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Costume e SocietàLetteratura

L’ultima visita prima della partenza

Stasi XXXVII - Francesco Rossi si appresta a partire ma, prima di lasciare Zagabria, la famiglia della sua amata Stefica lo porta in campagna per fare visita agli amati nonni.

Di Francesco Cesare Strangio

Stefica rispose a Francesco rossi che la proposta di restare con la sua famiglia e che lui sarebbe ritornato ogni fine settimana a Zagabria per venire a trovarla avrebbe potuto essere una soluzione che avrebbe soddisfatto i suoi famigliari, ma non lei.
«Amore mio – continuò la donna, – per il resto dei miei giorni ti seguirò ovunque tu vada. Il solo pensiero di vederti una volta alla settimana mi rattrista.»
Quel ragionamento mostrò lo stato d’animo della donna che il fato gli aveva fatto incontrare quel giorno al ristorante.
La baciò sulle labbra, per poi amarla follemente.
La mattina seguente, il loro sonno non fu interrotto dal trombettiere dell’alba, ma dalla madre.
Si era fatto tardi, erano passate le otto e dovevano partire per andare a pranzo dai nonni in un piccolo paese vicino a un fiume dal nome impronunciabile nei pressi di Varaždin. Il paese dove risiedevano i parenti si trovava a circa novanta chilometri da Zagabria. Per arrivarci, ci voleva oltre un’ora di viaggio.
Partirono con la loro utilitaria Dacia di fabbricazione rumena. Rossi osservava con interesse il paesaggio che scorreva lentamente sotto l’effetto dello spostamento dell’auto. Di tanto in tanto fissava lo sguardo sul volto di Mirko, notando che andava diventando, con l’avvicinarsi del giorno della partenza per l’Italia, sempre più cupo.
La sera prima, Stefica aveva detto al futuro sposo che la sua partenza avrebbe provocato molta sofferenza al fratello… Come si suol dire “non si può fare la frittata senza rompere le uova”.
Stefica stava con la testa appoggiata sulla spalla di Rossi con lo sguardo fisso a guardare il paesaggio; mentre le narici di Rossi erano accarezzate dal suo alito dal profumo di rose. Gli veniva l’impeto di baciarla, ma desistette dal farlo per evitare di cadere sotto gli strali della gelosia del fratello.
Ognuno parlava per proprio conto, l’unico a osservare tutti era Mirko. La sua attenzione era sempre rivolta ai due fidanzati: con la coda dell’occhio li teneva sotto stretto controllo.
Arrivarono a Varaždin: da lì mancavano un paio di chilometri per arrivare alla frazione adiacente al fiume dal nome impronunciabile.
Non si aspettava di trovare un luogo di così particolare bellezza. Le case erano semplici, con i tetti a grande pendenza per far scivolare la neve. Tutto sommato erano sobri e accoglienti.
Il rumore del motore dell’auto ruppe la quiete di quel luogo, ma funse da campanello di casa. Sull’uscio apparvero due persone sugli ottant’anni, di corporatura asciutta. Avevano i lineamenti del viso perfetti, anche se il tempo, gli stenti e le avversità della vita avevano tentato di cancellarli.
Dopo le cerimonie di rito, li fecero entrare.
I nonni scrutarono Rossi dai piedi alla testa, senza far sfuggire nulla ai loro occhi. Accarezzarono il viso ai nipoti e li baciarono ripetutamente sulla guancia.
Pronunciarono parole a Rossi incomprensibili.
Stefica gli faceva da interprete.
Gli domandarono cosa ne pensasse di quella terra.
I suoi garbi e il modo di parlare furono cose che lo portarono ad accattivarsi la simpatia dei nonni della futura moglie.
Era sul finire del mese di settembre e, da quelle parti, l’autunno iniziava a far sentire la sua voce. Gli offrirono un liquore forte che sapeva di vodka.
Da dietro le nuvole si affacciò il sole riscaldando l’aria.
Gli dissero che in quel periodo era solito che la temperatura altalenasse.
La mamma di Stefica chiese permesso e si accostò ai fornelli della cucina a legna, su cui la nonna aveva messo della carne a cuocere. Il coperchio della pentola, sotto l’azione del vapore, liberava dei piacevoli odori che stimolavano l’appetito.
Rossi, attratto dall’odore del cibo e del liquore bevuto, ruppe gli indugi e chiese se fosse possibile mangiare quel tanto da attenuare la crescente secrezione dei succhi gastrici.
Tradotto quanto detto dal nipote acquisito, in pochi minuti la nonna mise sul tavolo del pesce affumicato, formaggio, salumi e pane sfornato da poco. Rossi voleva mangiare tutto, ma si frenò, non poteva rischiare di non mangiare quanto stava cuocendo sul fuoco.
La madre invitò Stefica a fare visita agli altri parenti lì vicino.
Puntualmente il fratello si alzò e partì con loro. Durante il giro dei saluti, gli riservarono una calorosa accoglienza. Era gente semplice, con il volto delle persone sincere, cosa che in Italia si stava avviando verso l’estinzione. Rossi scoprì un mondo a lui sconosciuto… paesaggi indescrivibili per la loro bellezza e gente semplice e cordiale. Si aspettava un mondo di spietati atei comunisti. Fu pervaso dal dubbio che forse il vero ateismo era radicato nel sistema democratico Occidentale e trovava la sua massima espressione nel bieco e paradossale bigottismo.
Arrivò l’ora di fare ritorno a Zagabria: la mattina dopo Mirko doveva andare al liceo, quindi non era pensabile pernottare lì.
Comunque promise ai nonni che sarebbero tornati presto a trovarli e in quell’occasione sarebbero rimasti un po’ di giorni.
La mattina seguente sentì bussare alla porta della loro camera. Erano le sette e trenta. Mirko li voleva salutare. Sapeva che sarebbero partiti poco dopo mezzogiorno e non voleva andare senza salutare la sorella.

Foto: getbybus.com

Redazione

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