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Costume e SocietàLetteratura

I problemi di una famiglia

Stasi XXXVI - Francesco Rossi fa una telefonata al suo socio per sapere come procede l’imbottigliamento dei profumi, quindi si dedica anima e corpo alla sua amata e alla sua famiglia, venendo a conoscenza di un problema logistico che richiederà grande capacità di intermediazione per essere risolto.

Di Francesco Cesare Strangio

Il tempo corse con una velocità inaudita, tanto che si affacciarono le prime tenebre di quella nuova notte.
Le donne si avvicinarono, chiedendo se avessero finito con i loro discorsi.
Fecero cenno di sì, era arrivata l’ora di tornare a casa.
La Dacia prese la direzione del ritorno ma senza tanta fretta.
All’arrivo nella Piazza Grande, come al solito, entrarono nel bar per farsi una birra.
Stevo fece per invitarli a pranzo, ma fu interrotto da Stefica, che gli disse che le avrebbe fatto piacere, ma dovevano fare per un altro giorno giacché i suoi avevano già organizzato per pranzare dai nonni che abitavano nei pressi del fiume Cherca.
A quel punto intervenne Maria, invitandoli per lunedì sera.
Si lasciarono, andando ognuno per la propria strada.
Mentre passeggiavano lungo il viale, confrontarono le loro opinioni a riguardo Maria e Stevo.
Rossi era pensieroso su quanto aveva lasciato a Milano, l’imbottigliatrice rotta aveva segnato una battuta d’arresto della produzione. Cosa che gli aveva comportato un ritardo nelle consegne.
Poi domandò a Stefica, come poteva fare per mettersi in contatto con l’amico Gaetano.
Gli disse che potevano andare a casa sua e chiamare da lì. L’unica cosa che gli raccomandò fu di mettere in conto che tutte le telefonate per l’estero erano passate al setaccio dai servizi segreti. Perciò, quando parlava, doveva evitare termini ambigui e i sottintesi, perché avrebbero potuto prendere lucciole per lanterne.
Rossi la guardava compiaciuto, perché oltre alla bellezza riscontrava in lei anche l’intelligenza.
Le aveva portato un vestito che le calzava a pennello; tanto che le stesse modelle dei manifesti pubblicitari non reggevano il confronto.
Arrivati a casa, la prima cosa che fece Stefica fu di portarlo al telefono, dopo vari tentativi riuscì a mettersi in contatto con Gaetano. Il loro discorso fu lineare ed esaustivo, tanto che i deputati all’ascolto delle telefonate non furono sottoposti a nessun rompicapo per la soluzione di eventuali enigmi da interpretare.
Gaetano lo informò che l’azienda aveva lavorato tutto il giorno e che, se tutto fosse filato liscio, mercoledì i tir sarebbero stati al confine con la Jugoslavia.
Il socio domandò a Rossi: «Quando arrivi a Milano?»
Rossi rispose: «Probabilmente sarò lì mercoledì sera». Finì così la telefonata tra i due.
Posò il telefono e si recò al tavolo, dove era atteso per iniziare a cenare. Stefica era seduta dirimpetto al futuro sposo. Lo osservava e non riusciva a capacitarsi; di tanto in tanto, le partiva un’impercettibile risatina.
A un tratto ruppe gli indugi e, spinto dall’incapacità di reggere la cosa, raccontò ai commensali che il socio stava con l’orecchio teso nell’intento di percepire qualche rumore che gli avrebbe potuto far capire come stessero le cose.
A quel punto Rossi si lasciò andare in una risata liberatoria. Cosa che fecero tutti, anche se in modo forzato per fare piacere al nuovo parente. Lo sguardo di Rossi si posò sopra al ragazzino. Lo guardò a lungo incuriosito dal suo continuo silenzio.
Tant’è che, stimolato dall’innata curiosità, gli domandò cosa pensasse.
Il ragazzo gli rispose in Croato, pertanto Rossi non capì. Fu chiaro che non voleva rispondere alla domanda.
La sorella lo fulminò con gli occhi. Certamente aveva detto qualcosa di scortese.
L’italiano, da navigato com’era, cambiò immediatamente discorso portando la conversazione sul fatto che mercoledì Stefica partiva con lui per recarsi in Italia.
Il padre non lavorava più da qualche tempo a causa di un infortunio sul lavoro che gli aveva compromesso un paio di anelli della colonna vertebrale. Quella partenza improvvisa della figlia poteva compromettere l’economia della famiglia. Lei lavorava come cameriera al ristorante per dare una mano di aiuto che si era dimostrata importante nell’economia famigliare.
Rossi aveva capito come giravano le cose la volta prima di andare in Italia, le aveva lasciato una somma pari allo stipendio di un anno lavorativo di un operaio italiano. Era un uomo generoso, capace di capire il bisogno degli altri e andar loro incontro con ogni mezzo possibile. La cosa che odiava era la cafonaggine di certi individui e il loro subdolo tentativo di prendere il prossimo per i fondelli. Per quello che lo riguardava, la famiglia di Stefica aveva finito di vivere a limite della decenza. Sposando Stefica era ovvio che portasse via la cosa più bella e più preziosa che loro avevano.
Quella formulazione lo portò a capire l’ombrosità del fratello.
Purtroppo, la vita riserva di tutto.
Arrivò l’ora di prendere commiato da quella compagnia e andare a letto.
Stefica gli parlò del fratello e nel dire gli confermò quanto aveva intuito.
Poi la donna aggiunse: «Mio fratello se la sente troppo, la mia partenza; manderà i miei in una crisi emotiva… io che cosa posso farci? Il fato mi ha riservato questo destino che onestamente mi appaga molto.»
Rossi rimase in silenzio, cogitava, a un tratto le propose di restare con loro e che lui sarebbe ritornato ogni fine settimana a Zagabria.

Foto: cdn.quinews.net

Redazione

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