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Antonella Iunti nuova guida dell’USR: «Ma i danni non saranno riparati da una persona sola»

Di Mimmo Denaro – Segretario Generale FLC CGIL Calabria

Pizzo Calabro è da molti conosciuto come il paese del Tartufo e da altri, certamente meno dei molti, anche  come patibolo in cui, più di duecento anni fa, fu fucilato Gioacchino Murat, Generale Francese e Re di Napoli, considerato da tanti il precursore del Risorgimento italiano.
La più alta autorità del Paese, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, custode e garante della Costituzione e dell’unità nazionale, l’ha scelto per inaugurare l’anno scolastico.
È un segnale profondamente significativo, anche se da solo non certamente sufficiente, a conservare viva la speranza e la fiducia di un popolo che non crede più a nessuno e, molto probabilmente, per tanto tempo non ha creduto neppure a se stesso.
La presenza dello stesso Ministro alla Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, rafforza questo segnale e va nella direzione di dare speranza per un futuro migliore alla scuola calabrese.
Finita la cerimonia e una volta sparita una parte della platea non ci resta che realizzare la fase più difficile: rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per dare un senso all’auspicio e all’augurio di Mattarella.
Il Ministro pare l’abbia già fatto.
Ieri ha riunito i Dirigenti Scolastici della Regione e, auspicando democrazia (mi auguro non come il Ministro dei temporali – citando Fabrizio De André in La Domenica delle Salme) – ha annunciato, dopo una lunga ed estenuante attesa, il nuovo Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria.
Ora tutti gli occhi sono puntati su Antonella Iunti nella quale – in coerenza con alcune delle nostre peggiori abitudini – riponiamo le nostre migliori aspettative a braccia conserte… come se tutto dipendesse solo ed esclusivamente da lei e non anche dal nostro agire quotidiano, freno che ostacola o  motore che alimenta (a seconda dei casi), il realizzarsi di quel tanto rivendicato riscatto, tema dominante e ricorrente in tutte le nostre analisi, confronti e dibattiti da salotto.
Piuttosto che guardare con sospetto e pregiudizio il prossimo, dovremmo riflettere sulle nostre responsabilità di fronte a un’inerzia che ha impedito e impedisce alla nostra terra di recuperare quel divario,  definito da alcuni scarto nella sua eccezione dispregiativa piuttosto che nel suo reale significato di sostantivo, che separa due elementi lontani fra di loro e la cui distanza va accorciata.
È da ieri che leggo e ascolto commenti, giudizi, teorie, complotti e sentenze su questa nuova nomina.
Io non conosco di persona la Dottoressa Iunti. Ho avuto modo di ascoltarla in qualità di controparte, come si dice nel nostro gergo, in più di un’occasione. Ha delle ottime recensioni, che oggi vanno tanto di moda per giudicare tutto e chiunque. Per me, questo, al momento è sufficiente.
Credo, oltremodo, che sia perfettamente a conoscenza delle grandi responsabilità che si sta assumendo con questo incarico.
Veniamo fuori da una situazione molto difficile, se non drammatica, e non soltanto per gli effetti e gli stravolgimenti dovuti alla situazione pandemica. Qui c’è dell’altro, situazioni pregresse e questioni irrisolte.
Diciamolo pure, non è un contesto facile e soprattutto – questo il vero senso di questa mia riflessione – non potrà essere una persona sola a caricarsi il peso dei danni prodotti in precedenza.
Questo è il tema, questo è quello su cui dovremmo concentrarci tutti, nessuno escluso: abbiamo i presupposti per realizzare una nuova stagione, dipenderà da tutti noi.
Se, al contrario, non cambierà nulla, come da duecento anni a questa parte, sarà sempre colpa degli altri.

Foto: ilmessaggero.it

Redazione

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