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Costume e SocietàLetteratura

Il viaggio nell’aldilà di Seti I

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti IX


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Per gli Egizi, il processo di mummificazione rivestiva un’importanza fondamentale, perché se il corpo non fosse stato conservato perfettamente la sua anima non lo avrebbe riconosciuto e quindi non si sarebbe potuta ricongiungere a esso. Per il defunto sarebbe svanita, dunque, qualsiasi possibilità di Vita Eterna.
Il Faraone, una volta sepolto, doveva intraprendere un viaggio attraverso l’antica versione Egiziana dell’Inferno. Per riuscirci gli occorreva una guida dettagliata per attraversare un regno demoniaco e terrificante.
La sua guida era il Libro delle Porte, meglio conosciuto come il Libro dei Morti (successivamente rivisitato e tramandato come Bardo Thodol o Libro Tibetano dei Morti). Esso veniva quasi interamente dipinto sulle pareti della tomba.
Nel mondo dell’Oltretomba, Seti avrebbe incontrato un corteo di anime di morti; esse si sarebbero manifestate come Ra, il Dio del Sole, dalla testa di Ariete. Quando un Re moriva, diventava il Dio del Sole, perciò la sua battaglia nell’ Oltretomba era la battaglia del Dio stesso.
Per gli Egizi il Sole era il Dio Supremo: credevano che morisse letteralmente a ogni tramonto a Occidente e loro pregavano affinché risuscitasse a Oriente la mattina successiva. Il viaggio del Re nell’Oltretomba simboleggiava il passaggio che l’astro diurno compiva ogni notte. Gli antichi Egizi temevano che se il Re e il Sole non fossero riusciti a terminare il loro viaggio, il mondo sarebbe finito per sempre. Il viaggio del Faraone seguiva come percorso un’immagine ultraterrena del fiume Nilo. Tutte le notti dalla sua sepoltura doveva passare attraverso dodici porte, situate lungo il fiume sacro: una per ogni ora della notte. Ogni porta era custodita da serpenti, il cui compito era quello di cacciare chiunque non fosse stato abbastanza puro o non fosse dotato della giusta Conoscenza della Magia per poter passare a un livello successivo. Il Faraone non poteva superare la porta se non ne avesse avuto contezza e non avesse pronunciato il nome segreto dei serpenti che sorvegliavano le porte. Qualora il Re non fosse riuscito a pronunciare la parola giusta, questa sarebbe stata la dimostrazione ch’egli non aveva le capacità e il merito sufficienti a oltrepassare la soglia. Nella tomba veniva riportato il suo nome con tantissima attenzione. Il Faraone estrapolava le parole che doveva pronunciare dalle incisioni sulle pareti della sua tomba. Pertanto, la riuscita o meno del suo viaggio sarebbe dipesa solo ed esclusivamente da questo. Quando pronunciava il nome, i serpenti si ritraevano permettendogli il passaggio.
Prima ancora che facesse giorno, il Faraone doveva superare altre undici porte, affrontando demoni intenzionati a distruggerlo. La sua dipartita avrebbe significato l’annientamento del Sole stesso. Per gli antichi Egizi, il Sole era alla base della vita. Senza il suo sorgere sarebbe calata la Notte Eterna che avrebbe ucciso ogni cosa.
Nel corso di migliaia di anni, gli Egizi svilupparono dei metodi molto elaborati per rendere il viaggio ultraterreno prevedibile e quindi garantire la vita Eterna. La ricerca dell’immortalità era il fondamento dello sviluppo della civiltà Egizia. Gli antichi Egizi intendevano il viaggio ultraterreno come qualcosa di estremamente serio e reale, che per loro rappresentava la cosa più importante per l’intera esistenza.
Seti I aveva superato la prima e la seconda porta ma, quando si avvicinò alla terza ora del suo viaggio, dovette affrontare le fiamme della tentazione. Seti, ora, avrebbe dovuto dimostrare la sua Purezza. Il lago era immenso e ricoperto di fiamme, che lo avrebbero divorato se scoperto dannato. Quella era una prova che dovevano affrontare tutte le anime degli uomini comuni. Dato che il Faraone era un tutt’uno con il Dio del Sole, in quell’ora rivestiva un ruolo particolare e, facendo parte degli esseri benedetti, poteva attraversare il lago senza cimentarsi in alcuna prova. Tra l’altro poteva anche decidere, fino a un certo punto, chi fosse benedetto e chi dannato.
Il viaggio di Seti – da lì in poi – iniziava ad avere difficoltà crescenti. Il Faraone avrebbe dovuto affrontare la sua nemesi, Apophis, un potente demone serpente che per tutti gli antichi Egizi rappresentava l’incarnazione del Male.
Durante il viaggio di Seti, il serpente minacciava di gettare il mondo nel Caos. Prima di morire, il Faraone si era battuto contro il Caos del mondo terreno, aiutando a realizzare l’epoca d’oro nella Storia d’Egitto. Dal momento che, nella morte si sarebbe unito al Dio Sole, risorgere diveniva ormai indispensabile. Per questo motivo gli Egizi avevano elaborato delle complesse istruzioni al fine di sincerarsi che ciò accadesse. Nella tomba di Seti, gli antichi Egizi progettarono con la massima attenzione passaggi e vie come se si stessero attenendo a una dettagliata mappa.
Tuttavia, gli elementi più importanti erano i quattro libri scritti all’interno del mausoleo. Questi rappresentavano, per il Re, una guida che lo avrebbe aiutato a giungere incolume nel Mondo dell’Aldilà.

In foto la rappresentazione di Apophis


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