
Di Francesco Salerno
Avete sicuramente udito le parole di Vladimir Putin relative alla volontà russa di “denazificare l’Ucraina”. Un’affermazione forte e definitiva, bollata dai più come mera propaganda atta a giustificare (insieme alla questione della possibile annessione del Paese all’Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord) l’invasione dello Stato.
Una menzogna, quindi?
In realtà il presidente della Russia si riferisce a una realtà molto concreta: ci riferiamo al tristemente noto battaglione Azov, organizzazione paramilitare che raccoglie volontari neonazisti di ogni parte del mondo. Il gruppo, regolarmente inquadrato nell’esercito ucraino, ha svolto e svolge compiti di guerriglia, difesa del territorio e soppressione dei dissidenti (come avvenuto nel 2014 proprio in Donbass).
Per ben due volte il battaglione Azov venne accusato di crimini di guerra (comprendenti massacri di prigionieri e civili, occultamento di cadaveri in fosse comuni, torture…) prima da Amnesty International e poi dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Per entrambe le accuse il battaglione venne coperto dal governo ucraino così come avvenuto negli ultimo otto anni di guerra civile, tant’è che è rimasto operativo e lo è tutt’ora.
Un male necessario? Francamente no. L’utilizzo di reparti neonazisti nelle operazioni di difesa odierne e, ancora di più, in una guerra civile, non può trovare giustificazione alcuna se si vuole essere intellettualmente e moralmente onesti.
Questa condizione mi ha ricordato una frase risalente al 1939, quando Inghilterra e Francia stavano preparando un accordo con la Russia (mai raggiunto) per difendere la Polonia dall’imminente assalto nazista. In quell’occasione, la Polonia rifiutò di dare il permesso alle truppe russe di marciare sul proprio territorio anche se queste fossero giunte in suo aiuto. In quell’occasione, il comandante in capo dell’esercito polacco affermò: «Con i nazisti rischiamo di perdere la nostra libertà, con i russi perderemo la nostra anima.»
Parafrasando quell’evento e affermando che è proprio vero che a volte la storia si ripete, potremmo affermare che il governo ucraino, oggi, si sia trovato dinnanzi allo stesso dilemma, che si potrebbe riassumere nella frase «Con i russi rischiamo di perdere la nostra libertà, con i nazisti perderemo la nostra anima», con la differenza che in questo caso, differentemente da quanto avvenuto nel 1939, si è scelto proprio di perdere l’anima e per questo è stato accettato di buon grado l’intervento del battaglione Azov.
Tutto questo innanzitutto per denunciare e portare all’attenzione pubblica un gruppo di criminali e assassini che da otto anni operano indisturbati nell’indifferenza dell’Occidente, quindi per sottolineare come, per quanto ingiustificabili siano l’atto di guerra russo e le conseguenti sofferenze della popolazione civile ucraina, non è che il mondo si divida nettamente tra buoni e cattivi, luci e ombre o giusto e sbagliato. Soprattutto in guerra. Viviamo in una realtà molto più complessa e sfumata di quella che i media stanno narrando in questi giorni e perciò sarebbe saggio prendersi del tempo per riflettere, prima di entrare a piedi uniti in qualsiasi trincea ideologica.