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Costume e Società

I martiri di Gerace: non si pecchi oltre di incomprensibile leggerezza

Di Ugo Mollica

Da sette anni, a Siderno, nel quadro degli obiettivi del Museo della Scuola I Care, si vivono intense stagioni, tarde e lente per gli irriducibili pensionati, fresche e fervide per molti giovani docenti lieti di favoleggiare il rilancio della cultura della Scuola e nella Scuola come nuova terra promessa per l’avvenire dell’Italia.
Il dirigente scolastico Vito Pirruccio, che ha capacità di cultura, di equilibrio e di entusiasmo degne di più estesi riferimenti sociopolitici, ha guidato e motivato una molteplicità di fronti d’interesse, tesi alla sempre necessaria rivisitazione e al ri-esame di importanti argomenti storici, pedagogici, letterari e ambientalistici insieme a un gruppo di appassionati del sapere.
Recentemente, nel quadro del ritorno di passione risorgimentale, rinfocolata anche dalla ricorrenza del centesimo anniversario della sistemazione del sacello del Milite Ignoto nel cuore della Patria al Vittoriano di Roma, si è parlato a lungo della quota di sofferenza e di sangue che il popolo calabrese ha offerto al sacro ideale dell’Italia Unita. A questo sentito contributo il genio dei calabresi giungeva, anche per il rifiorire di quegli antichi semi di civiltà che sono germogliati sulle coste magno-greche, quando ancora nel mondo molti luoghi, oggi molto più celebrati, erano avvolti nelle nebbie delle origini.
Nella discussione emergeva, come simbolo assoluto dei valori del Risorgimento nazionale, l’episodio dei 5 martiri di Gerace, eroi purissimi della patria e della libertà. È stato pure considerato con vero rammarico che i Musei del Risorgimento di Torino e di Roma non ne fanno alcun cenno.
Vito Pirruccio, sintetizzando il grande fermento di idee e di proposte, ha deciso di iniziare il percorso rivolgendosi immediatamente ai direttori dei Musei di Torino e di Roma. Palazzo Carignano e il Vittoriale sono per me le immancabili e sempre gratificanti visite di ristoro dell’anima, ogni volta che mi trovo a Torino e a Roma.
Il senso che dà il dirigente Pirruccio alla sua argomentazione non è una semplicistica richiesta di inserimento nei due Musei di cimeli riguardanti i Martiri di Gerace; è invece una segnalazione, che offre ai responsabili l’occasione per eliminare dalle due importanti strutture una loro grave mancanza.
La vicenda dei cinque Martiri, che si è impressa nella storia d’Italia come esempio di generoso e purissimo eroismo, suscita sempre entusiasmo e devozione. Quello stesso che io avverto al Gianicolo, di fronte a quei ragazzi falciati dalla furia di quel tragico momento e rimasti lì, a ricoprire per sempre di fiori umani la spianata del colle.
Un manipolo di giovinetti, infiammati dai sentimenti di libertà dei loro studi, in una terra resa inerte e dormiente da oppressione e abbandono, che guidano una rivolta senza sangue, con richieste minime per la loro gente. Essi riescono a catturare uno dei loro aguzzini che, lasciato libero, si trasforma subito in carnefice; un piccolo gruppo di ferventi italiani, che ha segnato la storia di questi luoghi, ancora pieni di memorie e di monumenti, di trattati e di poesie.
A Gerace, lo scorso 2 ottobre, abbiamo levato alto il loro grido solenne, sulla piana del loro sacrificio dove sorge la Scuola, inaugurando l’anno scolastico nel segno sacro della loro memoria e della libertà.
Gli illustri direttori dei Musei, cui la nota del dirigente Pirruccio è diretta, troveranno agevolmente gli argomenti e i significati per onorare l’episodio grandissimo, che è colpevole trascurare o ignorare.
Resto anch’io in attesa delle iniziative in risposta a questa che, ripeto, non è una richiesta, ma una doverosa segnalazione di incompletezza, che merita assolutamente rispetto.
E anche gli autori dei testi scolastici di storia abbiano la sensibilità di offrire ai giovani esempi luminosi, come quello dei Martiri di Gerace, per accenderli di entusiasmo puro. Per non peccare di incomprensibile leggerezza, o di colpevole omissione.

Redazione

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