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Costume e SocietàLetteratura

I micenei, i dorici e il klèros

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri LV - Alcune delle norme stabilite da Zaleuco per formulare le leggi che avrebbero regolamentato la vita di Locri sono facilmente desumibili dalla gestione delle terra e dei legami famigliari di cui è giunta notizia fino a noi. Da lì all’osservazione delle somiglianze con la realtà sociale micenea il passo e breve, ma c’è un’altra popolazione che potrebbe aver avuto delle influenze sulla storia della colonia magno-greca.

Di Giuseppe Pellegrino

Che la terra appatenesse alla polis non vi sono dubbi, posto che in caso di successione senza figli maschi, tornava all’istituzione che l’aveva assegnata.
Col Kotona Kekemena, all’assegnazione del klàros, corrispondeva l’obbligo di corrispondere, sotto forma di canone, un corrispettivo alla polis, che veniva utilizzato per soddisfare i bisogni della Comunità.A Sparta, alla classe dei guerrieri, corrispondeva quella dei perièci, che erano cittadini confinanti con il klèros (in origineklàros)spartano, per un numero di 30.000 lotti di terreno, mentre alla classe privilegiata si dice che Licurgo ne abbia assegnati 9.000, sicuramente con terreno più fertile. La terra degli Spartani era coltivata dagli Iloti, mentre i Perièci, oltre all’obbligo di coltivare la terra, di pagare il canone di affitto, era imposto, in casi necessari, anche quello di contribuire alla difesa del territorio.
Dall’insieme delle notizie si può agevolmente ricavare che i locresi abbiano fatto proprio l’Ordinamento Istituzionale dei Dàmoi micenei. I locresi avevano un klèrosche coltivavano in proprio, che serviva anche a pagare le tasse ma, per come si vedrà quando parleremo di esercito a Locri, non anche l’obbligo della Panoplia:ossia l’obbligo di provvedersi di armatura.
Dalle tavolette di bronzo del Tempio di Zeus e da altre ricerche, Zaleuco aveva diviso la terra tra tutti i Greci sbarcati a Zeffirio, o alla loro discendenza, in parti uguali per valore, non per estensione, dandola in proprietà. La terra non poteva essere venduta, se non nel caso estremo che una calamità naturale o un evento assimilabile, la distruggesse o quasi, e tale elemento fosse sancito con una pubblica sentenza. La terra formava il klèros (che significa a sorte,ossia sorteggiato), che era indivisibile, trasmissibile agli eredi, che la gestivano solo tramite il figlio maggiore che poi ne divideva i frutti. La concessione avveniva per opera della Dàmos, l’Assemblea Popolare (sul concetto di kyloi si accennerà nella dàmos). In entrambi i casi, la proprietà doveva essere omologa all’interesse pubblico.
La motivazione di ordine razziale è la seguente: i micenei erano dorici, come i locresi, e i motivi razziali presso i greci avevano un’importanza notevole. Perciò assimilare leggi di gente che si riteneva fratelli era più che probabile. In materia di razzismo, nel romanzo Japhet vi è la storia di Siris Poleion, che può dare una idea.
Quanto all’appartenenza dei micenei alla razza dorica, non è pacifico. La civiltà micenea, nota meglio come Grecia dell’età del bronzo, è la civiltà del Tardo Elladico riferita all’Antica Grecia. L’arco temporale di questa civiltà va dal 1600 al 1100 a.C. Tale periodo miceneo prende il suo nome dal sito archeologico di Micene, nel nord-est dell’Argolide, ossia nella regione del Peloponneso, nella Grecia meridionale. I siti più importanti di origine micenea sono Atene, Pilo, Tebe e Tirinto.
La civiltà micenea fu dominata da un’aristocrazia guerriera. Intorno al 1400 a.C., i micenei estesero il loro controllo a Creta, centro della civiltà minoica, e adottarono una forma di scrittura derivante da quella minoica per scrivere nella loro arcaica lingua greca. La scrittura dell’epoca micenea viene chiamata Lineare B.
Intorno al 1100 a.C., la civiltà micenea collassò. Si è nel medioevo greco. Durante questo periodo la Grecia ebbe un declino di popolazione e di alfabetizzazione. I greci stessi hanno tradizionalmente dato colpa di questo declino a un’invasione di un’altra ondata di popolazioni di stirpe greca, i Dori.
In conclusione, se anche in origine i Micenei non erano dorici, l’invasione ebbe due conseguenze: la distruzione del Popolo di Micene; l’appropriazione da parte dei dorici della normativa, degli usi e costumi, e anche dei Penati micenei, che fanno proprie tutte queste tradizioni. Sparta ne è l’esempio più illustre. Locri (ma, invero, tutta la Grecia, compresa Sparta, ovviamente, ma anche Atene, e quasi tutte le altre poleis greche), sicuramente ne ha tratto benefici, essendo tante le somiglianze, che sono ictu oculi, accertabili. Si ripete: la dàmos è il corrispondente della dàmo micenea. Il klèros somiglia al kotona kikimena e al klèros spartano. La lingua è la dorica, come pure i costumi. La Legislazione micenea è di sei secoli anteriore a quella locrese. Zaleuco ha fatto sicuramente viaggi. In ogni caso, vi erano sempre contatti tra popolazioni di razza simile. Anche nella Locride.
Ciò posto, però, da tutte queste conoscenze non emerge come sia potuta venire a Zaleuco l’idea della previsione della pena collegata al divieto. Perciò, una delle due: o l’idea è originaria del locrese; oppure, occorre fare un’indagine più approfondita e anche spregiudicata. Il punto di partenza non può che essere dato dalle stesse norme. Ma anche con ispirazione al Codice di Hammurabi, del quale si parlerà quando si accennerà alle leggi scritte.

Foto: it.ilovevaquero.com

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