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Costume e SocietàLetteratura

La Confraternita Fulgente

Le cronache di Atlantidea X

Di Luisa Totino

Mentre Vera, Bea e Mattia si facevano forza a vicenda sugli eventi che da lì a poco avrebbero affrontato, iniziò a spirare un vento che prese a girare a spirale. I ragazzi alzarono gli occhi al cielo e videro scendere in quel turbinio due Celesti con le loro grandi ali, maestosi e di un candore fulgido e penetrante. Il mare, poi, poco distante, cominciò a gorgogliare e a incresparsi: dalle onde spumose emersero in tutta la loro possanza due Acquatici sul dorso di due delfini che, lesti, li portarono a riva, dove i due dei lasciarono le loro cavalcature che, in un batter d’occhio si dileguarono all’orizzonte. D’improvviso, dalla rupe vicino l’abitazione di Talòs, sbucarono due Terrestri, e da alcuni singolari fiori, dai petali arcobaleno, uscirono in volo degli esseri minuscoli, in lontananza sembravano insetti, ma quando Vera si avvicinò di più e guardò attentamente, vide delle creature dalla carnagione blu e con ali sottilissime, che vibravano molto velocemente. Quando Vera sorrise, le creaturine capirono che si potevano fidare e salirono sulle mani e sulle braccia di Vera e così fecero con Bea e Mattia. La sera era ormai scesa, la luna in cielo era luminosissima, ma non era solo lei a illuminare, nell’aria si muovevano dei soffioni luminescenti che rischiaravano i volti dei presenti. Le visite, però, non finirono: dai tronchi di due alberi a chioma doppia si aprirono delle porticine e ne uscirono dei curiosi ometti con barba lunga e folta e dai piedi lunghi e affusolati, che ricordavano le zampe di un coniglio, ma con le dita. Un bastone più alto di loro accompagnava il loro incedere.
Uno di loro, il più anziano, disse sbuffando: «Mi sembra che ci siamo tutti, ma dov’è il padrone di casa, Talòs?»
Poi, rivolgendosi ai ragazzi: «Per la mia barba, e voi chi siete? Non sapevo che mi sarei trovato di fronte degli abitanti del Metaverso!»
Vera, allora, rispose: «Mi chiamo Vera, Vera Kalendra, signore.»
A quelle parole uscì Talòs e disse al piccolo uomo: «Hai qualcosa da ridire vecchio Aldàrin?»
L’ometto si avvicino a Talòs con aria stizzita, e quando gli fu vicino alzò lo sguardo, per fissarlo negli occhi, ma dopo qualche istante scoppiarono entrambi in una grande risata e Aldàrin diede una pacca sul braccio dell’amico dicendo: «Vecchia roccia, perché ci hai convocati?»
Poi, facendosi serio chiese a Talòs: «Brutte notizie, vero? I nostri timori, alla fine, si sono rivelati fondati: Gòrgos è tornato ad Atlantidea! Lo sapevo! Sapevo che prima o poi quel verme avrebbe trovato il modo di ritornare per vendicarsi!»
E continuò: «Quel pezzo di lerciume ha trovato qualcosa negli abissi del Metaverso che ha aumentato e oscurato i suoi poteri. Spero non sia quello che penso!»
Talòs crucciò lo sguardo e con voce preoccupata disse: «Sì, temo abbia trovato il Kàndanium!»
Allora Talòs iniziò a raccontare: «Ai tempi della fondazione di Atlantidea i Remoti stabilirono i diversi domini degli uomini e degli dei. I cieli e l’aria vennero dati ai Celesti; le terre, i monti e le rocce ai Terrestri; le acque e ogni sorgente agli Acquatici. Agli uomini vennero assegnate delle Regioni, seguendo i punti cardinali: le Regioni del Nord, quelle a Ovest, le Regioni del Sud e quelle dell’Est, le più importanti, perché, a tutt’oggi, hanno il compito di convogliare l’energia solare e farla scorrere, come linfa, in tutti gli abitanti di Atlantidea. Al centro di tutto, nel Mare Internium, l’isola di Altinium con il Palazzo del Gran Consiglio e gli isolotti satellite»
Vera interruppe e disse: «Ecco perché le porte si aprono da sole! Lo fate col pensiero, così come con qualsiasi altra cosa!»
Talòs continuò: «Sì. È un grande dono, ma un giorno accadde qualcosa ad Albatis, la capitale delle Regioni dell’Est. Qualcosa sfuggì al loro controllo, forse un incidente, e una scheggia di Kàndanium finì nelle viscere della Terra! Il Kàndanium è una roccia che riesce a inglobare l’energia del sole. Furono gli scienziati di Albatis ad accorgersene per caso sulla spiaggia, mentre compivano le loro ricerche di rocce e materiali, per catalogarli. Notarono dei massi che, colpiti dai raggi del sole nel momento del suo massimo splendore, diventavano luminosissimi. Altri, invece, della stessa struttura, all’ombra di alcuni alberi, non brillavano. Presero, allora, dei campioni e li portarono nei loro laboratori. Si accorsero che, una volta assorbita l’energia solare, continuavano a brillare anche in luoghi interni, lontano dalla luce. Non solo: avendole toccate per trasportarle, gli scienziati avevano sviluppato dei poteri mentali, spostavano oggetti, aprivano porte, erano più forti e invecchiavano molto più lentamente. Decisero, di estendere la loro scoperta a tutta Atlantidea. Costruirono delle presse per sgretolare e ridurre in polvere il Kàndanium, poi lo convogliarono in vasche enormi a cui aggiunsero dell’acqua svaporina, proveniente dalla Fonte Nebbiosa, nel Regno dei Celesti, che permetteva la formazione di nubi cariche di Kàndanium che, poi, veniva riversato sotto forma di pioggia su tutta Atlantidea. Questi sono i giorni del Rinnovamento, che cadono due volte in un anno atlantideo. Il potere del Kàndanium è periodico e, quindi, va rinnovato.


Edil Merici

«Ma un giorno, mentre i massi di Kàndanium erano sotto la pressa, una scheggia schizzò ad altissima velocità e andò a conficcarsi nel terreno, penetrò in esso scomparendo negli abissi. Nessuno ne seppe più nulla, fino a quando, dopo diverso tempo, furono ritrovati degli antichi manoscritti degli scienziati di Albatis, dove era riportata la loro scoperta, ma anche gli effetti oscuri del Kàndanium: il suo potere benefico poteva perdurare solo sulla superficie, ma non al di sotto di essa. Se il Kàndanium fosse precipitato o stato assorbito negli abissi, l’eccessiva oscurità avrebbe tramutato la sua energia in potenza distruttiva. I Remoti hanno sempre tenuto nascosto il Regno delle Profondità di Atlantidea, forse lo temevano o volevano solo nasconderlo a tutti noi. Sta di fatto che non lo hanno mai assegnato a nessuno, né a uomini né a dei.»
Alla fine del racconto Aldàrin disse: «E tutto prima dei giorni della Regina Altea e della forgiatura, da parte del mio popolo, del Bracciale del Tempo.»
Vera intervenne: «Ma se il Kàndanium è caduto nelle viscere di Atlantidea, come è possibile che Gòrgos lo abbia trovato nelle profondità del Metaverso?»
E Talòs rispose: «Quando il Gran Consiglio scoprì l’inganno di Gòrgos, decise che doveva scontare la pena in un luogo impenetrabile. Fu così che vennero prolungate le profondità di Atlantidea fin sotto il Metaverso. Gòrgos, per espressa volontà di suo padre venne scortato dalle sue guardie fino all’imboccatura dell’Oscurità, aspettarono fino a quando non traversò la linea di confine, e dopo chiusero il passaggio per sempre. Venne lasciato solo un portale in superficie, il cui accesso era conosciuto solo ai membri del Gran Consiglio e dagli Alti Ufficiali. Sicuramente Gòrgos avrà scoperto per caso il Kàndanium, durante il suo viaggio da prigioniero ramingo.»
E continuò dicendo: «Ed è proprio per questo che vi ho convocati: Gòrgos è di nuovo qui, il suo potere oscuro è molto forte. Si sta armando nella Fortezza di Mongoldùm e certamente attaccherà le Regioni dell’Est, puntando su Albatis. Entriamo, dobbiamo trovare un modo per anticiparlo e bloccare la sua avanzata!»
Detto questo entrarono tutti in casa, gli dei dovettero abbassare la testa per poter passare dalla porta. Una volta dentro si sistemarono alla meglio intorno al tavolo, le piccole creature si sedettero sul tavolo, adagiate delicatamente da Vera, da Bea e da Mattia.
Talòs guardò la scena e sorrise, poi disse a tutti: «Cari confratelli, grazie di aver risposto alla mia chiamata.»
Aldàrin interruppe dicendo: «È un piacere! Tu lo avresti fatto, senza pensarci, per ognuno di noi.»
Tutti acconsentirono alle parole di Aldàrin.
Talòs continuò: «La guerra è alle porte, ma abbiamo una speranza: Vera Kalendra!»
Tutti si voltarono verso Vera e cominciarono a bisbigliare tra loro.
Uno dei Celesti disse: «Lei è la ragazza del Metaverso. Come può aiutarci?»
E Talòs: «È la nipote di Lena Meticena, avrà un ruolo importante nell’evolversi delle vicende future di Atlantidea!»
Poi, rivolgendosi a Vera, disse: «Tira fuori la pergamena. Io prendo l’effigie della Regina Altea.»
Vera tirò fuori dal giubbino la pergamena che le aveva dato sua nonna e la mise su tavolo. Talòs andò a prendere l’effigie che aveva riposto in un cassetto, dentro un canovaccio, perché si era arroventata. Oramai, però, era fredda.
La mise sul tavolo e Aldàrin fece per prenderla dicendo: «Altea, la nostra amata Regina.»
Ma Talòs subito lo fermò: «Stai attento, Gòrgos ha l’altra parte del Bracciale, potrebbe sentire la sua presenza e farti del male!»
Poi disse: «Propongo di partire domani mattina all’alba: ci accompagnerà un drappello di miei fidatissimi soldati in groppa ai Dasculòs.»
Uno dei Terrestri disse: «Parlo a nome degli dei presenti, garantiremo che la missione si compia. I nostri poteri lungimiranti possono anticipare incursioni sgradevoli.»
E uno degli Acquatici aggiunse: «Faremo in modo che il rumore dei corsi d’acqua confonda la nostra presenza.»
Anche un Celeste affermò: «L’acqua che cadrà dal cielo coprirà le nostre impronte.»
Aldàrin, allora, prese la parola e disse: «Sono tutti bei propositi, ma prima di ogni cosa dobbiamo decifrare la scritta sulla pergamena. Solo i Veggenti dell’Ovest lo possono fare. Ci dirigeremo lì, e dopo il loro responso sapremo il da farsi.»
Poi, rivolgendosi ai ragazzi disse: «Talòs, sai che i ragazzi vanno iniziati, vero? Glielo avrai detto, immagino.»
E Talòs: «Lo avrò accennato.»
Mattia rispose: «Cosa sarebbe questa iniziazione?»
A seguire anche Bea disse la sua: «Dovrete farci qualche marchio sul braccio?»
Vera guardò gli amici, poi disse: «Se servirà fare questa iniziazione la faremo, sono pronta ad andare fino in fondo!»
Aldàrin si avvicinò a Talòs e, sottovoce, disse: «Hai detto a Vera la verità, non indugiare troppo, amico.»
Talòs rimase perplesso e pensieroso, ma subito Aldàrin scaldò l’ambiente e continuò: «Beh, adesso, però, vediamo cosa c’è in dispensa, non vorrai farci rimanere a stomaco vuoto! Domani dobbiamo affrontare un lungo viaggio.»
Tutti cominciarono a vociare e si apprestarono a mettere in tavola tante cose buone dalla dispensa di Tàlos. Nella confusione, però, Bea uscì in giardino. Vera se ne accorse e la seguì…

Continua…

Redazione

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