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Costume e Società

L’indignazione contro “La Sposa” non è poi tanto giustificata…

Di Giusi Grilletta

“Nel 1966, quando in pieno boom economico ed emigratorio dal nostro meridione milioni di persone si sono trasferite al centro-nord Italia, il bravo cantautore genovese Bruno Lauzi (1937-2006) ha pubblicato la bella canzone La donna del sud. Parla proprio di una emblematica Maria… più o meno come la Maria dello sceneggiato di Rai1 in tre puntate La Sposa, di cui è andata in onda la prima, domenica 16 gennaio, suscitando, com’era prevedibile, una marea di polemiche, ma anche di apprezzamenti (con ben 6 milioni di telespettatori e uno share assoluto del 26,8%.”
È quanto si legge in una nota stampa dell’associazione culturale Amici della Calabria di Domenico Lanciano. In questo testo si evince come quello che è andato in onda sulla rete nazionale non sia un film frutto di pura e semplice fantasia, ma un’opera che ricostruisce e ripercorre una delle tante storie che realmente hanno segnato per un periodo tutto il Sud d’Italia, Calabria inclusa.
Nel 2015 la casa editrice calabrese Rubbettino pubblica Ti ho visto che ridevi, quello che secondo Lanciano è “un accorato e drammatico romanzo tratto dal vero, cui probabilmente si potrebbero essere ispirati gli autori della fiction di Rai1. Tale libro, firmato da Lou Palanca, narra appunto di una donna che, proveniente da Riace, è richiesta in sposa da un allevatore e agricoltore delle Langhe (vasto territorio nelle province di Asti e Cuneo). Nella prefazione di tale opera, Carlo Petrini (famoso promotore di Slow Food) afferma che le Langhe sono state addirittura salvate proprio dalle calabrotte cioè dalle ragazze calabresi che, andate in sposa ai giovanotti della ruralità piemontese, hanno contribuito in modo determinante al progresso demografico ed economico di quella parte del nord padano divenuto marchio internazionale.”
Dunque il film trarrebbe ispirazione da questo romanzo? Forse. Ma Lanciano fa anche una seconda ipotesi.
“È anche probabile – scrive – che l’idea per una fiction sia venuta alla Rai da un’intera campagna di informazione fatta pure a livello nazionale dall’Università delle Generazioni che, nel febbraio 2021, ha fatto circolare, su innumerevoli siti e giornali web e cartacei, una propria documentata dissertazione proprio sulle ragazze (vergini e forti, mansuete e grandi lavoratrici), non solo calabresi, ma meridionali in genere (portando delle storie raccontate dalle protagoniste), allegandovi seri studi sociologici universitari di notevole importanza.”
Storie reali, non troppo lontane nel tempo, delle quali rimangono anche alcune tracce monumentali come “il piccolo monumento alla sposa del sud, realizzato nel gennaio 2021 dallo scultore Gianni Verdiglione proprio alla parete esterna della casa di una di queste ragazze, sita alla Via Regina Margherita di Badolato Superiore. Tale monumento è una delle tante pietre parlanti che Verdiglione ha fabbricato in numerose vie e piazze di quel borgo antico. In tale pietra parlante viene ricordato il matrimonio avvenuto il 25 agosto 1979 tra Luciano Gambaretti, agricoltore veronese, e la badolatese Giuseppina Carnuccio, come esempio di quando gli uomini padani cercavano moglie nel sud Italia: ‘Vinna nu bellu giuvanottu da campagna ‘e Verona e sa levàu’ ovvero ‘È venuto un bel giovanotto della campagna di Verona, l’ha sposata e se l’è portata via’.
“Qualsiasi sia l’ispirazione di partenza del racconto televisivo in corso, sta di fatto che le centinaia di migliaia di donne del Sud (che hanno fecondato il centro-nord Italia) meritano una memoria evidente e seria, come possono essere i monumenti e gli studi universitari. Ma anche campane. Infatti è giunta notizia che la Pontificia Fonderia di Campane Marinelli di Agnone del Molise sta per realizzare proprio la Campana Spose del Sud a ricordo di quante hanno lasciato le loro calde e soleggiate case per riempire quelle degli altri, nel lontano, nebbioso e freddo nord padano, affrontando innumerevoli sacrifici e privazioni, spesso pure razzismo e violenze di ogni genere. Come la Rai racconta in questa fiction-monumento alle donne del Sud” conclude lo studioso.

Foto: costajonicaweb.it

Originariamente pubblicato su ecodellojonio.it

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