Liliana Carbone: «Mio figlio la verità l’ha detta, ma la giustizia non l’ha ascoltato»
Sono trascorsi 17 anni da quel terribile venerdì in cui Massimiliano Carbone, di rientro dalla consueta partita di calcetto alla quale partecipava in compagnia del fratello Davide, venne raggiunto da un colpo di lupara all’addome. Il colpo, che si sarebbe rivelato mortale dopo sei lunghi giorni di agonia, giunse al culmine di un periodo di intimidazioni e vessazioni di cui la famiglia parlò a lungo con gli inquirenti, nella speranza che il cerchio della giustizia potesse stringersi velocemente attorno al responsabile (o ai responsabili). A distanza di 17 anni, tuttavia, Liliana Carbone, divenuta suo malgrado una vera e propria mamma coraggio che ha inseguito instancabilmente la verità attorno all’assassinio di quel figlio tanto amato, ancora attende che si possa fare piena luce sui fatti quella sera. L’abbiamo incontrata questo pomeriggio presso il cimitero di Locri. Ecco che cosa ci ha raccontato:
Se Muoio, Specie ammazzato
(O Massimiliano)
Di Vincenzo Carrozza
Se muoio
specie ammazzato
non cercate colpevoli
si conoscono già
è la corsa all’offesa
è l’infamia sottile
è la grassa ignoranza
il calcolo spicciolo
l’invidia vorace
che mangia le viscere
Se muoio
specie ammazzato
non chiedete perché
già lo sapete
è il disamore
l’odio profondo
l’insonnia malvagia
il pretesto vigliacco
l’indifferenza
l’inganno crudele.
Se muoio
specie ammazzato
la colpa è dei santi
non dei briganti
degli onesti che tacciono
degli amici esitanti
dei molti codardi
che abbassano gli occhi
che stanno carponi
mendicando la vita
Se muoio
specie ammazzato
non cercate distante
ma poco lontano
in una carezza distratta
nel silenzio
assordante
di un paese
di una compagna
di un amore che manca
di un passo mai fatto.