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Il Giudice “riabilita” La Chimera di Camini

Una struttura di accoglienza con 27 posti di lavoro andati in fumo per via di un’indagine che si è conclusa l’altro ieri con una sentenza del Giudice dell’Udienza Preliminare di Locri che ha disposto il “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”. Una decisione che giunge a distanza di tre anni e che, se da un lato consente alla titolare dell’associazione che gestiva la struttura attraverso la società cooperativa La Chimera, la signora Maria Dichiera, di veder riconosciuta la propria innocenza, dall’altra lascia l’amaro in bocca. Le attività della struttura residenziale psichiatrica ad alta integrazione sanitaria con sede in contrada Ellera di Camini, infatti, erano state sospese a seguito di un’ispezione dei Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Reggio Calabria, che hanno eseguito un decreto di perquisizione disposto dalla Procura di Locri nella struttura in cui opera La Chimera, che all’epoca occupava 27 dipendenti. Nel verbale di allora si legge:

Per quanto riguarda le condizioni igieniche dei locali e degli arredi non si riscontrano particolari criticità, le pulizie appaiono curate su tutte le superfici.

In quella circostanza la direzione della residenza ha esibito l’atto di accreditamento per 10 posti letto, risalente al 2009, nonché la deliberazione del direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria dell’agosto 2013, in cui si esprimeva parere favorevole per l’ampliamento di ulteriori 10 posti letto. Il 13 luglio giunge la comunicazione dalla Regione Calabria dell’avvio del procedimento di revoca dell’autorizzazione. La Chimera S.r.l. invia una dettagliata perizia giurata a sostegno della propria tesi. Il 2 agosto del 2018 quando a La Chimera viene revocata l’autorizzazione sanitaria all’esercizio e l’accreditamento dei 10 posti letto.
Si arriva alla decisione del Tribunale Amministrativo Regionale di Catanzaro che rigetta il ricorso de La Chimera in particolare evidenziando la presenza di 24 degenti sui 10 autorizzati e che “i ricoveri disposti su ordine dell’autorità giudiziaria possono essere eseguiti oltre il limite dei posti letto accreditati ma sempre nei limiti di quelli autorizzati, nella specie tuttavia coincidenti.”
Nel disporre un trasferimento di un soggetto in libertà vigilata nella Comunità di Camini il magistrato di Sorveglianza di Catanzaro, tra l’altro, scrive:

Il provvedimento deve essere eseguito anche in assenza di posti letto accreditati e contrattualizzati dalle ASP e con l’obbligo dell’ASP di pagare la relativa retta, in quanto, con il passaggio della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario Pubblico, quest’ultimo deve farsi carico anche dell’esecuzione dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

Dopo il TAR La Chimera propone appello al Consiglio di Stato che, dopo aver ritenuto a un primo esame “che sussistono i presupposti per l’accoglimento dell’istanza”, all’esito della successiva Camera di Consiglio respinge l’istanza cautelare “stante la gravità dei rilievi effettuati dal NAS nel corso dell’ispezione effettuata nella struttura appellante quanto al pessimo stato manutentivo e all’inadeguatezza prestata agli ospiti.”
Tutto quanto avvenuto nel corso degli eventi si è ridotto a una bolla di sapone in sede penale laddove l’avvocato Alfredo Arcorace, difensore di Maria Dichiera, ha dimostrato l’insussistenza degli elementi a carico della propria assistita. L’avvocato Arcorace, infatti, ha evidenziato che non sussiste il reato di truffa in quanto la struttura non ha ospitato pazienti in numero superiore a quello stabilito dall’ASP, mentre gli altri ospiti presenti sono riconducibili ad altre circostanze, come nel caso dei ricoveri disposti dall’Autorità Giudiziaria, per i quali non vige il limite dei posti letto contrattualizzati. Inoltre il difensore ha evidenziato che dal verbale del NAS risulta che gli alimenti sequestrati erano privi di etichetta ma “non in cattivo stato di conservazione”. Infine si è dimostrato che la struttura non ha occupato alcun immobile in maniera abusiva.
Alla fine dell’udienza preliminare è stata anche la Procura di Locri, che ha indagato sulla struttura, che ha concluso con la richiesta di “non luogo a procedere”. Come a dire “scusate, ci siamo sbagliati”. e questo a tre anni dall’inizio dell’indagine che ha sostanzialmente chiuso una struttura residenziale psichiatrica sociosanitaria con sede nella Locride che occupava regolarmente 27 persone.

Foto: ecodellalocride.it

Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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