La Croce Solare di Gerace
Di Carmine Verduci
Sono molte le culture che hanno caratterizzato la città di Gerace, un borgo pregno di quel fascino medievale capace di regalare al visitatore bellezza stupore.
Durante una nostra visita siamo stati colpiti dalla moltitudine di opere d’arte e manufatti dell’età antica presenti su molti edifici sacri, fra cui la Cattedrale dell’Assunta che, oltre alle 20 colonne granitiche di epoca greco-romana, utilizzate per la suddivisione delle navate, e ai marmi policromi intarsiati della cappella del Santissimo Sacramento, è caratterizzata da una serie di interessanti elementi decorativi di riutilizzo che ci portano indietro nel tempo, all’arrivo dei primi Cristiani giunti dall’oriente dalla rotta greca sino in Calabria per evangelizzare la parola di Cristo, o più necessariamente per sfuggire all’avanzata araba nell’Asia Minore (VI-VII secolo). Nella parete sud della cattedrale, proprio prima di salire le scale della cappella del Santissimo Sacramento, elementi litici sono stati preservati degli intonaci, fra cui spicca il simbolo della Croce Solare, che in un primo momento può sembrare un semplice elemento decorativo di riutilizzo, ma che a nostro avviso riveste un significato ancora più profondo e importante.
Questo simbolo rappresenta una delle caratteristiche primordiali del cristianesimo orientale, parliamo di epoche fortemente condizionate da simboli arcaici poi ritenuti pagani dal Concilio di Nicea II, ma che per diversi secoli rappresentarono un forte richiamo alle radici del cristianesimo e alla rappresentazione della spiritualità attraverso simboli complessi, ma al tempo stesso pregni di significato.
Questo simbolo racconta di un mondo cristiano in continua evoluzione, di una ricerca (attraverso i simboli) di un’identità che si poi è evoluta nei secoli a venire. Ecco che riemergono particolari a noi sconosciuti, ma che ci offrono la possibilità di comprendere quanto sia stata forte e costante la presenza di culture orientali in grado di lasciare tracce indelebili del loro passaggio, della loro permanenza in una terra, come la Calabria, che costituì il primo approdo sicuro e per certi versi una seconda patria dei cristiani d’oriente, come ci testimoniano le numerose chiese e laure rupestri su tutto il territorio.
In questi giorni, grazie anche all’aiuto di esperti della materia, abbiamo effettuato delle ricerche che ci hanno subito condotto in Armenia, in quella regione che nei primi secoli dopo Cristo, fu il Grande Regno d’Armenia, importante provincia Romana che comprendeva l’attuale Turchia di oggi e quindi l’Anatolia, la Cilicia, il Ponto, l’attuale Azerbajan, la Georgia, la Siria e parte dell’Iran fino a estendersi al Libano.
Il significato della Croce Solare
Nota come Arewaxač o Arevakhach (in armeno: արևախաչ), la croce solare è un simbolo della cultura armena. Conosciuta anche come հավերժության հայկական նշան (haveržut’yan haykakan nšan), ruota armena dell’eternità, è frequentemente raffigurata sulle Khachkar (le croci armene), sulle pareti di molte chiese antiche e in molte cattedrali e chiese templari (d’altronde è noto il forte e profondo legame dei Templari con gli Armeni).
La Croce Solare è un simbolo molto antico, sviluppatosi in molte civiltà indoeuropee, è centrale nella simbologia caucasica nel motivo iconografico della cosiddetta ruota armena dell’eternità. Simbolo solare per eccellenza, che rappresenta la forza generatrice della natura e il principio primo della vita, la cui genesi è parallela a quella della svastica (un’altro antichissimo simbolo di buon auspicio – dal sanscrito suasti-ka = portafortuna), è uno dei simboli della prima chiesa, che vede l’Armenia come uno dei suoi centri propulsori a partire dal IV secolo.
È possibile che, il simbolo incastonato nella parete sud della Cattedrale di Gerace sia una testimonianza delle dottrine dell’arianesimo venute da oriente. In queste dottrine Dio è visto come Principio generatore distinto dal Figlio che, concepito dal divino, ha però una sua natura umana. In sostanza, viene negata la trinità e la consustanzialità tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’arianesimo, che prende il nome dal teologo Ario (256-336), fu condannato come eresia dal Concilio di Nicea nel 325. Questo simbolo lo ritroviamo anche in alcune lastre in arenaria nei templi proto-romanici di tutta Europa (Italia compresa).
I forti legami con il monachesimo orientale non mancano certo a Gerace, una città incredibile, ricca di storia e monumenti di epoca Bizantina e Normanna di grande valore artistico e culturale, non a caso è uno dei borghi più visitati della Calabria.
Questo simbolo, per noi della Comunità Armena della Calabria, rappresenta un’ulteriore segnale che lega la nostra identità a quella del popolo Armeno sotto tanti punti di vista, soprattutto quello cristiano. Il legame che abbiamo con l’Armenia è provato non solo dai numerosi documenti che attestano la presenza Armena sul territorio Reggino fino al periodo Normanno, ma lo si riscontra anche da numerosi studi genetici che confermano la nostra origine caucasica sin dal Neolitico. Non è raro, infatti, che in Calabria molte delle testimonianze archeologiche e monumentali si rispecchino nella matrice Armena, ce lo testimoniano Amendolara (CZ) con la chiesa Armena di San Giovanni, il Platano Orientalis di Curinga (CZ), Rocca Armenia di Bruzzano Zeffirio, Rocca Angitola (VV), la città Rupestre di Zungri (VV), le croci Armene sui palmenti rupestri di Ferruzzano e la stessa Chiesetta di Santa Maria degli Armeni, così come anche la chiesa-grotta dell’Albero della Vita a Brancaleone Vetus e tanti altri luoghi che conservano ancora gli antichi toponimi riferiti al culto dei Santi Orientali: San Giorgio, San Costantino, San Gregorio, San Teodoro e San Biagio (solo per citarne alcuni).
Salve. Sono un medievista e mi sono occupato della Calabria. Ho trovato sommamente interessante questo articolo e mi piacerebbe molto confrontarmi con l’autore.
Potreste trasmettergli la mia mail?
Abbiamo provveduto. Siamo certi che Carmine si farà sentire appena gli sarà possibile. Buona giornata.