenti con numerosi terrazzamenti coltivati lungo una panoramica strada collinare, e raggiungiamo il suggestivo borgo di Junchi; pur essendo a pochi passi dai centri abitati, si presenta subito a noi una faticosa e impervia salita che in una piacevole alternanza, tra prati assolati e fitti boschi dominati da alberi di castagno, ci porterà a raggiungere i panorami mozzafiato di Monte Sant’Andrea.
Superata la suggestiva Tenuta Pietra di Fonte,un antico casale ristrutturato e adibito a struttura ricettiva, risalente al XVII secolo, epoca in cui il feudo di Fonti apparteneva al Principe Carafa di Roccella Jonica, e caratterizzato dalla presenza di enormi massi monolitici, il più grande dei quali, appunto La Pietra di Fonte ha dato denominazione al luogo, intraprendiamo la salita i cui tornanti ripidi e tortuosi ci condurranno nella piccola frazione Mancino, un territorio rurale e suggestivo da dove proseguire per qualche chilometro su asfalto fino all’incrocio del campo di recupero, salvaguardia e valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni calabresi, un sito di competenza della Regione Calabria, che aveva il compito di raccogliere, conservare e coltivare alcuni vitigni antichi e storici (alcuni vitigni furono appunto di diretta derivazione e importazione dei Coloni Greci), purtroppo tristemente abbandonato a se stesso e devastato dall’incuria che troppo spesso regna sovrana nella nostra terra.Usciti dal campo, si prosegue per un centinaio di metri e ci si immette sul costone del Mancino; si sale sempre più a fatica, la strada sconnessa, sterrata e con canaloni provocati dalla piogge invernali, non agevola di certo la nostra pedalata, fino a giungere, dopo qualche chilometro, presso un ampio terrazzamento con panorama mozzafiato su tutta la costa ionica, e lo sguardo che abbraccia il porto di Roccella Jonica e la sottostante vallata.

Raggiunta un’imponente conformazione rocciosa, ricoperta da una fitta macchia mediterranea, pieghiamo a sinistra leggermente in salita per poi imboccare una suggestiva traccia sterrata che si dipana in mezzo ai castagni, per essere rapiti da una splendida veduta panoramica sulla vallata della fiumara Amusa, proseguiamo quindi sul sentiero, molto ripido e pietroso, fino al bivio che sale per ZifròMonte Sant’Andrea e, da lì, in pochi chilometri al quadrivio di quattru strati.
D’obbligo la deviazione di alcune centinaia di metri verso il rifugio di Zifrò, (dal greco, freddo) nel comune di Roccella Jonica, punto di sosta e di ristoro per tutti gli amanti di questa parte di montagna, una costruzione rurale in pietra molto suggestiva e dai tratti fiabeschi, che funge da luogo di ristoro e accoglienza nelle fredde giornate invernali per rifornirsi di acqua e consumare una breve sosta ristoratrice, composta da un’attrezzata tettoia esterna e dominata, all’interno, da un grande camino (focularu); il significato originario di queste costruzioni, le radici più profonde della parola rifugio affondano in un contesto storico e culturale diverso da quello attuale, a partire da quello economico per gli scambi commerciali, a quello religioso con i pellegrinaggi ai grandi santuari e ospizi sui passi più importanti delle montagne, mentre oggi si sono trasformati in punto di arrivo per la grande maggioranza degli escursionisti, comunemente intesi come meta giornaliera, tappa intermedia di trekking, o ancora punto di partenza per escursioni più impegnative.
Riprendiamo il sentiero per raggiungere la vetta di Monte Sant’Andrea a 898 metri; arrivati in cima, foto di rito e ammirazione assoluta dello scenario mozzafiato che ingloba il mare, il litorale e le cime delle Serre; da qui si può riprendere il sentiero che conduce in contrada Mancino, ripercorrendo a ritroso il costone sud-est, e affrontando la tecnicissima discesa sterrata di Prisdarello, tra le più conosciute e amate dai bikers per la forte carica adrenalinica che i tortuosi tornanti pietrosi e vorticosi riescono a offrire, oppure, per come decidiamo di procedere, costeggiare il versante nord-ovest caratterizzato da una gradevole esposizione solare e dalla macchia mediterranea che, nonostante i danni causati da alcuni incendi, (sempre tristemente noti e di stretta attualità!) nel corso degli anni è riuscita a rinverdire il versante stesso, grazie alla crescita di piante pioniere; anche da questo versante si origina una discesa sterrata e molto tecnica all’interno un sottobosco rigoglioso e, dopo esserci imbattuti un branco di cavalli selvaggi, che ci hanno accompagnato al galoppo per alcuni tratti, raggiungiamo dopo alcuni chilometri un’area pic-nic attrezzata con giochi per bambini e barbecue alle porte della vallata di Cessarè.
La strada, da ora in poi asfaltata, ci consente di attraversare a velocità sostenuta insediamenti rurali e agricoli ameni e suggestivi e, quindi, di raggiungere i primi abitati alle porte di Gioiosa Ionica; le strette stradine in sanpietrini del centro storico che originano e si intrecciano dal sagrato della Chiesa di San Rocco (di cui proprio in questo periodo si celebra la ricorrenza) ci consentono di attraversare Gioiosa Ionica fino a proseguire lungo la ciclabile che costeggia il tratto del Torbido, nella frazioni Pirgo e Agliona del comune di Grotteria, per poi completare il giro fino al punto di partenza, che ha registrato un dislivello complessivo di circa 1.400 metri per una percorrenza totale di circa 60 chilometri, affrontato quest’oggi in compagnia di Giuseppe Piccolo e Giuseppe Pileggi.

Redazione

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