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Attualità

La guerra in Ucraina e il razzismo “buono” dell’occidente

Il rompiscatole

Di Francesco Salerno

Si torna a parlare di razzismo, ma quello di cui ci occuperemo oggi non è il razzismo becero e malvagio degli estremisti, bensì quello buono e umanamente accettabile dei democratici occidentali.
In questi giorni di cronaca di guerra siamo stati letteralmente sommersi da notizie, scoop, speciali, interviste, dichiarazioni. Il mondo si è scoperto improvvisamente pacifista, umano, amorevole e rispettoso della vita umana. Nulla di male, direte voi, peccato che questo ritrovato sentimento francescano si sia rivelato soltanto di facciata. Vediamo insieme alcuni esempi.
Partiamo, ovviamente, dall’Italia. Nello specifico dal Tg3. Durante un servizio sulla guerra in Ucraina, i giornalisti in studio (Lucia Annunziata e Antonio Di Bella) hanno lasciato i microfoni aperti mentre definivano il popolo ucraino un ammasso “di cameriere, badanti” e “amanti”. Nulla di più, nulla di meno. Un intero popolo ridotto a stereotipo culturale tra i sorrisetti di chi, da una vita, si dichiara democratico, rispettoso e umano.
Complimenti vivissimi ai due cronisti che ci hanno dimostrato il vero volto del giornalismo snobista, razzista e classista. Alla faccia degli ideali di amore tra i popoli…
All’estero la situazione non migliora di certo. Iniziamo dal famoso corrispondente di guerra per la CBS, Charlie D’Agata. Conosciuto per i suoi servizi in Afghanistan e Iraq, il giornalista statunitense, pochi giorni fa in diretta, parlava così: «L’Ucraina non è un posto, con tutto il rispetto, come l’Iraq o l’Afghanistan, che hanno visto conflitti infuriare per decadi. Questa è una città relativamente civilizzata, relativamente europea, dove non ti aspetti che avvenga questo.»
Avete capito? In pratica è come se stesse dicendo che, tutto sommato, la guerra in Afghanistan o Iraq è ovvia, un fatto naturale, mentre in Ucraina no. Quest’ultima, tra l’altro, sarebbe un paese relativamente civilizzato ed europeo. Relativamente… come se il popolo ucraino fosse una via di mezzo tra una società del 2022 e le tribù cannibali della Papua Nuova Guinea. Forse, per D’Agata, in Ucraina manca la presenza assidua dei democratici Stati Uniti d’America, per potersi dire completamente civilizzati. Lo stesso concetto viene ripreso anche da un’altra famosa giornalista anglofona, Lucy Watson, la quale afferma, sempre in diretta (e quasi in lacrime) che: «È incredibile quello che sta succedendo. Non stiamo parlando di un Paese del terzo mondo. Questa è l’Europa.»
E io che pensavo che la guerra fosse un male ovunque. Pensa che ingenuo!
Un Paese del terzo mondo, termini vergognosi da utilizzare per descrivere paesi e persone più povere di noi. Ancora una volta, l’idea di fondo, pare essere quella di due pesi e due misure.
Se si vuole condannare la guerra, denunciare le violenze, esprimere solidarietà verso il prossimo, lo si deve fare per ogni guerra, per ogni innocente morto, indipendentemente dalla collocazione geografica! Altrimenti è inutile ribadire che gli esseri umani sono tutti uguali.
D’altronde, noi abitanti del Primo Mondo, siamo abituati da tempo a essere un po’ più uguali degli altri…

Foto: vesuviolive.it


Edil Merici

Redazione

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