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Costume e SocietàLetteratura

La Sorgente dell’Oltremondo

Le cronache di Atlantidea IX

Di Luisa Totino

Talòs e Vera rientrarono in casa.
Bea e Mattia li videro terrorizzati e chiesero preoccupati: «Cosa è successo?»
E Talòs: «La Fortezza di Mongoldùm è di nuovo attiva e questo può significare solo una cosa, Gòrgos è tornato! Non passerà molto tempo per una nuova guerra! Dobbiamo capire come si muoverà e anticiparlo o per noi sarà la fine!»
«Ma come possiamo fare? Non conosciamo Atlantidea!» rispose Mattia.
E Talòs: «Sedete, devo dirvi ancora qualcosa riguardo il nostro nemico.»
Si sedettero intorno al tavolo e subito Vera cominciò a provare un leggero fastidio provenire da sotto il giubbino.
«Che succede, Vera?» chiese Talòs.
Vera, allora, tolse dal giubbino la pergamena con l’effigie della Regina Altea ma, nel toccarla, si scottò e la gettò subito sul tavolo.
«Perché l’effigie scotta, Talòs?»
E Bea: «Comincio ad avere molta paura, la faccenda si sta facendo molto seria.»
Talòs, allora, rispose: «Sì, hai proprio ragione, la situazione è estremamente seria. Gòrgos ha messo in atto una maledizione sul Bracciale del Tempo, è l’unica spiegazione. Dobbiamo sottrarre la parte mancante del Bracciale che è caduta nelle sue mani o Atlantidea e il Metaverso saranno perduti. Cadremmo in un Limbo temporale, senza più storia, alla mercé di quel maledetto. Non possiamo permetterlo!»
E poi continuò: «Quando Gòrgos venne esiliato nel Metaverso, non rimase, di certo, con le mani in mano. Ramingo, nell’abisso profondo, si è consumato nel suo rancore. Ha trovato qualcosa nelle profondità del Metaverso che ha alimentato il suo odio, tramutando i suoi benefici poteri divini in malefici artefici. So per certo che ha creato orde di orripilanti creature, asservite a lui. Una cosa, però, mi balena in testa: se è riuscito a tornare ad Atlantidea, sapeva dov’era il portale. Dobbiamo scoprire come ha fatto a scoprirlo!»
Poi, alzandosi di scatto, disse ai ragazzi: «Venite con me, presto! C’è solo un modo per avere una risposta, recarsi alle Sorgenti dell’Oltremondo!»
Talòs prese l’effigie della Regina con un fazzoletto e la ripose in un cassetto. Uscirono dall’abitazione e presero un sentiero in salita dietro casa. Arrivati in cima, uno spettacolo straordinario si presentò ai loro occhi. Un laghetto di un blu profondo, alimentato da cascate che precipitavano maestose ed energiche da una parete rocciosa.
Talòs disse: «Ecco a voi la Sorgente dell’Oltremondo! Avviciniamoci al lago.»
Mattia non riuscì a trattenere lo stupore: «’ meraviglioso qui, Talòs, non vorrei mai andarmene.»
Bea e Vera lo guardarono con curiosità sentendo quelle parole. Talòs, invece, aveva i pensieri altrove per fare caso a ciò che disse Mattia. Infatti, giunto vicino alle acque del lago, si abbassò, per guardarci dentro.
Poi, rivolgendosi ai ragazzi disse: «Avvicinatevi anche voi. Dovete sapere che questo posto è stato creato, su mia richiesta, dagli dei acquatici, per poter controllare le vicende del Metaverso. Vedendomi afflitto e disperato, una parte di loro, mosso a compassione, permise questo collegamento, così da permettermi di seguire la Regina Altea nel suo esilio, fino a qualche tempo fa, quando ne persi le tracce.»
Rivolgendosi a Vera le disse: «Ora guarda!»
Prese un sasso sulla riva e lo gettò in acqua. Al tonfo si formarono onde concentriche e, al centro, cominciarono ad apparire delle immagini. Vera guardò attentamente e riconobbe i suoi genitori, a casa sua. Erano seduti sul divano del loro salotto, vicini e con i volti mesti e preoccupati, e lo sguardo assente. Sulla mensola delle foto di famiglia, alcune mostravano i genitori con Vera. All’improvviso, da qualcuna di esse, Vera iniziò a scomparire.
Vera, disperata, disse: «Mamma! Papà! Devo fare qualcosa!»
Anche Bea e Mattia, provarono a gettare un sasso nel lago e anche a loro comparvero immagini delle loro famiglie in cui i genitori avevano lo sguardo assente.
Talòs, allora, disse: «L’acqua di questo lago fa vedere a ciascuno qualcosa che ci sta a cuore nel Metaverso. Negli ultimi tempi qualcosa o qualcuno ha offuscato le immagini della Regina Altea e io l’ho persa. C’è lo zampino di Gòrgos o di qualche suo scagnozzo, ne sono certo! So che siete preoccupati per i vostri genitori, purtroppo il maleficio ha cominciato a infettare il Metaverso.»
Ma, mentre diceva in quel modo, le acque del lago cominciarono ad agitarsi, comparvero delle immagini e Vera riconobbe sua nonna Lena, poco tempo prima che morisse. Era a letto, dormiva, una figura oscura si avvicinava furtiva al suo letto, inserì qualcosa nella flebo e poi fuggì via o, meglio, si dissolse come fuliggine nera.
L’immagine scomparve subito e Vera gridò disperata: «Nonna! Nonna!»
Talòs prese per il braccio Vera: «Che cosa hai visto?! Dimmelo!»
Vera, con le lacrime agli occhi, rispose: «Ha ucciso mia nonna! Qualcuno ha ucciso mia nonna!»
E Talòs: «Chi? Lo hai visto?»
Vera fece cenno di no con la testa e poi abbracciò Talòs, lasciandosi andare a un pianto liberatorio. Talòs, dal canto suo, quasi a non farsi accorgere, diventò di pietra, ma una lacrima furtiva velò i suoi occhi.
Terminato l’abbraccio, Talòs guardò Vera e le disse: «Non ti preoccupare, Vera, scopriremo chi è stato, distruggeremo Gòrgos e finalmente i due mondi potranno convivere senza nascondersi l’uno all’altro. Te lo prometto! Ma dobbiamo essere uniti e pronti!»
A quel discorso si avvicinarono anche Bea e Mattia.
Talòs, rivolgendosi a loro disse: «Quello che ho detto vale anche per voi.»
Bea, però, abbassò gli occhi e sospirò. Poi continuò: «Sicuramente Gòrgos colpirà il Regno degli uomini dell’Est, dobbiamo arrivare lì prima di lui. È un importante avamposto di difesa per Atlantidea, se verrà annientato avremo poche possibilità di vincere contro Gòrgos e le sue armate. Dobbiamo radunare la Confraternita Fulgente! Sono uomini, dei e varie creature che, insieme a me, hanno deciso di non abbassare mai la guardia da possibili attacchi nemici. Siamo i custodi silenziosi di Atlantidea.»
Vera disse: «Ma non c’è il Gran Consiglio di Altinium a garantire la pace ad Atlantidea? È per questo che l’ho incontrato. Io sono Colei che porterà la pace. Così mi è stato detto dall’Oracolo.»
E Talòs: «Sì, è tutto vero, ma il Gran Consiglio, dopo la mia ribellione, non ha avuto più molta simpatia per me. E poi, hai sentito, i membri del Consiglio non sono molto convinti che tu sia la prescelta che salverà Atlantidea e il Metaverso. Ma loro non possono capire.»
Poi, guardando negli occhi Vera, le disse: «Promettimi che ti fiderai sempre di me, qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa tu venga a sapere!»
Vera subito rispose: «Lo prometto! Ma perché mi dici queste cose?»
E Talòs: «Ora non c’è tempo, devo chiamare i confratelli per decidere sul da farsi»
Prese, allora, dalla cintola, un corno d’osso e ci soffiò dentro più forte che poté. I tre ragazzi si guardarono perplessi, non riuscivano a sentire nessun suono.
Quando Talòs smise di soffiare nel corno Vera gli si avvicinò e gli chiese:«“Non abbiamo sentito nessun suono. Sicuro che il corno funzioni?»
Talòs rispose: «È un suono che può essere udito solo dai confratelli e da nessun altro. Il Gran Consiglio, altrimenti, ci avrebbe scoperto. Voi non siete stati ancora iniziati, per questo non avete udito niente. E ora torniamo a casa, tra un po’ avremo visite e sarà una lunga notte.»
Prima di andarsene Talòs riempì una boccetta con l’acqua del lago e la mise in una piccola saccoccia. Scesero dal pendio e giunsero a casa di Talòs.
Vera disse: «Talòs, posso rimanere qui fuori un attimo con i miei amici, ho bisogno di parlare con loro.»
Talòs acconsentì con un cenno della testa ed entrò. Vera, rivolgendosi a Bea e Mattia, disse loro: «Ragazzi, non so cosa avrei fatto senza di voi. Purtroppo le cose si sono rivelate molto più complicate di quello che avevamo immaginato. Presto ci sarà una battaglia. Siete i miei migliori amici da sempre, ma stavolta tocca a me affrontare questa prova, non voglio coinvolgervi in quello che avverrà.»
Mattia, allora, rispose: «Sei sempre stata la più intelligente fra noi tre, anche la più secchiona se devo essere sincero, ma non riesci proprio a capire che non puoi fare tutto da sola? È ovvio che ti aiuteremo, vero Bea?»
E Bea, schiarendosi la voce: «Certo, in fondo ti abbiamo convinto noi a venire qui, fosse stato per te saresti ancora al Teatro greco.»
E tutti e tre cominciarono a ridere e si abbracciarono l’uno con l’altro. La sera era ormai scesa…

Continua…

Redazione

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