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Costume e Società

Il suino suicida per la libertà

Di Mario Nirta

E adesso, che succedeva? Succedeva che “il signor compare sindaco, che un lampo lo strafulmini”, lasciava liberi di circolare per il paese tutti gli animali e relegava ai domiciliari solo i porci, che pure erano stati i suoi primi amministrati. E tutta colpa del tamburinaro che già di prima mattina s’era messo a girare per il paese urlando: «Mille anni di pace, di salute e di serenezza tranquilla che vi dona santa Lucia, che gli stiamo facendo la festa oggi». E giù rulli di tamburo che intaccavano una buona parte dell’auspicata serenezza e mettevano in difficoltà i santi, perché mille anni di pace, di salute e di serenezza tranquilla non sono una bazzecola neppure per gente abituata a fare i conti con l’eternità.
Sino a quella mattina i maiali erano stati liberissimi di grufolare a piacimento e, durante l’estate, di regalarsi qualche ora di frescura con un lungo bagno ristoratore là dove quasi al centro del paese le fogne allo scoperto si slargavano sino a formare uno stagno. E insieme a loro sciacquavano anche i bambini che li tiravano per la coda fuori dall’acqua, li cavalcavano e ingaggiavano sfrenate corse per gli angusti vicoli del borgo, guadagnandosi gli accidenti delle donne leste a rifugiarsi in casa al ciclico passaggio del puzzolente corteo.
Il paese era povero. E quei mocciosetti, mancando d’altri giocattoli, tranne le trottole e le cerbottane ormai fuori tempo dopo la Pasqua, si trastullavano con i suini. I quali quella mattina, frastornati dalle urla del tamburinaro, cominciarono a correre verso la chiesa, lo travolsero e gli rovinarono il tamburo che, a furia di rotolare giù per la nselicata per poco non finì in chiesa. Allora il sindaco, anche per contentare il forestiero che blaterava di gravi danni, relegò i maiali ai domiciliari. E fu tragedia, perché Mastro Nino, in mancanza di un porcile, esiliò sul solaio il maiale che di lì a pochi giorni, precipitò, sbatté la testa sul selciato e si sfracellò. E quando la proprietaria si accorse che i rimasugli del cervello erano davvero inconsistenti e domandò al marito «Ma stu porcegliu no ndavia cirivegliu?» si sentì rispondere: «Ma secundu tia, se ndavia cirivegliu, si jettava da soletta?»

Foto: quotidiano.net

Redazione

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