L’unica vera “provocazione rock” è stata quella di Gesù Cristo
Di Luisa Totino
In questi giorni si è parlato molto della simulazione di un battesimo da parte di Achille Lauro sul palco dell’Ariston, gesto considerato irriverente contro il Cattolicesimo da parte del Vescovo di Ventimiglia. Si dimentica, però, facilmente, che duemila anni fa, nel bel mezzo di una fondata e solenne religione come l’Ebraismo, che contava, e conta tutt’oggi, antichissime tradizioni di norme e precetti, faceva capolino un’altra provocazione nella persona di Gesù Cristo. Un giovane trentenne, vissuto, fino a quel momento, in maniera morigerata, con i suoi genitori a Nazareth, che aveva le sue amicizie, le sue situazioni giornaliere, come si vivevano in un paesino della Palestina intorno al 28-30, decide di dare scandalo all’interno della sua stessa religione. Il clima e l’ambiente in cui cresce non sono dei migliori, perché la regione della Galilea, a nord della Palestina, non aveva una bella fama, era altamente disprezzata dai giudei che, invece, abitavano a sud. Infatti Galilea, in ebraico Gelil, significa Distretto, una zona abitata da gente bifolca, malfamata, da lebbrosi, da persone estremamente povere e con gravi malattie. Mai menzionata nei testi dell’Antico Testamento, per coloro che abitavano in Giudea la Galilea non era degna di rientrare nel piano salvifico di Dio. Quelle persone, troppo problematiche per seguire la Legge Mosaica, i precetti e lo shabbat, non potevano essere degne di redenzione. Ecco, allora, gli ultimi cui faceva riferimento Gesù. Lui, figlio di una donna, Maria, Miriam in ebraico, il cui nome era proibito tra gli ebrei in quanto rievocava la sorella di Mosè, punita da Dio con la lebbra per aver mormorato del fratello alle sue spalle, possiamo solo immaginare quale profondo grado di sgomento generale provocò aprendo bocca in Sinagoga, davanti ai Farisei, ai Dottori della Legge, ai capifamiglia. Uno scandalo senza precedenti: il figlio di un semplice falegname voleva arrogarsi il diritto di stravolgere la normativa atavica del loro credo, sintetizzandola in un unico comandamento:
Non solo scandalo, ma addirittura blasfemia ed eresia, alludendo alla sua figliolanza divina. Quindi, si capisce bene che la provocazione di Gesù, considerato un nessuno ai suoi tempi, andava a scardinare quella convinzione salvifica ebraica basata sulla memoria di comandi e regole, innescando un’eco che dura da duemila anni. Tutt’al più la provocazione di Achille Lauro avrà memoria per la durata del Festival, ma quello su cui ci dovremmo soffermare è che, nel bene o nel male, l’esempio provocatorio di Gesù continua all’interno delle generazioni di ogni epoca, in forme e modi diversi. Una vera e propria provocazione rock! Del resto, chi può dire quali forme di trasmissione del suo pensiero avrebbe usato Gesù se fosse vissuto oggi?