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Costume e SocietàLetteratura

Attraverso il Fosso di Lòman

Le Cronache di Atlantidea XIV

Di Luisa Totino

Vera, con il cuore in gola, riuscì a arrivare al primo ramo dell’albero e, tenendosi molto stretta, a rimanerci sopra. Dall’alto, però, all’improvviso, cercò di farsi strada tra le fronde un Luspertolòs, guidato da Lòkrot, per cercare di afferrare Vera. Lei cominciò a gridare, mentre con la spada tenuta in una sola mano, cercava di tenere a distanza l’orrido nemico. Per un attimo lo sguardo di Lòkrot incrociò quello di Vera e lei riconobbe qualcosa nei suoi occhi cupi e deformi. Stava per essere sopraffatta, quando sopraggiunse, sibilando, una freccia che colpì il Luspertolòs e fece precipitare così Lòkrot che, nella caduta, afferrò il braccio di Vera per cercare di trascinarla via con sé. Andronòs, che aveva scagliato la freccia, vide la scena, salì sul primo Dasculòs e si precipitò verso Vera, trasse la spada e recise il braccio di Lòkrot, afferrò Vera e la trasse in salvo, portandola dietro una rupe. Lòkrot, con il braccio reciso e dolorante, scappò, scomparendo nel bosco.
«Stai qui e non ti muovere» disse Andronòs a Vera.
Lei, prendendo il suo braccio gli disse: «Grazie! Dobbiamo, però, fare qualcosa o saremo tutti uccisi. Guarda, anche le divinità sono in difficoltà. Come è possibile? Dovrebbero avere più poteri di quelle creature!»
E Andronòs: «Non lo so. So che siamo allo stremo, non resisteremo ancora per molto. Tu, però, devi continuare e raggiungere i Veggenti dell’Ovest, non importa se noi cadremo. Tu sei molto più importante di tutti noi!»
«Non dire stupidaggini, proseguiremo tutti insieme!» disse Vera che, sporgendosi dalla rupe intravide Mattia che stava combattendo con un Trangul. Il suo giovane amico si accorse con la coda dell’occhio di Vera, che li osservava dietro la rupe. Allora cercò di liberarsi dell’avversario spingendolo con tutte le forze e, prima che potesse reagire, lo colpì alla testa con l’elsa della spada. Liberatosi, si diresse verso Vera, raggiungendola dietro la rupe.
«Mattia, è il momento di mettere alla prova se sono o meno la prescelta» disse Vera e tirò fuori l’effigie della Regina Altea, poi continuò: «Ti ricordi, Mattia? È stato grazie a questa immagine che siamo riusciti ad aprire il portale per giungere qui ad Atlantidea. Vediamo se funziona anche contro le forze oscure.»
E Andronòs: «Solo il Kàndanium, fino a ora, ci ha dato potere contro i nemici o l’aiuto degli dei. Visto come stanno le cose, però, credo che non abbiamo niente da perdere a provarci. Io sto con voi!»
Mattia disse: «Allora, Vera, tu starai dietro di me, mentre cercherò di fare strada con la spada. Andronòs, a sua volta, starà alle tue spalle con arco e frecce. Pronti?»
Vera e Andronòs annuirono e cominciarono ad avanzare. All’improvviso un Trangul piombò davanti a Mattia, cercando di colpirlo col suo lungo bastone. Cominciarono a lottare, Vera, che stava dietro, cercava di nascondersi il più possibile, ma era molto difficile. I movimenti bruschi del Trangul rischiavano di colpirla, e intanto pensava a come utilizzare l’effigie, forse semplicemente mostrandola al nemico.
Andronòs, rivolgendosi a Vera disse: «Vera, non resisteremo molto, pensa in fretta a qualcosa!»
E Vera, preoccupata: «Ci sto pensando, non è semplice!»
Mattia, intanto, cominciò a cedere alla furia prepotente del Trangul e cadde con un ginocchio a terra, mentre con la spada faceva forza contro il bastone dell’avversario. Abbassandosi di colpo, però, lasciò scoperta Vera alla vista del Trangul e i due si trovarono faccia a faccia. Il Trangul puntò il bastone contro Vera. Era pronto a colpirla, ma Vera alzò l’effigie della Regina Altea verso l’orrendo aggressore.
Allora il Trangul, con voce profonda e spettrale disse: «Cosa cerchi di fare, ragazzina del Metaverso? Non puoi sconfiggermi! Ora verrai con me dal mio signore Gòrgos!»
«No, tu non mi porterai da nessuna parte! Questa è l’immagine della Regina Altea, datami da mia nonna, Lena Meticena!» disse Vera.
Poi chiuse gli occhi, pensò a sua nonna, ed esclamò ad alta voce: «Grande Regina Altea, il tuo sguardo diradi l’ombra e riporti la luce!»
All’improvviso, dagli occhi della Regina uscirono dei fasci di luce forti e penetranti che colpirono il Trangul bruciandolo all’istante. Un’energia si sviluppò tutt’intorno a Vera, le cui onde d’urto si estesero colpendo e incenerendo gli orribili avversari. Bruciati e vinti i nemici, l’effigie tornò normale e Vera si gettò a terra, sfinita e svuotata dalle sue energie. Le emozioni di quel giorno forgiarono il suo spirito e la sua mente, come mai prima di quel momento. Una nuova forza si faceva strada dentro di lei.


Edil Merici

Talòs, con la spada ancora in mano disse: «Cosa ha provocato tutto questo?»
Vera, rialzandosi, rispose, mostrando l’effigie nella sua mano: «È stata lei, la Regina Altea. Non so come, ma lo ha fatto. Ho solo mostrato la sua immagine e ho chiesto alla Regina di aiutarci!»
Talòs, allora, corse verso Vera, l’abbracciò, e disse: «È incredibile Vera, ci hai salvati tutti! Sei proprio la prescelta!»
Vera replicò: «Veramente è merito della Regina, però non avrei potuto far nulla senza l’aiuto di amici fidati come Mattia e Andronòs.»
E Talòs, guardando con indifferenza i due giovani, rispose: «Certamente, la vittoria è sempre un lavoro di squadra, dopotutto. Ora, però, pensiamo a seppellire i caduti e a rendere loro il giusto onore, e poi proseguiremo verso Ovest.»
Vera vide Andronòs afflitto e in disparte e gli si avvicinò: «Non sei contento delle tue gesta eroiche? Almeno, ora, ho materiale per scrivere!»
E Andronòs: «Già. Però non stavo pensando a questo, ma al fatto che per il generale Talòs non è mai abbastanza ciò che faccio. Mai un grazie, mai una gratificazione. Sono stanco del suo atteggiamento!»
«Forse è fatto così, non te la devi prendere. Dopo tutto è un soldato, è solo un tuo superiore, perché il suo atteggiamento ti ferisce sempre?» disse Vera, cercando di consolare Andronòs.
Intanto Talòs e Aldàrin, insieme alle divinità, cercavano di aiutare i feriti e i Dasculòs malandati.
Talòs disse ad Aldàrin: «Dobbiamo arrivare al più presto presso i Veggenti dell’Ovest. È di fondamentale importanza tradurre la pergamena. Credo che Gòrgos sia al corrente della pergamena, per questo ci ha attaccato, ma non capisco come abbia fatto a saperlo.»
E Aldàrin: «Pensi ci sia una spia tra noi, Talòs? Se è così la stanerò con le mie mani!»
«Calma, amico, se c’è una spia, prima o poi, si tradirà. Rimaniamo allerta e cauti, pronti a qualsiasi evenienza. Quando saremo al cospetto dei Veggenti provvederemo a iniziare i ragazzi alla Confraternita, non possiamo correre ulteriori rischi. Vera è troppo importante per tutti noi!» disse accorato Talòs.
Ma Aldàrin, prendendo il braccio dell’amico, gli disse: «Anche Andronòs lo è, non lo dimenticare. Prima o poi i due ragazzi capiranno chi sono e sarà un problema, perché tra loro sta nascendo qualcosa e tu lo sai. Cosa aspetti a dire la verità a Vera?»
E Talòs: «Durante il rito di iniziazione lo farò. Prometto!»
Quella sera ci furono canti e mestizia per i caduti dei Florian, che vennero racchiusi nelle corolle dei Fiori del Pianto sulle sponde del Lago Fermo. Il tempo del riposo, sulle grandi ninfee galleggianti, fu breve. Talòs decise di ripartire verso Ovest approfittando del favore dell’oscurità, per evitare incontri spiacevoli. Presero congedo dal Regno dei Florian e ripresero la loro missione volando sui fedeli Dasculòs. La notte era particolarmente buia e tetra, non si vedevano stelle e si respirava un’aria malsana, di malvagità e terrore. La presenza di Gòrgos si faceva sempre più soffocante.
Talòs sapeva che, per giungere dai Veggenti, bisognava passare per il Fosso di Lòman e disse agli altri: «Tra poco giungeremo al Fosso di Lòman. Si dice abitato dallo Stregone Feridal. Un tempo aiutò Atlantidea e la Regina Altea, divenendo il suo consigliere più fidato. Quando la Regina venne esiliata, di lui si persero le tracce, nessuno riuscì a trovarlo, tranne il suo amico fidato a cui rivelò il suo nascondiglio e che non lo tradì mai. Spero di ritrovare il buon vecchio amico di un tempo, altrimenti potremmo avere una brutta sorpresa.»
Aldàrin, allora rispose: «Pensi che Gòrgos sia giunto fin qui? Spero vivamente di ritrovare solo un vecchio amico!»
Quando Talòs fu certo di essere nei pressi del Fosso di Lòman fece cenno agli altri di atterrare, per proseguire a piedi verso una montagna, davanti a loro, con un’enorme fenditura al centro.
Talòs si voltò verso gli altri e disse: «Cammineremo uno dietro l’altro, io guiderò la fila.»
Entrarono nella fenditura, le pareti di roccia trasudavano uno strano liquame, in fondo allo stretto sentiero si vedevano fumi grigi che non tardarono ad avvolgere i viaggiatori.
Talòs disse a voce alta: «Prendete la mano di chi vi sta di fronte e continuate molto lentamente. Feridal! Feridal! Dove sei? Sono io, Talòs, il tuo vecchio amico!» gridò Talòs. Continuarono dentro il groviglio di fumi grigiastri.
A un certo punto si sentì una voce, smorzata dal dolore, che urlò con tutta la forza: «Talòs! Sono qui!»
Talòs si girò dagli altri e disse: «È Feridal! Vado a vedere, voi rimanete qui!»
E lasciando il suo Dasculòs e gli altri proseguì da solo…

Continua…

Redazione

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